Quella volta che ho camminato da Bologna a Firenze

San Luca รจ un santuario a Bologna. Sta su uno dei colli immediatamente dietro la cittร  ed รจ piรน o meno da lรฌ che, nel caldo di un tardo pomeriggio di luglio, parte il nostro viaggio.
La salita ci distrugge abbastanza da costringerci a fermarci in cima, ignari del fatto che si tratti di una delle piรน facili. In realtร  siamo ancora ignari di tutto: finire gli zaini all'ultimo momento, la sveglia presto, tre treni, girare Bologna per mezza giornata, รจ stato tutto talmente veloce che non abbiamo ancora realizzato in che cosa ci stiamo imbarcando.
Dalla collina, stiamo scendendo verso la Valle del Reno, il santuario รจ poco dietro alle nostre spalle. Saranno quasi le 6:30 e la luce del sole sta iniziando a diventare giallastra: siamo partiti decisamente troppo tardi e tra non molto dovremo iniziare a cercare un posto per la notte, vista l'esperienza quasi inesistente di entrambi in quanto a pernottamenti in tenda. Ed รจ facendo questa considerazione che ci rendiamo conto che รจ solo il primo giorno di sette (che diventeranno nove) che ci aspettano, che abbiamo davanti 140 km di appennino, di boschi e sentieri, di vagabondaggio, libertร  e indipendenza e che in fondo ci aspetta Firenze e giร  ce la immaginiamo vista dall'alto, una distesa di tetti rossi con il cupolone che svetta. Ci facciamo prendere da quella sensazione di entusiasmo misto ad euforia tipica dell'inizio di un viaggio. Ci sentiamo liberi e sentiamo di avere davanti un mondo di possibilitร  e continuiamo a camminare verso una di quelle avventure che difficilmente si dimenticano.

Un viaggio del genere รจ in grado di regalare emozioni ed esperienze veramente intense, indelebili, che solo la lentezza permette di vivere appieno.
Al mattino, quando ti svegli sai che quel giorno devi semplicemente andare avanti. Non hai altro da fare se non camminare. Sai che hai un obiettivo ma anche che nessuno ti corre dietro e puoi modificare i tuoi piani in ogni momento. E non c'รจ niente di piรน bello e rilassante.
Cosรฌ non ti resta che fare colazione con quello che ti รจ rimasto dal giorno prima, smontare la tenda e riprendere la strada per Firenze, con lo zaino in spalla, passo dopo passo, attraverso un infinito susseguirsi di paesaggi stupendi. Dai colli bolognesi coperti di boschi e spighe alla zona di Monzuno che domina su tutta la vallata del Reno, al Passo della Futa che sovrasta il Mugello, nel quale si passerร  il giorno seguente in mezzo ai suoi campi in lieve pendenza e ai suoi borghi medievali, fino alle colline toscane cosparse di vecchi casolari e fitti boschi che si alternano agli ulivi e dalle quali, quando manca ancora piรน di mezza giornata di cammino, all'improvviso si scorge per la prima volta Firenze: semplicemente impagabili.
Ognuno di questi luoghi lo abbiamo raggiunto e attraversato con la massima lentezza e tranquillitร  e spesso anche con un bel po' di fatica. Forse รจ anche per questo che sono risultati cosรฌ affascinanti e sono stati in grado di lasciare una traccia cosรฌ profonda e indelebile: difficilmente mi dimenticherรฒ di quell'alba che ci ha svegliati in tenda mentre illuminava di rosso-rosa tutta la vallata, di quel mezzo pomeriggio passato a leggere all'ombra del porticato della cappelletta di Trebbio con il sole bollente tutto intorno che scaldava il prato e le colline, di tutti quei pasti, di solito a base di risotti giร  pronti, arrangiati in un prato solo con un telo e un pentolino in due e con il fornelletto pericolosamente in bilico o del cimitero militare tedesco della Futa, sicuramente il luogo piรน toccante, dove piรน che la testimonianza di un'invasione straniera abbiamo trovato quella di una una strage di ragazzi della nostra etร .

