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Visualizzazione dei post con l'etichetta Matteo Caramaschi

La Gazzetta del Nautico: un primo bilancio

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La redazione durante il lockdown Sono giΓ  passati quasi tre anni da quando la prof Martino decise di creare da zero un giornalino della scuola, che di lΓ¬ a poco sarebbe diventato ufficialmente La Gazzetta del Nautico, di fatto accollandosi parecchio lavoro extra per il solo piacere di farlo, di creare un qualcosa che nella nostra scuola mancava.  Noi eravamo una quindicina scarsa reclutati da quattro o cinque classi diverse e non avevamo ben chiaro cosa ne sarebbe venuto fuori. È passato abbastanza tempo da quel giorno di novembre per poter dire che il progetto, tutto sommato, Γ¨ andato a buon fine. Non abbiamo raggiunto chissΓ  quali risultati, in realtΓ  una parte della scuola neanche sa che esistiamo, ma ha comunque funzionato, anche solo per noi che l'abbiamo fatto. Nei primi due anni sono successe parecchie cose: dal premio ricevuto a Cesena agli articoli che sporadicamente e casualmente facevano il botto di visualizzazioni, uscendo dalla nostra piccola bolla, al migliora

Mettersi alla prova confrontandosi con Montale. A cosa serve il tempo?

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Una volta, Montale scrisse che nella vita non ci si dovrebbe preoccupare dei grandi problemi del proprio periodo storico, ma di un problema che da sempre tocca da vicino ogni persona: gestire il tempo che abbiamo a disposizione. Le grandi problematiche storiche, dai contrasti geopolitici alle guerre, sono temporanee, magari si portano dietro esiti disastrosi, ma anch'essi, tutto sommato, temporanei. Invece, con l'avanzare della tecnologia e la conseguente riduzione delle mansioni umane, l'uomo si troverΓ  sempre di piΓΉ di fronte a tempi morti che non saprΓ  come gestire fino a quando, secondo Montale, non inizierΓ  a inventarsi lavori inutili per tentare di colmarli. “Qualsiasi cosa facciano deve occupar la testa Poi si svegliano dopo anni e fanno il conto di chi resta [...]E allora poi dicono: 'Ti amo, ci sposiamo?' Non sapere stare soli, non sai che brutta bestia” (Dala - Una storia complicata ) Sta di fatto che il tempo Γ¨ vuoto per definiz

Scelte di vita e carriera, di cosa abbiamo veramente bisogno?

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Parafrasando Stefano Benni in "Saltatempo", uno dei suoi migliori lavori, crescendo capisci che vuoi assomigliare a certe persone ed evitare di diventare come altre ed è proprio nel momento in cui lo capisci che inizi ad avviarti veramente all'età adulta. Nel mio caso la scintilla è stata un film, "Into the Wild", dopodiché ho continuato a maturare grazie a tutta una serie di input di vario tipo: libri (come appunto "Saltatempo"), altri film, articoli e soprattutto musica e, piano piano, ho capito sempre più chiaramente cosa volevo e cosa invece non mi interessava raggiungere nella vita. E proprio per il ruolo centrale che hanno avuto alcuni testi in questo processo, ho deciso di citarne qualcuno nel corso di quest'articolo. Fino ai 15/16 anni ero fermamente convinto di voler fare l'università, principalmente perché "è così che bisogna fare", poi ho iniziato a farmi un'idea realistica di quale sarebbe potuto essere il

Quella volta che ho camminato da Bologna a Firenze

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San Luca è un santuario a Bologna. Sta su uno dei colli immediatamente dietro la città ed è più o meno da lì che, nel caldo di un tardo pomeriggio di luglio, parte il nostro viaggio. La salita ci distrugge abbastanza da costringerci a fermarci in cima, ignari del fatto che si tratti di una delle più facili. In realtà siamo ancora ignari di tutto: finire gli zaini all'ultimo momento, la sveglia presto, tre treni, girare Bologna per mezza giornata, è stato tutto talmente veloce che non abbiamo ancora realizzato in che cosa ci stiamo imbarcando. Dalla collina, stiamo scendendo verso la Valle del Reno, il santuario è poco dietro alle nostre spalle. Saranno quasi le 6:30 e la luce del sole sta iniziando a diventare giallastra: siamo partiti decisamente troppo tardi e tra non molto dovremo iniziare a cercare un posto per la notte, vista l'esperienza quasi inesistente di entrambi in quanto a pernottamenti in tenda. Ed è facendo questa considerazione che ci rendiamo con

