Il nuovo dissalatore a Taranto: la costruzione arranca
La crisi idrica Γ¨ entrata nelle case degli italiani e dopo il decreto siccitΓ convertito nella legge 13 giugno 2023 n.68, diversi centri italiani sula costa pianificano di costruire dei nuovi dissalatori: non solo nelle isole come Panarea, Lampedusa o Stromboli, ma anche in cittΓ come Genova, dove si punterebbe alla costruzione di un grande impianto per il nord Italia.
Attualmente esistono due tecniche per separare il sale dall'acqua per renderla potabile, entrambe impiegate anche a bordo delle navi: la prima Γ¨ la distillazione, il metodo piΓΉ antico che consiste nel far bollire l'acqua in vapore e poi farla condensare, la seconda, usata nell'85% degli impianti a terra, Γ¨ l'osmosi inversa, nella quale l'acqua salata Γ¨ spinta attraverso una membrana semipermeabile che permette all'acqua di passare ma non al sale.
Due importanti problemi impediscono perΓ² la diffusione dei dissalatori in Italia, nonostante abbia le condizioni ideali per l'uso di questi impianti: il primo Γ¨ l'enorme consumo energetico per produrre abbastanza acqua per centinaia di migliaia di persone, il secondo Γ¨ il prodotto di scarto: la salamoia, che se non viene disperso in modo adeguato rischia di rendere il mare e il terreno piΓΉ aridi.
Nel nostro paese la produzione di acqua desalinizzata rappresenta solo lo 0,1% dell'acqua dolce totale prelevata, ma visto che l'acqua di mare Γ¨ abbondante e la siccitΓ si fa sempre piΓΉ sentire d'estate si apre sempre di piΓΉ l'idea di impiegare desalinizzatori.
Tutti gli impianti presenti sono di piccola taglia a parte quello di Cagliari che alimenta le turbine energetiche della raffineria Sarlux, quindi non Γ¨ usato per il sostentamento delle persone.
Quello di Cagliari Γ¨ il dissalatore piΓΉ grande del Mediterraneo, ma forse non ancora per molto, perchΓ© entro il 2026 dovrebbe sorgere a Taranto un nuovo enorme impianto di desalinizzazione per combattere la siccitΓ e il cambiamento climatico che rischiano di mettere in ginocchio il 14% della popolazione mondiale che non avrΓ accesso alle risorse idriche.
Il nuovo dissalatore sarebbe del tipo ad osmosi inversa e avrebbe una portata di 630 litri al secondo, rimuovendo il sale dalle acque salmastre del fiume Tara, che ha 1/10 della salinitΓ del mare, una scelta che permetterΓ di avere una produzione minore di salamoia.
L'impianto produrrebbe 60mila metri cubi di acqua potabile al giorno, abbastanza per circa 385mila persone, che Γ¨ inviata con un condotto interrato di 14km a un serbatoio a Taranto da 200mila metri cubi; la salamoia invece finirΓ in una zona dell'area portuale.
E' stato promesso che l'energia necessaria al trattamento dell'acqua sarΓ pulita e che arriverΓ in gran parte da 2000 pannelli solari che produrrebbero ogni anno 1200MW.
Non tutti gioiscono all'idea del dissalatore, in primo piano gli ambientalisti, che non sono convinti che l'impianto sarΓ green come promesso e temono che la sua installazione potrebbe risultare nel prosciugamento del fiume e nella devastazione dell'ecosistema, ma anche gli abitanti di Taranto temono per il loro fiume, che Γ¨ una popolare meta turistica che brulica di bagnanti d'estate.
Dissetare la popolazione mondiale con l'acqua degli oceani quando quella delle sorgenti non basta potrebbe essere una buona idea visto che il 97% dell'acqua sulla Terra Γ¨ nei mari, ma per adesso la diffusione dei dissalatori in Italia arranca perchΓ© Legambiente Taranto risponde NIMBY (Not In My BackYard) all'installazione dell'impianto del fiume Tara e i tarantini preferirebbero che il dissalatore lo facessero in casa d'altri.
Paolo Meschiari
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