Immortali? No grazie


La condizione umana Γ¨ destinata all'oblio anche se Γ¨ da quando l'uomo Γ¨ apparso sul pianeta Terra che l'Homo Sapiens sogna di non morire. La storia ci insegna che la morte fisica non distrugge completamente l'uomo, rimangono le azioni gloriose compiute, le opere d'arte, i monumenti funerari. Ma la realizzazione di questa ambizione che nascondeva il desiderio di una potenza estrema di re, imperatori e simili, oggi, per la prima volta nella storia dell'umanitΓ , Γ¨ traguardo comune di ogni uomo. Non abbiamo bisogno di essere Shakespeare per essere ricordati: ogni essere umano scrive una storia che gli sopravvive, lasciandone traccia online. Digitalmente siamo giΓ  tutti immortali perchΓ© Γ¨ quasi impossibile cancellare le nostre attivitΓ  online. Le repliche digitali hanno reso possibile un surrogato dell'esistenza fisica e oggi possiamo dire che noi  moriamo  ben  tre volte: con la morte fisica, con la fine del ricordo presso chi ci ha voluto bene in vita e con la morte digitale. 

Creando una copia digitale della mente di una persona, Microsoft ha ottenuto, nel 2020, il brevetto per creare chat bot attraverso dati di testo, voce e immagini per persone viventi e per personaggi storici e di fantasia, con la possibilitΓ  di renderli in 2D o 3D. Il passo successivo sarΓ  rivolto verso una replica a grandezza naturale della persona scomparsa: un androide che la replichi in tutto e per tutto. L'immortalitΓ  digitale.

E sono tante le questioni che dovranno risolvere filosofi, moralisti, politici ed esperti di diritto perchΓ© questa Γ¨ la forma piΓΉ vicina all'immortalitΓ  raggiunta dagli esseri umani. La barriera della morte Γ¨ stata superata, ma Γ¨ un artificio, un'illusione. L'immortalitΓ  digitale prende forma grazie alla tecnologia che considera la mente umana come un complesso sistema di informazioni in reciproca interazione che possono essere trasferite su un supporto digitale, considerato equivalente al corpo umano.

Il problema attuale dell'essere digitalmente immortali Γ¨ che le nostre identitΓ  possono essere sfruttate in molteplici modi da coloro che vogliono trarne un beneficio economico, anche dopo la nostra morte, in modo moralmente scorretto. Ad oggi per esempio, c'Γ¨ un vuoto legislativo rispetto al problema del Cimitero Digitale sul social network piΓΉ diffuso su scala globale, Facebook, che conta circa 50 milioni di profili appartenenti a persone decedute. Nel mondo virtuale siamo, in un certo senso, tutti potenzialmente eterni. Dal punto di vista etico due sono le conseguenze che balzano subito alla mente: il destino dell'identitΓ  digitale, che nessuno di noi vuole che possa assumere una propria esistenza autonoma e la situazione che quelli che hanno subito un lutto si trovano a dover affrontare con la presenza online di chi in realtΓ  non c'Γ¨ piΓΉ. Sarebbe necessario, forse, un testamento digitale, un atto pubblico, per evitare che l'identitΓ  digitale da noi costruita in anni di interazioni sul web sopravviva alla nostra morte fisica.


Diego Meschiari

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