Il paese (quasi) abbandonato
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Chiedo a una decina di persone di partecipare. La risposta รจ sempre la stessa: rifiutano senza neanche sapere di cosa si tratti. Preso dallo sconforto mi accorgo di non averlo chiesto a Lui, che ovviamente accetta ed รฉ cosi che, proprio sul finire dell'anno, nasce una delle migliori esperienze del 2017.
ON THE ROAD
Ci incamminiamo sulla SS 45 ma le cose non vanno per il meglio: nonostante sia abbastanza trafficata fatichiamo a trovare un passaggio e le uniche due macchine che si fermano vanno verso Laccio e non verso Davagna. In mezz'oretta raggiungiamo a piedi il bivio tra la statale e Via Cavassolo. Svoltiamo in quest'ultima sperando in un passaggio (se non lo trovassimo ci aspetterebbero 9 km di salita a piedi), dopo un paio di tornanti arriva ed รจ uno di quelli che non si dimenticano facilmente: si ferma una piccola utilitaria con al volante una donna, accanto un uomo e sui sedili posteriori due bambini, la macchina รจ quindi piena ma lei decide di far sedere i figli uno sull'altro e caricarci lo stesso. Si fermano davanti a casa e noi tentiamo di scendere ma l'uomo ci ferma "manca ancora un bel pezzo, vi porto io": credo di non aver mai incontrato due persone tanto generose con degli sconosciuti.
Ed รจ cosi che, poco piรน di un'ora e mezza dopo aver preso il 14, siamo a Marsiglia (per i meno "temerari" raggiungibile in corriera) da dove parte la nostra avventura vera e propria.
INTO THE WILD
Risaliamo il versante coperto di cespugli e alberelli fino al crinale, da qui si vede tutto: la
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Scandolaro |
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uno degli orti di Niccolรฒ |
CANATE
Salutiamo Nicolรฒ e ripartiamo. Troviamo il fiumiciattolo da cui ci ha detto che prende l'acqua non potabile, poi la fonte da cui prende quella da bere, cogliamo l' occasione per dissetarci, รจ fresca e buonissima.
Il sentiero inizia a salire piรน ripido, Botolo inizia ad essere stanco. Nel giro di dieci minuti siamo fuori dal bosco e poco dopo finisce anche la salita, si vede tutta la vallata.
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della montagna, fino ad arrivare alle porte del paese. Incontriamo un ragazzo col figlio di sei mesi in spalla, ci dice di essere venuto a trovare un amico e ci avvisa che Canate e la sua atmosfera ci piaceranno. Superiamo un cumulo di macerie che un tempo erano una casa e arriviamo al centro dell'"abitato", iniziamo a seguire una voce e arriviamo a un estremo del paese. Sulla destra abbiamo le case, sulla sinistra la vallata e davanti un enorme gregge di capre con un uomo di circa cinquantacinque anni che sta portando le femmine e i cuccioli al riparo; mentre scambiamo due parole Botolo fa "amicizia" con un paio di caproni e poi lo perdiamo di vista, ci diamo appuntamento con Francesco, l'uomo delle capre, a dieci minuti dopo per cercare il cane e per dargli il tempo di finire il lavoro. Botolo non si trova e finiamo per fare il giro di tutto il paese: ci sono poco piรน di venti costruzioni tra case, stalle e fienili, alcune sono diroccate, altre completamente in rovina o demolite, quattro sono abitate. Un uomo ci saluta dalla finestra, chiediamo a una donna se ha visto il cane, lei ci dice di no e intanto facciamo la conoscenza di Benedetta il suo cinghialetto domestico, degli abitanti della quarta casa non si sa nulla.
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Parliamo ancora per un po', poi ci indica il nuovo sentiero dicendoci di non perdere mai lo zero rosso, e lo salutiamo.
SULLA VIA DI CASA
Iniziamo la discesa degli scalini fatti per lo piรน di rocce incastrate nel terreno e nei muretti a secco dei terrazzamenti. Percorsi i primi 200 metri troviamo un punto panoramico con tanto di brandina e ci fermiamo a mangiare al sole, non lo rivedremo per un bel po'.
Il sentiero continua a scendere lungo la parete nel bosco sempre piรน folto, ogni "rampa" di scale ha una pendenza diversa ma sono tutte abbastanza ripide e non sono pochi i gradini precari.
In mezz'ora troviamo una strada asfaltata che continua sul fondo valle mentre il sentiero risale tagliando il versante sulla nostra destra una decina di metri piรน in alto; un'altra mezz'ora e l'asfalto ci porta all'enorme Vecchio Ponte dell'acquedotto da cui si vede il "nostro" torrente che finisce in un'ansa del Bisagno. Ci fermiamo un attimo a riposare guardando la vallata.
Nonostante dal ponte parta un sentiero per Struppa, decidiamo di restare sull'asfalto e spuntiamo nel punto in cui avevamo accettato il passaggio, camminiamo fino alla statale e poco dopo un uomo ci da un passaggio fino al capolinea del 13.
Siamo seduti sull'autobus. L'avventura รจ finita. Sto riguardandando le foto e ripensando alla giornata appena trascorsa. Ero partito pensando di vedere un bosco e qualche rudere diroccato, ora mi accogo che oltre al paesaggio, che tra l'altro non mi aspettavo cosรฌ suggestivo a pochi passi della cittร , mi รจ rimasto qualcosa di piรน importante, tanto da farlo passare in secondo piano: le persone che ho incontrato. Come sempre il confronto con il diverso non ha fatto che bene, facendomi conoscere dal vivo una realtร particolare ed interessante di cui avevo solo sentito parlare e offrendomi nuovi spunti di riflessione, convincendomi a tornare in paese per conoscere meglio le storie di questi "eremiti moderni".
Matteo Caramaschi e Lorenzo Di Giacomo
Bellissimo borgo abbandonato, ci sono stata un po' di tempo fa ho fatto diverse fotografie , ricordo che mi avevano impressionato, sbirciando dalle finestre, gli oggetti di uso quotidano abbandonati all'interno delle abitazioni, come se le persone che vivevano qui fossero state costrette a scappare improvvisamente, in realtร deve essere stato un abbandono progressivo verso la comoditร e il benessere. Un signore abbastanza anziano incontrato a Marsiglia mi diceva che fino agli anni Settanta ci abitavano se non ricordo male un centinaio di persone e che gli uomini scendevano ogni giorno a lavorare in cittร .. a piedi!
RispondiEliminaComplimenti ragazzi bellissimo articolo mi avete emozionato! Forse sono un po' di parte ma in fondo siete ancora ....i miei bambini!
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