L'AI e il libero pensiero
PiΓΉ di mezzo secolo fa una grande mente si Γ© posta il dubbio se le macchine possano pensare, oggi che il dubbio sembra risolto il quesito Γ¨ se dobbiamo fidarci delle macchine che pensano.
Il padre del campo di ricerca che oggi va sotto il nome di Intelligenza artificiale Γ¨ Alan Turing, una delle piΓΉ grandi menti matematiche del secolo scorso. Nel 1950 pubblicΓ² sulla rivista "Mind" l'articolo Computing Machinery nel quale pose la domanda che, nella sua epoca, suonava come pura fantascienza: si chiese se le macchine potessero pensare. Era un pensiero rivoluzionario perchΓ© il primo computer digitale era stato realizzato a Manchester solo 2 anni prima del momento in cui Turing profetizzΓ² che nel giro di 50 anni sarebbe stato possibile programmare un computer capace di riprodurre comportamenti umani. Da vero genio, aveva connesso il concetto di intelligenza artificiale, sebbene fosse stato coniato nel 1955, ai computer. Ponendosi dunque la domanda 'se le macchine potessero pensare', ideΓ² un test.
Si tratta di un metodo passato alla storia che rappresenta ancora oggi il benchmark di riferimento per capire se un algoritmo possa essere considerato o meno intelligente.
Il test consisteva nel mettere un computer in una stanza, un uomo in un'altra, neutralizzare qualsiasi ipotetico indizio e far indovinare ad un terzo soggetto, autorizzato solo a fare quesiti, con chi stava dialogando: era la persona o era la macchina? Era un gioco imitativo in cui la macchina poteva essere scambiata per una persona.
Turing concludeva il suo test dicendo che se non si riesce a distinguere fra una macchina ed una persona, Γ¨ difficile sostenere che la macchina non sia in grado di pensare, dal momento che Γ© in grado di ingannare. A questo punto aveva ammesso che la macchina era in grado di pensare ma per la tecnologia del suo tempo era inimmaginabile dare una risposta alla siffatta domanda.
Oggi però l'ipotesi che la macchina possa imitare l'uomo e perfino ingannarlo è assodato e quindi la risposta originale cambia. Non si tratta più di sapere se le macchine possono pensare, bensì quanto sono capaci di imitare una persona senza farsi scoprire. Così il test di Turing è tornato alla ribalta perché sembra che la nuova generazione di intelligenza artificiale riesca a superarlo.
La domanda che ci si pone Γ¨ se le macchine saranno autorizzate a pensare liberamente perchΓ© sembra che esista giΓ un algoritmo in grado di decidere cosa mangiamo, con chi usciamo, cosa leggiamo... per cui noi adesso dubitiamo persino della nostra reale capacitΓ di distinguere un uomo da una macchina. L'Europa ha giΓ approvato un regolamento sull'AI in cui si vedono le tracce della nuova domanda a cui occorre dare una risposta perchΓ© il rischio di autorizzare le macchine a pensare per conto proprio Γ¨ alto e quindi alcune pratiche sono state proibite mentre altre ad alto rischio sono tenute sotto controllo.
Diego Meschiari
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