Un viaggio tutto paesaggi e bei momenti, perรฒ, non รจ un vero viaggio. Un vero viaggio รจ fatto anche di inconvenienti e imprevisti. E noi ne abbiamo avuti parecchi, principalmente dovuti all'inesperienza. In ordine sparso: essere svegliati da cinghiali e altri animali non meglio specificati intorno alla tenda, perdere e bagnare piรน volte la cartina fino a smarrirla definitivamente, finire il gas del fornelletto a metร  cottura, beccare un paio di diluvi universali con tanto di tempesta di fulmini, in seguito a uno dei quali mi si รจ bagnato e rotto il telefono, sbagliare qualche bivio, allungare di svariati chilometri per poi riprendere il sentiero con l'autostop e la risalita di un versante coperto di rovi e ortiche, finire il cibo, calcolare male le distanze e restare senz'acqua con davanti una decina abbondante di chilometri di solo bosco, trovarsi a camallare venti e passa chili di zaini per la stanchezza della compagna di viaggio, rischiare disidratazione e un calo zuccheri e tentare di sopperire con del Polase a secco rischiando il soffocamento.
Certo, un paio di cose avrei preferito evitarmele ma alla fine fa tutto parte dell'avventura. Ti guardi indietro e ripensi a quella volta in cui ti sei quasi strozzato con un integratore in polvere e ridi. รˆ un qualcosa che rimarrร  sempre associato a quel viaggio rendendolo particolare.
"Ognuno fa il suo cammino". Una di quelle cose che si sentono spesso tra i camminatori, e non c'รจ niente di piรน vero. Il percorso รจ uguale per tutti ma le probabilitร  di fare la stessa esperienza di qualcun altro sono praticamente nulle. Un cammino รจ fatto in buona parte di coincidenze e imprevisti, di eventi casuali con effetti improbabili e di incontri, spesso anch'essi casuali ed improbabili.
Si potrebbe scrivere un'articolo solo su tutte le persone che abbiamo incontrato in appena dieci giorni, dai camminatori, delle etร  piรน disparate, con cui abbiamo scambiato anche solo poche parole a Claudia ed Elisa, le proprietarie dei due B&B dove ci siamo fermati, con cui ci siamo persi in discorsi finendo per vedere quelle zone un po' anche dal punto di vista di chi le vive giorno per giorno. Per non parlare delle suore laiche che ci hanno accolto nella loro comunitร  salvandoci da uno dei diluvi prima citati e facendoci incontrare Angela ed Eleonora, due ragazze trentine anche loro al riparo dalla pioggia, con cui abbiamo finito per condividere il cammino per il resto della giornata e un appartamento per la notte: se fossimo partiti mezz'oretta prima non le avremmo mai incontrate e se il giorno dopo non ci fossimo separati per caso noi probabilmente non ci saremmo mai fermati a Sant'Agata, uno dei paesini piรน belli in cui ci siamo imbattuti nonostante fosse un po' fuori dal tracciato. In pratica, se ci fossimo semplicemente svegliati in orario, i due giorni seguenti se non il resto del viaggio sarebbero stati stravolti, ma "il cammino ha voluto cosรฌ".
L'incontro piรน emblematico rimane perรฒ quello appena fuori dal centro di Firenze con una ragazza sudamericana sulla trentina che, mentre tornava a casa col figlio, ci ha visti riposarci sul marciapiede davanti al suo portone ed รจ tornata con una bottiglia di acqua gelata: era almeno una settimana che non ne vedevamo una. 

Al contrario della mia amica, io Firenze l'avevo giร  vista e mi era anche piaciuta abbastanza ma per entrambi raggiungerla รจ stato un po' deludente. Non che ci aspettassimo di meglio, il giorno dopo l'abbiamo anche girata in lungo e in largo, ma l'effetto che ci faceva era sempre lo stesso: bellissima ma troppa gente, troppa confusione, troppa ordinarietร .
Piรน scendevamo dalla collina di Fiesole verso il centro piรน ci appariva chiaro di essere alla fine, che non ci sarebbero stati altri boschi da attraversare e panorami da vedere e che quindi il meglio ormai era passato, probabilmente รจ per questo che non ci ha colpiti piรน di tanto.
Ovviamente non รจ mancata la soddisfazione nell'arrivare in Piazza della Signoria sapendo di avercela fatta con le proprie gambe. Eravamo quasi a corto di soldi, nel centro di una grande cittร  con le scarpe infangate, i bastoni di legno e gli zaini piรน grossi di noi, sudati e a tre giorni dall'ultima doccia e la gente ci guardava stranita e incuriosita perรฒ ce l'avevamo fatta e in quel momento contava solo quello. 

Matteo Caramaschi







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