Io, pacifista in trincea. Un italo-americano nella Grande guerra



Il giorno 5 novembre a palazzo San Giorgio si Γ¨ svolto un incontro organizzato da CISEI (Centro Internazionale di Studi sull'Emigrazione Italiana) dove Γ¨ stato presentato in anteprima un libro molto particolare che Γ¨ riuscito ad arrivare in italiano solo 88 anni dopo l'uscita in inglese negli USA.

L'autobiografia Γ¨ intitolata "Io, pacifista in trincea. Un italo-americano nella Grande Guerra" (Donzelli Editore) di Vincenzo D'aquila (Palermo, 19 settembre 1892 – New York, 26 aprile 1975) che ha deciso di raccontare la sua straordinaria esperienza durante gli anni della prima guerra mondiale.
L'incontro Γ¨ stato coordinato da Fabio Capocaccia (presidente CISEI) con interventi molto qualificati da parte di Emilio Franzina (UniversitΓ  di Bologna, uno dei piΓΉ accreditati storici dell'immigrazione internazionale), Federico Croci ( il nostro professore) e Claudio Staiti ( dottorato di ricerca in Storia Contemporanea, nonchΓ© la persona che si Γ¨ occupata di recuperare il testo in inglese e tradurlo).

Ma chi Γ¨ Vincenzo D'aquila?
D'aquila nasce a Palermo nel 1892 da genitori italiani che successivamente nel giro di 4 anni decidono di trasferirsi oltreoceano, piΓΉ precisamente a New York.
Passano gli anni e il 28 Maggio del 1914 ottiene la naturalizzazione americana diventando a tutti gli effetti un cittadino statunitense; nonostante questo nel 1915 risponde alla chiamata alle armi che i consolati italiani hanno diramato alle comunitΓ  di residenti all'estero.
Nel corso dei primi giorni al fronte, tuttavia, D'Aquila resta disgustato dalle atrocitΓ  del conflitto e decide di non sparare al nemico. Nel dicembre 1915 viene ricoverato presso un ospedale di riserva di Udine e, in seguito ai deliri provocati dalla febbre tifoide, e probabilmente anche per le sue idee pacifiste, viene trasferito all'ospedale psichiatrico "Sant'Osvaldo", sempre a Udine.
Uno dei motivi per il quale viene ricoverato Γ¨ sicuramente il fatto che lui si definiva protetto da "una guardia del corpo invisibile" (considerato da molti Dio) e come si vedrΓ  in piΓΉ momenti sembra proprio che lui sia quasi miracolato.
Dal marzo al settembre 1916 Γ¨ poi internato presso l'ospedale psichiatrico "San NiccolΓ²" di Siena dal quale esce, dichiarato guarito, il 26 settembre.
Vincenzo D'aquila durante il suo racconto visita molte cittΓ  italiane tra cui Palermo, Messina, Napoli e Genova, cittΓ  che tra l'altro visiterΓ  per ben 3 volte.
D’Aquila rientra negli Stati Uniti, dove anni dopo scrive il racconto della sua esperienza, pubblicato nel 1931 con il titolo Bodyguard Unseen.
Muore a New York il 26 aprile 1975, all'etΓ  di 82 anni.

Sala dei Capitani, palazzo San Giorgio. da sinistra C.Staiti, F.Capocaccia, F.Croci, E.Franzina
Il libro, nonostante le critiche positive, cade presto nell'oblio; fino a quando, in tempi recenti non Γ¨ stato recuperato dal giovane storico Claudio Staiti. Ed Γ¨ grazie a lui se oggi possiamo godere di questo straordinario libro.

Ci tengo a dare una considerazione personale sul libro e piΓΉ in generale sull'incontro:
E' stata un'esperienza molto particolare anche perchΓ© era la prima volta che partecipavo a un evento del genere e che mi ha arricchito sicuramente.
Il libro ispira molto e riesce a tenere il lettore incollato per l'intera durata della storia con un mix di emozioni che si alternano nel seguire le vicende rocambolesche di Vincenzo D'aquila. Un uomo che ha avuto il coraggio di dire un categorico NO alla guerra.

Per maggiori informazioni riguardanti il libro clicca qui.

Valerio Percivale

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