Intervista al Capitano Patanè, un veterano del mare

Il libretto di navigazione del Comandante Patanè,
 la pagina del viaggio in Libia
Roberto Patanè, classe '43, è un vero uomo di mare: è arrivato al grado di Capitano Superiore di Lungo Corso, ha 28 anni effettivi di navigazione alle spalle e due medaglie. L'ho incontrato tramite l'Associazione ex-allievi e insegnanti del Nautico per fargli qualche domanda sul mondo marittimo dei suoi tempi e sulle sue esperienze in mare.

Mi racconta che, dopo essersi diplomato al nautico nel 1962 come allievo di coperta e aver giΓ  fatto qualche imbarco estivo, Γ¨ entrato all'Accademia Militare di Livorno per poi lasciare la Marina quattro anni dopo e iniziare una lunga carriera su navi da carico di vario genere, che gli ha fruttato una medaglia d'oro per la lunga navigazione.
"L'esperienza più scioccante - ci dice - è stata sicuramente quella in Libia". Nel 1976, quando era già comandante, venne arrestato dai militari libici, sottoposto a 7 ore ininterrotte di interrogatorio per poi tornare a bordo e scoprire che la nave era sotto sequestro. E così rimase per i successivi 15 giorni, nei quali i militari continuavano a chiedere documenti sulla nave e sull'armatore ogni due o tre ore così da non dare agli ufficiali e soprattutto al comandante il tempo di riposare. Tutto questo a causa della bandiera della nave: essendo stata la Libia una colonia italiana, le forze dell'ordine covavano ancora una sorta di rancore.
Prosegue raccontando l'episodio che gli è valso l'altra medaglia, quella d'argento conferitagli dal Ministero della Difesa. "Al tempo ero ancora primo ufficiale. Il mare era molto agitato e avevamo ricevuto l'sos di un mercantile cipriota. Arrivati sul posto la nave era già sul punto di affondare così io e qualche altro membro dell'equipaggio, a bordo di una scialuppa, ci siamo avvicinati e abbiamo salvato 22 vite".

Poi gli chiedo di fare un confronto tra il mondo marittimo che ha conosciuto e quello attuale, che tra non molto conosceremo noi. "Un tempo era tutto meno complicato. Ad esempio era normale che i ragazzi si imbarcassero d'estate, anche da minorenni, bastava presentarsi negli uffici degli armatori, di cui Genova era piena, e nel giro di qualche giorno si aveva l'imbarco. Oggi non si puΓ² piΓΉ fare una cosa del genere".
"C'era bisogno di meno burocrazia. L'eccessiva regolamentazione di oggi - continua - secondo me, tende a rallentare i giovani". Poi spiega che la tecnologia ha sicuramente migliorato molti aspetti della vita di bordo, ma che la globalizzazione ha reso piΓΉ competitivo tutto il mondo del lavoro, e soprattutto questo settore.

Concludo chiedendogli cosa ne pensi della relativamente nuova Accademia Mercantile.
Spiega che, secondo lui, non è poi così fondamentale. "Frequentarla non è sicuramente inutile" dice "ma per esperienza posso dire che utilizzare quel tempo per imbarcarsi e arrivare autonomamente al grado di ufficiale è più utile a livello di competenze acquisite. Anche se le grandi compagnie di navi passeggeri assumono quasi esclusivamente chi esce da un'accademia. Un consiglio che mi sento di dare è di non focalizzarsi su quelle quattro o cinque compagnie, perché per capire cosa vuol dire davvero andare per mare, oggi come allora, la cosa migliore è imbarcarsi su una nave da carico".

Matteo Caramaschi

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