Scelte di vita e carriera, di cosa abbiamo veramente bisogno?


Parafrasando Stefano Benni in "Saltatempo", uno dei suoi migliori lavori, crescendo capisci che vuoi assomigliare a certe persone ed evitare di diventare come altre ed è proprio nel momento in cui lo capisci che inizi ad avviarti veramente all'età adulta.
Nel mio caso la scintilla è stata un film, "Into the Wild", dopodiché ho continuato a maturare grazie a tutta una serie di input di vario tipo: libri (come appunto "Saltatempo"), altri film, articoli e soprattutto musica e, piano piano, ho capito sempre più chiaramente cosa volevo e cosa invece non mi interessava raggiungere nella vita. E proprio per il ruolo centrale che hanno avuto alcuni testi in questo processo, ho deciso di citarne qualcuno nel corso di quest'articolo.
Fino ai 15/16 anni ero fermamente convinto di voler fare l'università, principalmente perché "è così che bisogna fare", poi ho iniziato a farmi un'idea realistica di quale sarebbe potuto essere il mio futuro su quella strada e non era così allettante come poteva sembrare a prima vista.
Qualsiasi lavoro avessi trovato e qualunque fosse stato lo stipendio, con buona probabilità il risultato sarebbe stato sempre lo stesso: lavorare 8 ore al giorno, per lo più chiuso in un ufficio, per i seguenti 40 anni, per poi, un giorno, a circa 50 anni, rischiare di svegliarmi e realizzare che fino a quel momento a parte pensare a lavorare non avessi fatto molto altro e che mi toccava la stessa sorte per buona parte del tempo che mi rimaneva.

Dal primo giorno che entri al lavoro t'accorgi che quel giorno è come il battesimo
Lavori per far fare i soldi a un altro che in più ringrazi, bentornati al feudalesimo
[...] Dodici ore e poi il weekend puoi goderti il televisore
(Ernia - La ballata di Mario Rossi)

Sinceramente credo ci siano modi più validi per spendere l'unica possibilità di vivere che mi è data, così ho deciso che avrei voluto assomigliare il meno possibile a quello che si potrebbe definire lo "stereotipo borghese" e tentare di trovare una strada un po' più mia, non tanto per partito preso quanto perché, di fatto, incarna tutti gli aspetti necessari per condurre una vita che non mi interessa vivere. Certo, si trattava per lo più di utopie e fantasticherie, ma l'idea di fondo c'era e crescendo è rimasta e tutt'ora sono convinto che volendo si possa seguire una strada alternativa.

Uomini il cui sogno è fare la stessa cosa ogni giorno
Tornare a casa e avere il piatto pronto
È la vita che non voglio
Una scopata a settimana e un ti amo finto al giorno
(Willie Peyote - Che bella giornata)

Ovviamente si tratta di una generalizzazione, Willie enfatizza un po' il concetto ma lo coglie appieno, esistono davvero persone così. Non finirò mai di stupirmi della naturalezza e della rassegnazione con cui queste, e in realtà anche la maggior parte delle persone, accettano di buttare la propria esistenza. Non riesco a concepire un'intera vita vissuta 8 ore alla volta nella perenne attesa del weekend, o magari della pensione. Perché ci viene detto che oggi il mondo del lavoro è diverso, più fluido, che offre molte più possibilità, ma di fatto è questo il futuro che spetta alla maggior parte dei ragazzi una volta finiti gli studi. Che si tratti di diploma o laurea, cambia solo lo stipendio a cui si può aspirare: soldi di cui, almeno io, difficilmente riuscirei a godere appieno passando l'80% del tempo a lavorare o riposare per poi poter rilavorare, soldi che al massimo si potranno sfruttare in pensione, quando non si avranno più le energie per farlo, ammesso che ci si arrivi.

E tu vorresti vedermi a lavorare
Con il sogno di arrivare alla pensione
Ma poi dimmi tu ci credi alla pensione?
Come gli elfi, le fate è una leggenda popolare
(Willie Peyote - Vai a lavorare)

Per qualche strano meccanismo psicologico il sogno di molte persone è proprio questo. Conosco ragazzi la cui unica aspirazione una volta finita la scuola è farsi assumere da una ditta qualsiasi, così da trovarsi un posto sicuro a vita. Che poi è anche comprensibile e non metto in dubbio che ad alcuni piaccia davvero come stile di vita, ma allo stesso tempo non riesco a credere di essere l'unico che la vive come una situazione un po' opprimente, che se presa nel modo sbagliato può velocemente diventare ansiogena o essere alla base di problemi più gravi.

As soon as you're born they make you feel small
By giving you no time instead of it all[...]
When they've tortured and scared you for twenty-old years
Then they expect you to pick a career
When you can't really function you're so full of fear
(John Lennon - Working class hero)

Certo, non si può vivere senza lavorare ma con un po' d'ingegno e sacrificio si trovano svariate alternative alle 40 ore settimanali per 11 mesi l'anno, alternative che però non vengono neanche prese in considerazione, di solito in nome della stabilità economica o della carriera, del "pensare al futuro". Obiettivi rispettabilissimi ma che rischiano di non avere fine, ogni volta che ci sei praticamente arrivato, si aggiunge qualche gradino. A forza di guardare al futuro con troppa prudenza si finisce per proiettarlo sempre un po' più avanti, rendendolo sempre più astratto.

