Fabrizio De André: musica e anarchia nella voce di un poeta (parte 1)
Tutti almeno una volta nella vita hanno sentito parlare di Fabrizio De Andre, ascoltato le canzoni, visto le foto, sentito parlare delle tematiche della sua musica. Ma non sono molte le persone che conoscono la sua storia...
Fabrizio De André è uno dei cantautori italiani più importanti e innovativi di sempre. Un uomo dai saldi ideali di anarchia, amore, pacifismo e libertà. Per queste caratteristiche è anche considerato da alcuni uno dei più grandi poeti del '900. Nella sua carriera ha pubblicato ben quattordici album, più alcuni singoli, uno più bello e profondo dell'altro. È anche considerato uno dei maggiori esponenti della così detta "Scuola genovese" (un insieme di artisti della nostra città che hanno profondamente rivoluzionato la musica italiana). Inoltre è conosciuto per aver valorizzato diversi dialetti, che ormai si stanno perdendo, come: il dialetto ligure, o come diceva Fabrizio 'lingua ligure', il napoletano e il gallurese (dialetto della Sardegna nord orientale).
Faber nasce il 18 febbraio 1940 a Pegli, i genitori sono sposati dal 1935, entrambi piemontesi. Il padre Giuseppe proviene da una famiglia modesta; si trasferì nel 1922 a Genova dopo aver conseguito una laurea in filosofia all'Università di Torino. La ricchezza del padre deriva dall’acquisto di un Istituto tecnico a Sampierdarena. Nel secondo dopoguerra diventa addirittura vicesindaco repubblicano di Genova, direttore generale e operativo del PRI, di cui era un importante esponente. La madre Luigia Amerio era di famiglia benestante, figlia di produttori vitivinicoli.
Durante la seconda guerra mondiale il piccolo Fabrizio vive nella casa di campagna comprata dal padre dopo i bombardamenti del 1941, come abitazione in cui sfollare. Qui conosce Nina Manfieri, coetanea e amica a cui molti anni dopo Faber dedicherà una canzone (Ho visto Nina volare).
Dopo la guerra torna a Genova, frequenta le scuole elementari in un istituto privato gestito dalle suore, alle medie passa alla scuola statale, ma per via della mentalità fuori dagli schemi, non si trova con i compagni e soprattutto con i professori; quindi il padre lo trasferisce nella severa scuola dei gesuiti di Arecco, frequentata principalmente dai figli dell’alta borghesia genovese. Qui un gesuita dell’istituto prova a molestarlo, nonostante la giovane età Fabrizio è pronto al conflitto con suo padre, in un'epoca nella quale i figli non osavano mai contraddire i genitori. Fabrizio è irremovibile e prova a farsi espellere per protestare contro la violenza subita. Il padre, nonostante fosse religiosissimo, grazie alla sua influenza nella società genovese dell'epoca riesce a far espellere il gesuita dalla scuola.
Pochi anni dopo, nel 1948 a Pocol, piccolissima frazione di Cortina d’Ampezzo, durante le vacanze estive incontra Paolo Villaggio, il futuro ideatore e interprete del leggendario Ugo Fantozzi. Con lui Fabrizio dividerà gran parte delle scorribande giovanili. Anni dopo, ricordando il loro primo incontro, proprio De Andre dichiarò: «L'ho incontrato per la prima volta a Pocol, sopra Cortina; io ero un ragazzino incazzato che parlava sporco; gli piacevo perché ero tormentato, inquieto e lui lo era altrettanto, solo che era più controllato, forse perché era più grande di me e allora subito si investì della parte del fratello maggiore e mi diceva: "Guarda, tu le parolacce non le devi dire, tu dici le parolacce per essere al centro dell'attenzione, sei uno stronzo!”». Paolo era più grande di Fabrizio di otto anni, ma questo non ha impedito diventassero grandissimi amici.
Alle superiori Fabrizio si iscrive al Liceo classico Cristoforo Colombo, viene assegnato alla sezione A, quella con i professori migliori ma anche più severi. Si dimostra da subito trasgressivo, oppositivo nei loro confronti, ma al contrario con i compagni si dimostra gentile e disponibile. Da subito entra nelle antipatie del professore di letteratura Decio Pierantozzi, che gli contesta sempre scarsa organicità e di conseguenza gli attribuisce brutti voti.
Faber non si è mai distinto a scuola, ma alla fine se l'è sempre cavata grazie all’aiuto di qualche compagno più bravo di lui.