Riepilogo di un viaggio in solitaria

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Un viaggio per essere indimenticabile deve avere tre componenti fondamentali. Deve stupirti quando, alla sera, ripensi a quanta strada hai fatto e quante cose ti sono successe in un solo giorno. Deve portarti chiederti almeno una volta "dove sono finito?". Deve sorprenderti con incontri inaspettati lungo la strada. Se c'Γ¨ tutto questo, quel viaggio lascerΓ  il segno, indipendentemente dalla durata e dai posti visitati. Il mio viaggio nel Nord della Sardegna Γ¨ riuscito nell'intento, mi ha lasciato un'infinitΓ  di bei momenti e di lezioni che faticherΓ² a dimenticare. Ho avuto la possibilitΓ  di vedere la Sardegna "vera", quella meno turistica.  Sia perchΓ©, a causa del periodo, anche i posti piΓΉ conosciuti come Sassari, Alghero, Stintino e Castelsardo, erano meno affollati,  sia perchΓ© avendo poco tempo ho dovuto prendere delle scorciatoie che mi hanno portato fuori dai circuiti piΓΉ turistici. Il bello di spostarsi in autostop Γ¨ proprio questo: essere cost

Intervista al Capitano Patanè, un veterano del mare

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Il libretto di navigazione del Comandante PatanΓ¨,  la pagina del viaggio in Libia Roberto PatanΓ¨, classe '43, Γ¨ un vero uomo di mare: Γ¨ arrivato al grado di Capitano Superiore di Lungo Corso, ha 28 anni effettivi di navigazione alle spalle e due medaglie. L'ho incontrato tramite l'Associazione ex-allievi e insegnanti del Nautico per fargli qualche domanda sul mondo marittimo dei suoi tempi e sulle sue esperienze in mare. Mi racconta che, dopo essersi diplomato al nautico nel 1962 come allievo di coperta e aver giΓ  fatto qualche imbarco estivo, Γ¨ entrato all'Accademia Militare di Livorno per poi lasciare la Marina quattro anni dopo e iniziare una lunga carriera su navi da carico di vario genere, che gli ha fruttato una medaglia d'oro per la lunga navigazione. "L'esperienza piΓΉ scioccante - ci dice - Γ¨ stata sicuramente quella in Libia". Nel 1976, quando era giΓ  comandante, venne arrestato dai militari libici, sottoposto a 7 ore ininterrotte di i

Ogni viaggio lo vivi tre volte

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C'Γ¨ un proverbio che dice che ogni viaggio lo vivi tre volte: quando lo sogni, quando lo vivi e quando lo ricordi. PuΓ² sembrare una frase fatta, uno di quegli aforismi vaghi che non dicono molto, e invece non c'Γ¨ niente di piΓΉ vero. CiΓ²  che lo rende tale Γ¨ il sogno, la preparazione. È normale rivivere una bella esperienza attraverso i ricordi. Al contrario sono poche le esperienze che  in fase di progettazione  ti permettono di provare emozioni tanto intense, quanto simili a quelle che proverai effettivamente. Una di queste Γ¨ il viaggio. Un giorno, mentre sei immerso nella solita routine, magari di mattina, in autobus, pensi: "Potrei andare lΓ¬". Magari non ti fermi molto a pensarci per poi dimenticartene anche, ma prima o poi torni a quel pensiero. Una, due, tre volte e alla fine diventa un chiodo fisso. Qui inizia il viaggio. Inizi a pensare a ogni aspetto in ogni suo dettaglio. Inizi a pensare al momento in cui dovrai salutare tutti, alla partenza, al moment

Murubutu, un prof rapper fuori dal coro

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Un annetto fa ascoltavo praticamente solo rock e metal. Non mi interessava altro. Men che meno il rap: lo trovavo monotono e ripetitivo. Intorno a marzo, perΓ², ho dovuto ricredermi almeno parzialmente quando ho scoperto Murubutu: una delle tante perle italiane che, in quanto tali, restano nella penombra. Murubutu Γ¨ un rapper che di lavoro fa il  professore di storia e filosofia, ed Γ¨ difficile che una persona del genere scriva testi banali o basati sulle tre o quattro tematiche trite e ritrite tipiche del rap. La sua musica Γ¨ infatti caratterizzata da influenze letterarie anche piuttosto colte e argomenti di un certo spessore, che perΓ² non risultano mai troppo pesanti grazie alla delicatezza e alla poesia con cui vengono trattati. Ogni album di Murubutu contiene diversi capolavori, ma a mio avviso l'ultimo ha sfiorato la perfezione da tutti i punti di vista: metriche, flow, basi e soprattutto profonditΓ   dei testi . "L'uomo che viaggiava nel vento e altri racco

Lavorare per Glovo, una testimonianza

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Per trovare un lavoro basta avere 16 anni e una bicicletta, o almeno a me Γ¨ bastato per diventare un rider di Glovo. In pratica sono un fattorino che fa consegne per piΓΉ locali nello stesso turno. Essere assunti non Γ¨ difficile. Se al primo colloquio si soddisfano i requisiti, piuttosto basilari, si viene convocati a un secondo incontro in cui si firma il contratto e viene data, su cauzione, tutta l'attrezzatura necessaria: un contenitore termico da mettere in spalla, una tuta cerata per la pioggia, un porta telefono da attaccare alla bici e un power bank. DopodichΓ© si Γ¨ pronti per iniziare. Per un numero variabile di ore alla settimana, teoricamente scelte con la massima flessibilitΓ , prendo la bicicletta e, una volta raggiunta la zona in cui Γ¨ attivo il servizio di Glovo, tramite un'applicazione mi arrivano gli ordini: io non devo fare altro che andare al locale o negozio indicato, prendere quello che mi viene richiesto e portarlo al cliente. Per ogni consegna guadagno dai

