Le maschere, la società e come raggiungere la libertà
Nacque ad Agrigento nel 1867 Luigi Pirandello, scrittore, poeta e drammaturgo le cui opere segnarono la letteratura e il teatro del '900 e ancora oggi rimangono al passo coi tempi.
Pirandello condusse una vita agiata grazie alle miniere di zolfo della famiglia, si laureò con una tesi sul dialetto siciliano e si sposò ed ebbe tre figli dopo essersi trasferito a Roma.
Un allagamento nelle zolfatare rovinò economicamente la famiglia e Pirandello si trovò costretto a lavorare, le preoccupazioni pesarono sulla psiche fragile della moglie che finì per impazzire.
La malattia della moglie potrebbe aver influenzato i temi trattati nei suoi testi, perché pur non avendo letto Sigmund Freud come Italo Svevo, scrisse molto sull'inconscio, sulla follia e sul modo in cui l'individuo si relaziona con la società.
In particolare, secondo Pirandello la personalità dell'uomo non è una, ma è molteplice, perché cambia a seconda della situazione; di conseguenza l'uomo non è "unico", ma è caratterizzato da tante "maschere" che la società gli impone di indossare.
La consapevolezza di non avere una vera identità può portare però alla follia, come succede spesso ai personaggi dei suoi testi.
L'idea sull'individuo, o meglio, sull'assenza di questo, è ancora valida nell'epoca dei social: barriere che permettono a ognuno di filtrare una parte di sé per ottenere solo "l'io" che si vuole mostrare al pubblico.
I social permettono addirittura di avere più utenti, o maschere, sulla stessa piattaforma, ognuna con avatar, profili e personalità diverse.
Oggi essere autentici e spontanei nelle nostre relazioni è impossibile, più di quanto non lo fosse già all'epoca di Pirandello, perché le aspettative e i giudizi degli altri, ci condizionano e ci manipolano mettendoci sotto pressione, e questa pressione costante per apparire sui social migliori e di successo, più di quanto si è realmente, porta a una distorsione della realtà che crea un ciclo di insicurezza che amplifica la crisi d'identità pirandelliana.
Dai testi di Pirandello si può imparare però che l'abbandono completo delle maschere non porta a conseguenze positive, per esempio in "Uno, Nessuno, Centomila" il protagonista, cercando di manipolare la percezione degli altri di sé, finisce per impazzire e passare il resto della sua vita in manicomio, del tutto libero ma emarginato dalla società.
Un approccio migliore alla pesante pressione della società si apprende invece per esempio nelle novelle "La carriola" e "Il treno ha fischiato", in cui i protagonisti, schiacciati dal lavoro, all'inizio pensano di abbandonare del tutto le loro maschere, ma si accorgono dell'impossibilità dell'atto e decidono di continuare le loro vite normalmente, concedendosi però qualche momento di follia per sentirsi liberi. Il protagonista della prima novella, quando è in studio da solo, fa fare alla cagna "la carriola" per una decina di passi tenendola per le zampe posteriori, mentre il protagonista della seconda novella fischietta sul lavoro vagando con la mente in paesi lontani.
Paolo Meschiari
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