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Viaggiare: elogio della lentezza

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Se si parla di fare un viaggio, la maggior parte delle persone pensa a una settimana, o al massimo due, in un albergo pluristellato, in un villaggio turistico o magari in crociera e, quindi, a costi stratosferici. Viaggiare è tutt'altra cosa. Quando si viaggia non ci si limita a visitare delle attrazioni turistiche: in tal caso si tratta per lo più di finanziare a una delle peggiori industrie mai create, quella del turismo. Il vero scopo di un viaggio non è vedere un luogo, ma entrare in contatto con le persone di quel luogo e immergersi nella loro cultura per scoprire qualcosa di nuovo sul mondo e possibilmente su se stessi, in modo da tornare a casa cambiati e in qualche modo migliori. Per fare ciò non è necessario andare molto lontano e non servono neanche molti soldi, ma serve del tempo, o meglio serve essere capaci di gestirlo. Dandosi il giusto tempo ogni posto, anche se all'apparenza anonimo e poco interessante, specie se poco turistico, può trasformarsi, tramite qua

Impressioni da uno stage

Sono le 7:30 di venerdì. Per la prima volta dopo tantissimo tempo non faccio fatica ad alzarmi e non sono del tutto contento che stia arrivando il weekend. Nelle ultime due settimane, dal 26 febbraio al 9 marzo, ho passato circa otto ore al giorno in un'officina di riparazioni navali e non mi dispiacerebbe se questo periodo durasse ancora per un po', ma purtroppo lunedì tornerò a scuola e alla solita routine. Il primo giorno, nonostante conoscessi già la ditta, ero un po' restio all'idea di doverci passare tutto quel tempo, dato che non pochi dei racconti di chi torna da uno stage parlano di sfruttamento, a volte per lavori totalmente diversi dal corso di studi, o di "ozio forzato". Quel primo lunedì è stato una bruttissima via di mezzo, infatti buona parte della giornata l'ho passata a fare una ricerca datami solo perché non c'era niente da farmi fare e la restante parte a perdere tempo su internet. In seguito ho scoperto che questo era dovuto al fa

Il Nautico tra i vincitori del concorso regionale sulle foibe

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"Ho avuto la fortuna di parlare con un testimone di questa tragedia", ci dice Matteo Garaventa, uno dei tre vincitori del Nautico di Camogli del concorso  “Il sacrificio degli italiani della Venezia Giulia e Dalmazia: mantenere la memoria, rispettare la verità, impegnarsi per garantire i diritti dei popoli". Tutte le classi quinte della nostra sede di Camogli hanno partecipato a questo concorso indetto dalla Regione Liguria e ogni ragazzo ha scritto e inviato un tema sul Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibe in Istria e Dalmazia. "Ritengo che sia stata un'attività molto formativa sotto diversi aspetti - continua Matteo - abbiamo avuto la possibilità di metterci alla prova in tutti i sensi, e questo è stato molto stimolante, inoltre credo che l'argomento trattato sia molto importante anche per noi ragazzi, poiché si tratta di avvenimenti che hanno segnato la storia di una parte del nostro popolo e che troppo spesso vengono ignorati&qu

Carnevale a Ivrea

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Un nostro compagno di classe è di Ivrea, vicino a Torino, e ci racconta che lì il carnevale è molto sentito e che si festeggia per quattro giorni nello stesso modo in cui si festeggiava nel medioevo, con tanto di corteo storico e battaglia delle arance. Decidiamo di prendere parte a questa curiosa e particolare tradizione. La mattina del 10 febbraio prendiamo al volo il treno che da Genova ci porta, in un paio d'ore, a Torino Porta Nuova. Giriamo poco più di due ore nel capoluogo piemontese, andando quasi completamente a caso ma riuscendo comunque a farci un'idea della città, dopodichè torniamo in stazione e prendiamo un altro treno. Diciotto minuti dopo siamo a Chivasso, uno di quei paesoni un po' anonimi tipici della Pianura Padana, ci prendiamo un caffè in un altrettanto tipico bar di provincia e poi, dato che il treno andava a Milano e non avevamo voglia di aspettare un'ora in stazione, continuiamo il viaggio sulla strada. Chiediamo indicazioni a un signore che

Viaggiare gratis (o quasi) grazie alla rete

Un tempo, se il viaggiatore aveva bisogno di un passaggio faceva l’autostop, se aveva bisogno di un posto dove dormire, a seconda del budget, andava in ostello o attaccava bottone con qualcuno del posto sperando di essergli simpatico, se aveva bisogno di soldi cercava un lavoretto. Oggi c’è internet e , nonostante il viaggiare "analogicamente" abbia ancora un certo fascino,  non avrebbe senso non sfruttarlo: esistono un’infinità di siti e applicazioni il cui scopo è semplificare la vita ai viaggiatori. Sono quasi tutti basati sulla sharing economy , ovvero la condivisione, libera o a pagamento, tramite il web, di una proprietà. VIAGGIARE SOCIAL Per quanto riguarda gli spostmenti, esistono due tipi di piattaforma: per i viaggi più lunghi ci sono quelle di car pooling che mettono in contatto più persone con la stessa destinazione, una con un'auto e le altre che aiutano a coprire le spese (benzina e autostrada), ma senza pagare il conducente, questo servizio è paragon

Il paese (quasi) abbandonato

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 È   il 28 dicembre. Mi sto annoiando. Decido di cercare su internet informazioni su un'escursione che voglio fare da un po' di tempo. Rimango deluso dei risultati. Inizio ad aprire pagine a caso tra quelle consigliate, alla fine scopro l'esistenza di Canate di Marsiglia e Scandolaro : la mia prossima avventura. Si tratta di un paesino e di una sua frazione risalenti al XII secolo e abbandonati a partire dagli anni '30 e '40 del secolo scorso perchè non raggiungibili dalla strada carrozzabile a causa della loro posizione e quindi collegati alla "civiltà" solo dall'antica mulattiera (asfaltata fino al paese precedente) e da un paio di sentieri. Chiedo a una decina di persone di partecipare. La risposta è sempre la stessa: rifiutano senza neanche sapere di cosa si tratti. Preso dallo sconforto mi accorgo di non averlo chiesto a Lui , che ovviamente accetta ed é cosi che, proprio sul finire dell'anno, nasce una delle migliori esperienze del 2017.

L'arte perduta dell'autostop

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La sezione “viaggiatori del II millennio” parlerà di modi diversi e anticonvenzionali di vivere il viaggio inteso anche come esperienza e non solo come spostamento da un punto a un altro. Partiamo quindi con uno dei metodi più stimolanti per viaggiare: l' AUTOSTOP. Ci si mette al lato della strada e, al passaggio di una macchina, si tira su il pollice: con un po’ di tecnica e un bel po’ di fortuna la macchina si fermerà e farà salire l'autostoppista. Niente di più semplice, no? Eppure dagli anni '70 (fine dell'età d'oro dell'autostop) in poi questa pratica è andata sempre più in disuso fino ad arrivare ad oggi, quando la maggior parte delle persone la considera rischiosissima o addirittura illegale. Chiariamo subito che chiedere un passaggio nella maggior parte dei paesi è legale, in molti, tra cui l'Italia, è vietato solo lungo le autostrade e alcune tangenziali per ragioni di sicurezza. È davvero così pericoloso? NO, la probabilità che l automob