Visita alla portaerei Cavour

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A inizio Novembre ha attraccato a Genova la nave ammiraglia della Marina Militare italiana: la portaerei/incrociatore Cavour. Ovviamente molte classi del triennio sono andate a visitarla. La visita Γ¨ stata molto essenziale anche a causa della mole di persone interessate, ma nonostante questo non Γ¨ mancato qualche momento di interesse. Dopo essere saliti a bordo dal portellone dell'hangar, la visita Γ¨ proseguita, attraverso varie rampe di scale ripidissime e corridoi molto stretti, fino ad arrivare in plancia. Poi altre scale e corridoi per arrivare nella sala di controllo macchine  e, un ponte piΓΉ in alto, all'ospedale; infine di nuovo nell'hangar dove, in occasione del Salone dell'Orientamento, erano stati allestiti gli stand dei vari rami della Marina: dai sommergibilisti al Battaglione San Marco all'Istituto Idrografico. La visita poteva essere piΓΉ specifica e far vedere, almeno i macchinisti ci speravano, la sala macchine, ma a quanto ci Γ¨ stato detto er

Il Nautico vince tre categorie dell'Hemigway Days

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Venerdì 18 maggio nella palestra della sede Calata Darsena si è tenuta la nomina dei vincitori del concorso letterario della prima edizione dell'Hemingway Days, con la partecipazione di tre dei cinque finalisti del Premio Campiello Giovani. Si tratta di una nuova iniziativa culturale svoltasi a Genova e a Nervi tra il 18 e il 20 maggio e incentrata sul famoso scrittore, che amava la nostra città e vi ha soggiornato più volte. Agli interventi introduttivi di Barbara Garassino , scrittrice e co-organizzatrice del festival, e della preside Angela Pastorino, è seguita la presentazione della classifica, in cui il Nautico, in competizione con altre quattro scuole genovesi, ha ottenuto il primo posto in ben tre categorie e si è aggiudicato molti secondi e terzi posti in molte altre. Per "sceneggiatura teatrale" e "sceneggiatura cinematografica" sono stati scelti i lavori di due ragazzi di 3A3, rispettivamente Gianluca Beccarelli e Massimo Macchiarella , mentre a vi

Da San Rocco a Portofino, due camminatori tra fango e lusso

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Ci incontriamo alle 8:35 a Brignole: il treno partiva alle 8:25. Ce ne facciamo una ragione e prendiamo quello dopo. Sturla, Quinto, Nervi e in un attimo siamo a Bogliasco. Scendiamo dal treno e ci mettiamo sulla strada, chiedendo un passaggio. Ci rimaniamo per un bel po’, probabilmente perchΓ© la zona Γ¨ troppo abitata o troppo benestante. Ne approfittiamo per comprare da mangiare e a Pieve, finalmente, veniamo caricati da un simpatico signore sulla quarantina che ci porta fino alla rotonda di Recco. Seguono 2 km a piedi sull’Aurelia, dopodichΓ© becchiamo un passaggio da una signora di 60 anni che ci dice di essere un’ex autostoppista e camminatrice. Fa una piccola deviazione per portarci fino al parcheggio di San Rocco da dove in 10 minuti si raggiungono il paesino e l’inizio della camminata. Superiamo la folla di persone in coda per il biglietto del posteggio contenti di aver scelto un metodo migliore per arrivare lΓ¬ e ci avviamo verso la nostra nuova avventura ignari di quanto sare

9 aprile 1970: la tragedia della London Valour

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Genova, 9 Aprile 1970. La London Valour, porta rinfuse inglese classe '56, Γ¨ all'ancora poco lontano dall'imboccatura del porto. Ha bisogno di alcuni interventi di manutenzione da fare una volta in porto. Per velocizzare i lavori l'equipaggio ha gia iniziato a occuparsi di un problema al sistema di propulsione. A parte questo, la vita a bordo scorre tranquilla e nessuno si aspetta che stia per consumarsi una terribile tragedia, tanto grave che Fabrizio De AndrΓ¨, 8 anni dopo, la racconterΓ  nella canzone "Parlando del Naufragio della London Valour". La canzone inizia proprio descrivendo la situazione di calma prima della tempesta ( I marinai foglie di coca  digeriscono in coperta,  il capitano ha un amore al collo  venuto apposta dall'Inghilterra ). Intorno alle 13:00 il vento di Libeccio inizia a diventare piΓΉ forte e in poco tempo il mare arriva a forza 7. La Capitaneria contatta via radio le navi in rada dicendo che le condizioni potrebbero peggiorare.