Eda Bellegambe
Non ci scordammo il suo nome. Abitava e lavorava in un palazzetto nel centro, n ascosto in uno dei tanti vicoli, era la meta di tutti gli uomini del paese. La prima volta che la incontrai il sole aveva abbandonato il cielo e la luna lo rimpiazzava, tenendomi compagnia. Citofonai e una voce dal timbro alto, squillante ma calda e dolce mi invitò ad entrare. Salii 4 rampe di scale, fino al secondo piano dov'era l'appartamento. Era un bilocale: un salotto di ingresso e la stanza dove Eda lavorava. La "stanza dell'amore" come la chiamava lei. Entrai e mi accomodai in salotto, su di una poltrona in feltro. Il salotto era una stanzetta quadrata con una serie di sedie e poltrone, una finestra che dava nel vicolo ed un lungo corridoio che portava alla stanza dell'amore. Senti due voci provenire da lì dentro. Attesi in silenzio finché, dopo poco, Eda uscì e venne in salotto. Era sulla quarantina con due gambe lunghe e sottili e una vestaglia ros...