Genova Γ¨ una cittΓ punto di riferimento nella ricerca e nello sviluppo di robotica e intelligenza artificiale. L'anno scorso Γ¨ venuto a Genova in visita all'Istituto Italiano di Tecnologia, per un workshop su umani, robot e avatar, il professor
Hiroshi Hishiguro, pilastro giapponese della robotica che Γ¨ stato il primo al mondo a realizzare un robot dalle sembianze umane. Γ stata l'occasione per firmare un accordo con l'IIT genovese e l'universitΓ di Osaka dove egli dirige il laboratorio di robotica intelligente. Γ un'intesa, volta allo scambio di ricercatori e al trasferimento di tecnologie, che spinge l'IIT verso l'internazionalizzazione. Hiroshi Hishiguro, che per l' occasione
ha portato un robot con le sue sembianze, un doppio di sΓ©, quasi un clone, ha sottolineato che la sfida attuale Γ¨ costruire robot umanoidi in grado di capire profondamente l'essere umano e interagire con lui al meglio e ha detto che l'IIT genovese Γ¨ il
miglior partner europeo in questo campo perchΓ© la struttura Γ¨ da tempo impegnata proprio per immaginare come i robot possano capire le nostre emozioni.
Ma quello che piΓΉ mi ha colpito Γ¨ quello che ha detto :
"non ho mai voluto costruire semplicemente una macchina capace di svolgere il nostro lavoro ma qualche cosa che ci somigliasse a tal punto da entrare in contatto con noi in maniera empatica, tali da aiutarci a comprendere meglio la nostra natura". Senza dubbio la costruzione di robot bipedi rappresenta una sfida ingegneristica imponente, ma perchΓ© abbiamo bisogno di un robot simile agli uomini? PerchΓ© creare un robot che abbia intenzioni e desideri che lo rendono autonomo? Siamo sicuri che questa sia un'evoluzione per l'uomo? Le parole del professore mi hanno lasciato pieno di dubbi. Non mi pare una conquista la realizzazione di un Avatar che eccede le abilitΓ percettive ed espressive dell'essere umano. Da pochi giorni la Cina, che in fatto di robotica non teme rivali, ha reso nota la realizzazione di un robot, avente le sembianze di una bimba di 5 anni, capace di assorbire gli input velocemente e quindi affinare la sua interazione con gli umani attraverso l'esplorazione del mondo esterno fino a sviluppare una certa autonomia in determinate cose e, sorpresa, sorpresa... in tre anni potrebbe raggiungere la maturitΓ di una diciottenne. Frankenstein era un dilettante.
Secondo quanto riportato dai media locali l'androide, creato con l'intelligenza artificiale, crescerà proprio come una bimba che impara, sperimentando emozioni come fame, noia, sete, stanchezza e sonno. Entro i prossimi 10 anni sembra proprio che vivremo circondati dagli androidi e c'è da chiedersi come cambierà il mondo. Le previsioni suggeriscono che fino a un quarto di tutti i posti di lavoro potrebbero essere influenzati dalla robotica. Non si può fermare il progresso e forse sarebbe il caso di fare ricerche su quali ruoli lavorativi saranno ancora in grado di aggiungere valore. Per questo penso che si dovrebbero formare le persone, perché se non si riesce ad anticipare, se non si riescono a cambiare radicalmente i programmi scolastici, fra un po' sarà troppo tardi. La società è destinata a subire una trasformazione profonda e mi chiedo quanto capitale umano sarà impiegato nel lavoro dei robot quando la robotica sarà più autonoma e sfruttabile. La bilancia sarà a favore o contro le persone? In ogni caso sembra inevitabile che l'automazione solleverà preoccupazioni riguardo alla disoccupazione e alla disparità economica, ma allo stesso tempo emergeranno nuovi ruoli che richiederanno diverse competenze tecniche e creative. Una cosa è certa per tutti e cioè che il cambiamento sta diventando sempre più veloce tanto che le forme in cui si presenterà il futuro non sono per niente chiare o prevedibili.
Diego Meschiari
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