"Ho solo eseguito gli ordini"
"Mi dichiaro non colpevole. Ho solo eseguito degli ordini".
Γ cosi che Adolf Eichmann, militare e funzionario delle SS tedesche si dichiara l'11 aprile 1961 davanti al Tribunale di Gerusalemme che lo processava per crimini contro l'umanitΓ . Stiamo parlando di uno degli ideatori delle politiche di arianizzazione, di "emigrazione forzata" ed espulsione degli ebrei; delle deportazioni e degli omicidi nei campi di concentramento e di sterminio. Colui che nel Terzo Reich organizzΓ² migliaia di treni per deportare milioni di ebrei verso la morte; verso posti in cui l'umanitΓ non esiste e le persone vengono trattate come oggetti: se un oggetto smette di lavorare o di funzionare si cambia senza problema. Eichmann era un ingranaggio consapevole, al pari di altri che permisero il perpetrarsi di queste atrocitΓ .
Visitò le aree occupate della Polonia, il ghetto di Varsavia e Auschwitz; organizzò lo spostamento di milioni di deportati verso vari campi di concentramento e sterminio e nel 1942 partecipò alla conferenza di Wannsee, dove venne discussa l'attuazione della "soluzione finale". Dopo la fine della Seconda guerra mondiale riuscì a fuggire in Argentina dove visse con documenti falsi sotto i nomi di Otto Henninger e Ricardo Clement, fino a che l'11 maggio 1960 fu arrestato a Buenos Aires da agenti del Mossad, il servizio segreto di Israele. Il processo Eichmann fu un evento di portata internazionale, era la prima volta che un criminale nazista di alto rango era chiamato a rispondere delle proprie azioni davanti alla legge di Israele. Mentre il processo di Norimberga fu organizzato dagli alleati americani, inglesi e russi. Tutti si aspettavano di trovarsi davanti a un mostro sadico, una persona che aveva deportato e ammazzato milioni di persone... come faceva a non essere un mostro! Invece al momento della prima udienza si trovarono davanti a una persona mediocre, con una vita affettiva integra, che aveva sulla coscienza la morte di milioni di persone, ma ciò non sembrava essere un peso per lui e quanto aveva commesso non sembrava neppure essere la conseguenza del suo carattere criminale. Faceva impressione la sua completa capacità di dividere vita, sentimenti e anche umanità dal suo "lavoro". Se Hitler gli avesse ordinato di deportare milioni di mancini o milioni di tedeschi e istituire uno stato ebraico lui lo avrebbe fatto, avrebbe fatto anche questo. A muoverlo non era la sete di sangue.
Hanna Arendt, giornalista, studiosa e filosofa tedesca di origine ebraiche, seguΓ¬ tutto il processo dal vivo a Gerusalemme e appena finito, nel 1963, pubblicΓ² il libro "La banalitΓ del male". Secondo Arendt, Eichmann era un uomo semplicemente senza idee, una cosa molto diversa dalla stupiditΓ , e che tale mancanza di idee ne faceva un individuo predisposto a diventare un efficace burocrate, obbediente agli ordini: uno dei piΓΉ grandi criminali di quel periodo. Il pensiero Γ¨, per Arendt, l’unico argine al male, quel male banale che Γ¨ frutto del non domandarsi le ragioni che si celano dietro alle proprie azioni, ai propri compiti. Riflettere permette di riconoscere la differenza tra bene e male, tra giusto e sbagliato, ma definisce anche la differenza tra un essere vivente cosciente e uno vivo incosciente.
"L'intera vicenda Γ¨ d'una normalitΓ assoluta. Queste persone medie e mediocri come Eichmann possono diventare terribili mostri senza sapere di essere mostri e senza rendersi conto di quel che fanno". Hanna Arendt, La banalitΓ del male.
Il processo contro Adolf Eichmann iniziΓ² l'11 aprile 1961 nella Camera del Popolo. Le prove furono presentate da circa 100 testimoni, la maggior parte dei quali sopravvissuti all'Olocausto. Eichmann si difese ribadendo piΓΉ volte di aver solo “eseguito gli ordini” ripetendo la frase tedesca “Befehl ist Befehl” (gli ordini sono ordini). In una registrazione prima del suo rapimento in Argentina, tuttavia, si era espresso in modo molto diverso: "Non ho rimpianti e non mi vergogno." Si rammaricava di non aver mandato 11 o 12 milioni di ebrei nei campi di sterminio. Quindi si sentiva soltanto un fallimento all'interno del sistema nazionalsocialista. Nella sentenza finale gli venne attribuita l'uccisione di milioni di ebrei nei campi di sterminio e infine la notte del 31 maggio 1962 Adolf Eichmann fu impiccato presso la prigione di Ramla.
Eichmann lasciΓ² la vita pronunciando le sue ultime parole che, secondo quanto scrisse Hannah Arendt, erano l’essenza della banalitΓ del male: «Tra breve, signori, ci rivedremo. Questo Γ¨ il destino di tutti; viva la Germania, viva l'Argentina, viva l'Austria, non le dimenticherΓ²».
Luca Beri
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