A 18 anni, dopo il diploma lascia la casa dei genitori. Prova ad iscriversi a varie facoltà universitarie prima di scegliere Giurisprudenza, consigliato dal padre, ma anche dall'amico Paolo Villaggio.
A sei esami dalla laurea però abbandona gli studi per dedicarsi alla sua amata musica.
Fabrizio fin dalle superiori suona il violino per volontà dei genitori, ma l'incontro decisivo con la musica avviene con l'ascolto di Georges Brassens (cantautore francese) del quale De André tradurrà alcuni testi inserendoli nei suoi primi album a 45 giri. La passione ha corpo anche grazie alla "scoperta" del jazz e all'assidua frequentazione degli amici Luigi Tenco, Umberto Bindi, Gino Paoli, del pianista Mario De Sanctis e altri, con i quali comincia a suonare la chitarra e a cantare nel locale "La Borsa di Arlecchino": un rinomato bar teatro nel palazzo della Borsa, in piazza De Ferrari.
De André in questi anni conduce una vita sregolata e in contrasto con le consuetudini della famiglia. Frequenta amici di tutte le estrazioni culturali e sociali, oltre a viaggiare tantissimo. A partire dal 1957, vive per un periodo ospite in casa di un amico tetraplegico. Nel periodo 1960-61 la compagna di Faber è una prostituta di via Prè: Anna, una relazione che possiamo immaginare accolta con grande disappunto dal religiosissimo padre.
Intanto insieme all'amico Paolo cerca di mantenersi con lavori saltuari, anche imbarcandosi sulle navi da crociera come musicista di bordo. Secondo l'amico Villaggio si esibirono addirittura con il giovane Silvio Berlusconi, che tentava anch'esso la fortuna con la musica.
Gli anni della giovinezza e soprattutto le serate passate nelle varie osterie genovesi o in gruppo a casa di amici, sono state raccontate dallo stesso Villaggio: «Io e Fabrizio eravamo, direi senza saperlo, due veri creativi e lo abbiamo poi dimostrato nella vita. Lui si comportava come me, cioè facevamo una vita dissennata, andavamo a caccia di amici terribili. I nostri genitori erano terrificati da questo tipo di vita, non si faceva niente e si dormiva regolarmente sino alle due del pomeriggio».
Tra gli anni '50 e i '60 legge tantissimo, soprattutto importanti titoli che determineranno il suo spirito anarchista e libero: principalmente opere di Michail Bakunin, Errico Malatesta e Max Stirner, teorici dell'anarchia.
Nel 1960 Fabrizio, insieme a Clelia Petracchi, compone quella che lui ha sempre considerato la sua prima canzone: La ballata del Miché, in cui è molto marcata l'influenza della canzone esistenzialista francese. Il brano parla di Miché, condannato a 20 anni per omicidio, che si suicida in carcere al pensiero di non poter più vedere il suo amore. In questa canzone dobbiamo notare come Faber, nonostante la giovane età e la religiosità del padre e della famiglia tutta, abbia il coraggio di criticare la Chiesa; infatti nella frase "nella fossa comune sarà senza il prete e la messa perché d’un suicida non hanno pietà" ne è evidente la disamina.
Nell'estate del 61 Beppe Piroddi, uno dei playboy più in auge di quel tempo, presenta a Fabrizio Enrica Rignon detta Punny. È una grande appassionata di jazz e appartiene a una delle famiglie più importanti di Genova. Nonostante sia di 7 anni più grande di Fabrizio, dopo qualche mese iniziano a frequentarsi. Poco tempo dopo Punny rimane incinta, inoltre a Quarto nella chiesa di San Giovanni Battista diviene la prima moglie di De André. Nel 62 nasce il primo figlio di Faber: Cristiano. I genitori si separeranno a metà anni '70, dopo una relazione burrascosa. Dopo il matrimonio e la nascita del figlio, Fabrizio ha la necessità di trovare un lavoro fisso e lo trova come vice preside in un istituto scolastico privato di proprietà del padre.
Nel 1961 la Karim, etichetta che ha tra i fondatori il padre di Fabrizio, pubblica il suo primo 45 giri. Il disco contiene due brani: Nuvole barocche ed E fu la notte. Ma questi due brani non sono mai stati particolarmente apprezzati dal loro compositore e di conseguenza poco riproposti ai concerti.
Il 2 Maggio del '63, Fabrizio fa il suo esordio anche in televisione nel programma Rendez-Vous, dove canta Il fannullone.
È l'inizio di una delle carriere più ricche nella storia della musica italiana, che merita di essere trattata con grande attenzione. Quindi il resto lo potrete leggere nella prossima puntata.
Davide Paris
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