L'affondamento della Explorer. Un iceberg, di nuovo


Quando si parla di iceberg si pensa spesso al passato, come al celebre affondamento del Titanic il 14 aprile 1912, o a quando l'Endurance fu stritolata dai ghiacci nel mare di Weddell, il 21 novembre 1915.

Pochi infatti sanno che il ghiaccio Γ¨ un pericolo ancora oggi e anche se le tecnologie contemporanee come il radar e dettagliate procedure da seguire stipulate dalle convenzioni internazionali come la SOLAS riducono enormemente il pericolo di questi enormi blocchi di ghiaccio galleggianti, ancora oggi le navi che attraversano le rotte polari sono soggette a un pericolo reale.

Ne è esempio il naufragio della Explorer, una nave da crociera che il 23 novembre 2007 si capovolse dopo aver urtato un'enorme lastra di ghiaccio, che riuscì a penetrare lo scafo rinforzato della nave progettato proprio per resistere a questo pericolo. Ma allora perché la Explorer non ha resistito ed è naufragata? Per capirlo, dobbiamo fare qualche passo indietro.

La costruzione dell'Explorer iniziΓ² nel 1969 nei cantieri navali di Uusikaupunki, in Finlandia, commissionata dall'esploratore svedese Lars-Eric Lindblad come nave crociera artica. Per questo fine la nave fu progettata con uno scafo rinforzato con una classe di ghiaccio "1C", una classe capace di resistere a ghiacci abbastanza leggeri, ma fu poi cambiata a 1A, una classe piΓΉ resistente della precedente. La nave era lunga 73 metri e larga 14,capace di restare a galla con un massimo di 2 compartimenti adiacenti allagati e con una capacitΓ  massima di 104 passeggeri e un equipaggio di 54 persone. CambiΓ² compagnia ben 7 volte prima di passare nel 2004 alla sua ultima compagnia, la G.A.P. Shipping, senza incombere in gravi incidenti (a parte essersi incagliata 2 volte nel 1972 e nel 1979).      

L'Explorer partì dal porto di Ushuaia in Argentina l'11 novembre 2007, per quello che si rivelerà essere il suo ultimo viaggio.

Attorno a mezzanotte la nave incontrΓ² un campo di ghiaccio, che il capitano non valutΓ² come un rischio per lo scafo rinforzato e ordinΓ² soltanto di abbassare la velocitΓ  a circa 5 nodi. Circa 20 minuti  dopo aver incontrato il campo di ghiaccio, la nave si fermΓ² improvvisamente, ma dato che non era tanto raro che una lastra di ghiaccio sommersa leggermente piΓΉ spessa fermasse la nave, il capitano ordinΓ² di portare le macchine indietro per poi riprovare a passare, ma poco dopo si capΓ¬ che la situazione era ben peggiore. Infatti uno degli allarmi attivabili all'interno delle cabine fu premuto, e nonostante i frequenti falsi allarmi, un marinaio fu inviato per controllare la situazione, arrivato sul luogo il marinaio riportΓ² alla plancia che la cabina si stava riempiendo d'acqua.  Subito una squadra di controllo danni fu inviata per cercare di individuare la falla e bloccare il flusso d'acqua, e gli ingegneri si misero al lavoro per attivare le pompe di sentina. La falla nella cabina fu presto localizzata e tappata, ma il livello dell'acqua all'interno della nave continuava a salire, indicando che altre falle erano presenti cosΓ¬ iniziΓ² la battaglia per salvare la nave. Mentre gli ingegneri combattevano valorosamente per salvare la nave, chiudendo porte stagne e cercando di pompare via l'acqua, il capitano aveva dato l'ordine ai passeggeri di recarsi alle proprie muster stations, ovvero i punti di evacuazione della nave. Alle 3:30 del mattino, ovvero circa tre ore dopo la collisione, fu dato l'ordine ai passeggeri di abbandonare la nave, prima che si inclinasse abbastanza da rendere inagibili le scialuppe sul lato di dritta. Un'ora dopo gli ingegneri avvertirono il capitano di quello che giΓ  probabilmente sapeva, con piΓΉ acqua che entrava di quella che poteva essere pompata via la nave stava lentamente affondando, parzialmente anche per colpa delle porte stagne che a causa di scarsa manutenzione stavano permettendo all'acqua di passare e che a quel punto la lotta per la nave era persa.

Dopo che gli ingegneri abbandonarono la nave un piccolo gruppo di ufficiali rimase a bordo, nella fievole speranza che una nave potesse raggiungerla prima che questa affondasse completamente, ma dopo non molto iniziΓ² improvvisamente a muoversi all'indietro e gli ufficiali a bordo furono costretti ad abbandonarla. Alle 10:50 del mattino la nave si capovolse completamente e scomparve sotto la superfice del Mar Glaciale Antartico. 

Nonostante non ci siano stati morti grazie alla maestria dell'equipaggio nel gestire l'emergenza, sorsero velocemente domande su come una nave attrezzata per navigare in queste acque, come aveva fatto per quasi quarant'anni, sia potuta affondare. Le indagini rivelarono che il campo di ghiaccio che l'Explorer aveva incontrato conteneva del  "multi-year ice", ovvero ghiaccio che si era sciolto e poi risolidificato, rendendolo piΓΉ duro della roccia e di gran lunga piΓΉ pericoloso del "first year ice" che l'Explorer era in grado di superare. Fu quindi concluso che un errore di giudizio del capitano che, nonostante fosse un marinaio di lunga data, non aveva esperienza della navigazione nelle regioni polari, causΓ² l'incidente. Un capitano con piΓΉ esperienza in questa area infatti avrebbe diminuito ulteriormente la velocitΓ  o avrebbe completamente fermato la nave fin quando la visibilitΓ  non sarebbe migliorata.

Francesco Suanno

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