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Visualizzazione dei post con l'etichetta viaggiatori del III millennio

Quella volta che ho camminato da Bologna a Firenze

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San Luca è un santuario a Bologna. Sta su uno dei colli immediatamente dietro la città ed è più o meno da lì che, nel caldo di un tardo pomeriggio di luglio, parte il nostro viaggio. La salita ci distrugge abbastanza da costringerci a fermarci in cima, ignari del fatto che si tratti di una delle più facili. In realtà siamo ancora ignari di tutto: finire gli zaini all'ultimo momento, la sveglia presto, tre treni, girare Bologna per mezza giornata, è stato tutto talmente veloce che non abbiamo ancora realizzato in che cosa ci stiamo imbarcando. Dalla collina, stiamo scendendo verso la Valle del Reno, il santuario è poco dietro alle nostre spalle. Saranno quasi le 6:30 e la luce del sole sta iniziando a diventare giallastra: siamo partiti decisamente troppo tardi e tra non molto dovremo iniziare a cercare un posto per la notte, vista l'esperienza quasi inesistente di entrambi in quanto a pernottamenti in tenda. Ed è facendo questa considerazione che ci rendiamo con

Riepilogo di un viaggio in solitaria

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Un viaggio per essere indimenticabile deve avere tre componenti fondamentali. Deve stupirti quando, alla sera, ripensi a quanta strada hai fatto e quante cose ti sono successe in un solo giorno. Deve portarti chiederti almeno una volta "dove sono finito?". Deve sorprenderti con incontri inaspettati lungo la strada. Se c'è tutto questo, quel viaggio lascerà il segno, indipendentemente dalla durata e dai posti visitati. Il mio viaggio nel Nord della Sardegna è riuscito nell'intento, mi ha lasciato un'infinità di bei momenti e di lezioni che faticherò a dimenticare. Ho avuto la possibilità di vedere la Sardegna "vera", quella meno turistica.  Sia perché, a causa del periodo, anche i posti più conosciuti come Sassari, Alghero, Stintino e Castelsardo, erano meno affollati,  sia perché avendo poco tempo ho dovuto prendere delle scorciatoie che mi hanno portato fuori dai circuiti più turistici. Il bello di spostarsi in autostop è proprio questo: essere cost

Visitare Venezia in un giorno

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Ho avuto recentemente l'occasione di visitare Venezia con la mia famiglia, ma nonostante fosse per un solo giorno mi ritengo soddisfatta di quello che ho visto. Siamo partiti da casa per arrivare a Venezia prima delle 11, una volta in città abbiamo fatto l'abbonamento per il vaporetto e per il resto del viaggio ci siamo spostati con quello o a piedi. Spostarsi a piedi è uno dei pochi modi per visitare la città non essendoci strade percorribili in auto ma è il modo che più consiglio per riuscire a vedere tutte le case tipiche con le entrate sui canali e tutti i ponti, uno diverso dall'altro. Il ponte di Rialto, per esempio, il ponte più famoso di Venezia che offre la possibilità di attraversare il Canal Grande da una sponda all'altra, o il ponte dei Sospiri, situato a poca distanza da piazza San Marco, che scavalca il rio di Palazzo collegando, con un doppio passaggio, il Palazzo Ducale alle Prigioni Nuove. Serviva infatti da passaggio per i reclusi dalle suddette

Ogni viaggio lo vivi tre volte

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C'è un proverbio che dice che ogni viaggio lo vivi tre volte: quando lo sogni, quando lo vivi e quando lo ricordi. Può sembrare una frase fatta, uno di quegli aforismi vaghi che non dicono molto, e invece non c'è niente di più vero. Ciò  che lo rende tale è il sogno, la preparazione. È normale rivivere una bella esperienza attraverso i ricordi. Al contrario sono poche le esperienze che  in fase di progettazione  ti permettono di provare emozioni tanto intense, quanto simili a quelle che proverai effettivamente. Una di queste è il viaggio. Un giorno, mentre sei immerso nella solita routine, magari di mattina, in autobus, pensi: "Potrei andare lì". Magari non ti fermi molto a pensarci per poi dimenticartene anche, ma prima o poi torni a quel pensiero. Una, due, tre volte e alla fine diventa un chiodo fisso. Qui inizia il viaggio. Inizi a pensare a ogni aspetto in ogni suo dettaglio. Inizi a pensare al momento in cui dovrai salutare tutti, alla partenza, al moment

Da San Rocco a Portofino, due camminatori tra fango e lusso

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Ci incontriamo alle 8:35 a Brignole: il treno partiva alle 8:25. Ce ne facciamo una ragione e prendiamo quello dopo. Sturla, Quinto, Nervi e in un attimo siamo a Bogliasco. Scendiamo dal treno e ci mettiamo sulla strada, chiedendo un passaggio. Ci rimaniamo per un bel po’, probabilmente perché la zona è troppo abitata o troppo benestante. Ne approfittiamo per comprare da mangiare e a Pieve, finalmente, veniamo caricati da un simpatico signore sulla quarantina che ci porta fino alla rotonda di Recco. Seguono 2 km a piedi sull’Aurelia, dopodiché becchiamo un passaggio da una signora di 60 anni che ci dice di essere un’ex autostoppista e camminatrice. Fa una piccola deviazione per portarci fino al parcheggio di San Rocco da dove in 10 minuti si raggiungono il paesino e l’inizio della camminata. Superiamo la folla di persone in coda per il biglietto del posteggio contenti di aver scelto un metodo migliore per arrivare lì e ci avviamo verso la nostra nuova avventura ignari di quanto sare