Meglio avere la mia vita che la tua TV
(Massimo pericolo - Sabbie d'oro)

Il problema ovviamente non è che le persone abbiano degli obiettivi, ma che la società spinga affinché l'obiettivo sia la carriera o comunque il lavoro, pena il non riconoscimento da parte della società stessa come membro utile di questa. Come se sprecare la vita sacrificandosi per qualcosa di pesante e faticoso che nemmeno ti piace ti rendesse automaticamente migliore di chi prova a sottrarsi alla logica capitalista del dover lavorare e produrre per sentirsi realizzati.

A suonare la chitarra passavo le mie sere
Ricordo un giorno mi prese da parte
Mi disse: "Non capisci proprio un cazzo della vita
Perché solo a chi si sporca le mani
È concesso il privilegio di avere una coscienza pulita
(P.T.N. - Scatole)


Non è che abbia qualcosa contro chi decida di dedicare la vita alla carriera, anzi, ognuno è libero di fare quello che vuole del proprio tempo, il fatto è che proprio per questo motivo bisognerebbe sentirsi liberi anche nel fare una scelta diversa. Nel suo piccolo ne è un chiaro esempio l'anno sabbatico che in alcune parti del mondo molti studenti prendono alla fine delle superiori e che, al solo nominarlo, da noi si viene visti come gente che non ha voglia di far niente, che non ha obiettivi "seri" o che perde tempo, senza minimamente considerare cosa potrebbe significare, in termini di esperienze, un anno di completa libertà per un diciannovenne che effettivamente non vuole semplicemente perdere del tempo.
Ci sono poi persone, secondo la mia esperienza davvero poche, che trovano, o magari si inventano, un percorso lavorativo davvero stimolante che le realizza e le soddisfa anche sul lungo periodo, lavoro che però in molti casi non viene percepito come "vero" dalla società e che comunque è più che altro un'eccezione.
Con un po' di fortuna magari anche a me capiterà una cosa del genere, ma difficilmente mi vedo a trovare qualcosa tanto stimolante il primo giorno quanto il trentesimo anno, quindi ho deciso di organizzarmi di conseguenza. Ho deciso di navigare, che oltre a interessarmi realmente, che è già un buon punto di partenza, non impegna continuativamente, dando la possibilità di avere soldi e soprattutto tempo libero sufficienti a permettere una maggiore libertà, che è poi il punto focale di tutto il discorso.

Sai, essere libero
Costa soltanto
Qualche rimpianto
(Vasco - Un mondo migliore)


Mi rendo conto che come scelta per molti potrebbe risultare pesante ma, nel mio caso, il gioco vale la candela e così come io ho trovato questa strada sono sicuro che ognuno possa trovare la sua alternativa a una vita standardizzata, che non è il male assoluto ma che, per quanto ho potuto constatare, con gli anni può facilmente diventare una gabbia.
Finché si va a scuola la strada è più meno la stessa per tutti, dopo invece abbiamo la possibilità di scegliere veramente che direzione dare alle nostre esistenze, ed è proprio in quel momento che bisogna già essere consapevoli della propria direzione, della linea guida da dare alle nostre scelte, o si corre il rischio di affidarsi al senso comune per poi ritrovarsi insoddisfatti. Se è vero che dopo una certa età i ripensamenti arrivano a prescindere, tanto vale sbagliare con la propria testa ed essere completamente soddisfatti almeno nel momento della scelta.

It's hard, but it's harder to ignore it
If they were right, I'd agree, but it's them they know not me
Now there's a way and I know that I have to go away
I know I have to go
(Cat Stevens - Father ahd son)

Se la linea guida però è perdere meno tempo possibile in cose superflue o evitabili per arrivare in vecchiaia veramente soddisfatti di quello che si ha alle spalle, ad esempio viaggiando il più possibile, facendo più esperienze possibili, la cosa, almeno dal mio punto di vista, tende a cozzare con la nostra concezione di lavoro e di conseguenza tocca scegliere se accontentarsi o meno.
Nell'accezione comune, chi si accontenta è chi non prova a raggiungere uno status più alto attraverso il lavoro o i soldi. Invece si accontenta molto di più chi lo status lo insegue perché "è così che bisogna fare". Chi non si ferma neanche un attimo a pensare se oltre al lavoro vorrebbe fare altro nella vita e non si ingegna per far quadrare le due cose magari con meno soldi ma più a posto con la coscienza. Chi alla scelta migliore preferisce quella più giusta.

Ma noi non faremo l'errore
Come fanno le altre persone
Di fare sempre la scelta più giusta
Invece di quella migliore
Siamo giovani come la notte
E urliamo quel nostro timore
Che questo vedere più chiare le cose
Andrà via con la notte, accecato dal sole
(Massimo Pericolo - Amici)

Matteo Caramaschi

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