Viaggiare: elogio della lentezza

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Se si parla di fare un viaggio, la maggior parte delle persone pensa a una settimana, o al massimo due, in un albergo pluristellato, in un villaggio turistico o magari in crociera e, quindi, a costi stratosferici. Viaggiare è tutt'altra cosa. Quando si viaggia non ci si limita a visitare delle attrazioni turistiche: in tal caso si tratta per lo più di finanziare a una delle peggiori industrie mai create, quella del turismo. Il vero scopo di un viaggio non è vedere un luogo, ma entrare in contatto con le persone di quel luogo e immergersi nella loro cultura per scoprire qualcosa di nuovo sul mondo e possibilmente su se stessi, in modo da tornare a casa cambiati e in qualche modo migliori. Per fare ciò non è necessario andare molto lontano e non servono neanche molti soldi, ma serve del tempo, o meglio serve essere capaci di gestirlo. Dandosi il giusto tempo ogni posto, anche se all'apparenza anonimo e poco interessante, specie se poco turistico, può trasformarsi, tramite qua

Carnevale a Ivrea

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Un nostro compagno di classe è di Ivrea, vicino a Torino, e ci racconta che lì il carnevale è molto sentito e che si festeggia per quattro giorni nello stesso modo in cui si festeggiava nel medioevo, con tanto di corteo storico e battaglia delle arance. Decidiamo di prendere parte a questa curiosa e particolare tradizione. La mattina del 10 febbraio prendiamo al volo il treno che da Genova ci porta, in un paio d'ore, a Torino Porta Nuova. Giriamo poco più di due ore nel capoluogo piemontese, andando quasi completamente a caso ma riuscendo comunque a farci un'idea della città, dopodichè torniamo in stazione e prendiamo un altro treno. Diciotto minuti dopo siamo a Chivasso, uno di quei paesoni un po' anonimi tipici della Pianura Padana, ci prendiamo un caffè in un altrettanto tipico bar di provincia e poi, dato che il treno andava a Milano e non avevamo voglia di aspettare un'ora in stazione, continuiamo il viaggio sulla strada. Chiediamo indicazioni a un signore che

Viaggiare gratis (o quasi) grazie alla rete

Un tempo, se il viaggiatore aveva bisogno di un passaggio faceva l’autostop, se aveva bisogno di un posto dove dormire, a seconda del budget, andava in ostello o attaccava bottone con qualcuno del posto sperando di essergli simpatico, se aveva bisogno di soldi cercava un lavoretto. Oggi c’è internet e , nonostante il viaggiare "analogicamente" abbia ancora un certo fascino,  non avrebbe senso non sfruttarlo: esistono un’infinità di siti e applicazioni il cui scopo è semplificare la vita ai viaggiatori. Sono quasi tutti basati sulla sharing economy , ovvero la condivisione, libera o a pagamento, tramite il web, di una proprietà. VIAGGIARE SOCIAL Per quanto riguarda gli spostmenti, esistono due tipi di piattaforma: per i viaggi più lunghi ci sono quelle di car pooling che mettono in contatto più persone con la stessa destinazione, una con un'auto e le altre che aiutano a coprire le spese (benzina e autostrada), ma senza pagare il conducente, questo servizio è paragon

Il paese (quasi) abbandonato

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 È   il 28 dicembre. Mi sto annoiando. Decido di cercare su internet informazioni su un'escursione che voglio fare da un po' di tempo. Rimango deluso dei risultati. Inizio ad aprire pagine a caso tra quelle consigliate, alla fine scopro l'esistenza di Canate di Marsiglia e Scandolaro : la mia prossima avventura. Si tratta di un paesino e di una sua frazione risalenti al XII secolo e abbandonati a partire dagli anni '30 e '40 del secolo scorso perchè non raggiungibili dalla strada carrozzabile a causa della loro posizione e quindi collegati alla "civiltà" solo dall'antica mulattiera (asfaltata fino al paese precedente) e da un paio di sentieri. Chiedo a una decina di persone di partecipare. La risposta è sempre la stessa: rifiutano senza neanche sapere di cosa si tratti. Preso dallo sconforto mi accorgo di non averlo chiesto a Lui , che ovviamente accetta ed é cosi che, proprio sul finire dell'anno, nasce una delle migliori esperienze del 2017.

L'arte perduta dell'autostop

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La sezione “viaggiatori del II millennio” parlerà di modi diversi e anticonvenzionali di vivere il viaggio inteso anche come esperienza e non solo come spostamento da un punto a un altro. Partiamo quindi con uno dei metodi più stimolanti per viaggiare: l' AUTOSTOP. Ci si mette al lato della strada e, al passaggio di una macchina, si tira su il pollice: con un po’ di tecnica e un bel po’ di fortuna la macchina si fermerà e farà salire l'autostoppista. Niente di più semplice, no? Eppure dagli anni '70 (fine dell'età d'oro dell'autostop) in poi questa pratica è andata sempre più in disuso fino ad arrivare ad oggi, quando la maggior parte delle persone la considera rischiosissima o addirittura illegale. Chiariamo subito che chiedere un passaggio nella maggior parte dei paesi è legale, in molti, tra cui l'Italia, è vietato solo lungo le autostrade e alcune tangenziali per ragioni di sicurezza. È davvero così pericoloso? NO, la probabilità che l automob