Terrorismo: perchΓ© se ne parla ancora?


Il 9 maggio di 46 anni fa le Brigate Rosse uccidevano Aldo Moro e la settimana scorsa il mio professore di lingua e letteratura italiana ci ha proposto la visione di “Buongiorno, notte” come lavoro di educazione civica. Mi sono incuriosito e ho voluto approfondire. Nella mia indagine ho imparato che la stagione del terrorismo italiano copre un ampio arco di tempo che va dalla fine degli anni '60 agli anni '80. Sono un periodo di storia che ha uno strascico politico ancora oggi e ancora muove grosse passioni. Viene studiato anche all’estero per la sua specificitΓ , infatti nessun altro Paese europeo ha avuto un terrorismo politico cosΓ¬ intenso e duraturo. In quegli anni, definiti anni di piombo, in cui il piombo rimanda alle pallottole, c’Γ¨ il problema dell’uso eccessivo della forza, un abuso di potere sistematico da parte della polizia contro le manifestazioni democratiche. L’Italia negli anni '60 conosce il boom economico [1958-1963], Γ¨ una repubblica industrializzata dove i lavoratori vogliono e ottengono paghe piΓΉ alte e piΓΉ tutele. Avvengono diversi fenomeni nella societΓ , grande riforme sociali ma alle speranze dei lavoratori rispondono le paure del blocco conservatore, una guerra non dichiarata della borghesia. 

Dopo il 1969 ci fu un decennio di conquiste sociali tra cui le piΓΉ significative sono: la legge Basaglia sulla chiusura dei manicomi 1978, quella sulla sanitΓ  pubblica universale 1978, quella sull’interruzione della gravidanza 1978, l’istituzione dei consultori familiari, 1975, lo statuto dei lavoratori 1970, gli organi collegiali a scuola 1974, la legge sul voto ai diciottenni 1975, l’obiezione di coscienza 1972, la legge sul divorzio 1970, la riforma del diritto di famiglia 1970, la creazione del ministero dei beni culturali 1974.

Ma questo decennio di riforme fu anche un decennio di violenza. La prima ondata di contestazioni era iniziata nel 1968 da parte del movimento studentesco che chiedeva meno autoritarismo e piΓΉ giustizia sociale e la seconda ondata seguita a questa nel 1969, sotto forma di scioperi e occupazione di fabbriche. La classe politica in questo periodo era in gravissima crisi e si aggrappava alla repressione violenta rendendosi colpevole della morte di molti giovani con l’affermazione che la repressione armata sul proletariato era giusta perchΓ© bisognava difendere lo Stato.

Alle speranze dei lavoratori rispondono le paure degli industriali, del blocco conservatore. In questo periodo fino al 1977 si assiste ad abusi sistematici da parte della polizia e ad un uso eccessivo della forza. C'è la violenza politica: per la sinistra il fascista è un nemico e viceversa. Le rabbie sociali e i bisogni di vendetta politici vengono incanalati nell'individuazione di un nemico in carne e ossa: questa è una delle premesse della svolta terroristica e in questo contesto di violenza e manifestazioni, il 12 dicembre 1969, viene messa la bomba che provoca la strage in Piazza Fontana. Altre cinque rimangono inesplose ma nessuna viene rivendicata. Vengono accusati della strage anarchici, esponenti di sinistra con un depistaggio voluto dalle istituzioni per criminalizzare le sinistre e contrastare l'ascesa dei comunisti. Con la strategia della tensione, con l'uso strumentale degli attentati non rivendicati, il terrorismo di destra con le sue stragi si intreccia così al terrorismo di sinistra, fatto di attentati individuali. Dietro alle stragi nere c'erano interessi italiani ma anche interessi del Blocco a cui apparteniamo e solo in seguito i depistaggi vennero scoperti, grazie all'impegno di comuni cittadini ma anche di poliziotti e carabinieri che per questo ebbero la vita distrutta e la carriera rovinata.
Ma qual era l'obiettivo della strategia della tensione? Banalmente creare le condizioni politiche per una svolta autoritaria e una dittatura militare. Ma fu proprio dopo la strage di Bologna che gli italiani dimostrarono di essere uniti andando in massa ai funerali. Il popolo e i sindacati si compattarono e gli scioperi aumentarono.


Sempre dopo il 1969 si erano formati gruppi estremisti di sinistra: Potere Operaio, Lotta Continua, Prima Linea, con tante posizioni diverse che incontrarono subito una grande area di consenso nella societΓ  e che impugnarono le armi. Nasce cosΓ¬ il terrorismo rosso: un tipo di eversione armata di ispirazione comunista che portΓ² molti ragazzi a sparare e uccidere infatuati dall’idea di provocare un sollevamento delle masse oppresse. Agli inizi, la sinistra rivoluzionaria dice di voler rispondere alla violenza dello Stato e si propone di abbatterlo attraverso una rivoluzione assumendo a modello la guerriglia dei Paesi sud americani e proponendosi come l’avanguardia armata dei proletari, ma alla fine degli anni 60’ incomincia a vedere il suo nemico nel riformismo e non piΓΉ nella destra. Rientra in quest’ottica il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro, sostenitore delle progressive aperture politiche a sinistra.


 Nel 1970 nascono le Brigate Rosse, il gruppo piΓΉ longevo della sinistra rivoluzionaria che, lavorando sulla rabbia sociale, dal 1974 al 1988 si rese responsabile di ferimenti, sequestri di persona e rapine per finanziare l’organizzazione. Furono colpiti carabinieri, poliziotti, dirigenti d’azienda, magistrati, giornalisti, politici, sindacalisti, ignari passanti, tra cui donne e bambini; tutti erano in pericolo e nessuno venne risparmiato; furono incendiate le loro auto, furono rapiti e picchiati. L’aver preso di mira magistrati progressisti nell’ottica di far cadere lo Stato abbattendo la parte sana, alla fine decretΓ² la dissoluzione di quel sentimento di legittimazione armata del proletariato contro “le barbarie fasciste”, come venivano definite nei volantini delle Brigate Rosse.
Π€ stata la reazione morale del Popolo italiano a fare la differenza nella lotta contro il terrorismo, facendo prevalere la Repubblica e la sua legalitΓ  e rifiutando con decisione l’uso della violenza come arma per la lotta politica. Il Popolo, in stragrande maggioranza, ha saputo reagire, lottando nelle fabbriche, nelle UniversitΓ , in tutti i luoghi di lavoro contro chi voleva ribaltare le regole democratiche. Si Γ¨ detto che il terrorismo Γ¨ stato sconfitto prima in politica e poi nei tribunali negli anni decisivi del 1981/1982 e a determinarlo sono stati diversi fattori: la mobilitazione delle masse lavoratrici, l’opinione pubblica democratica e le misure politico/legislative maturate nel periodo successivo al rapimento di Aldo Moro nel 1978. 


Si diceva che fosse un capitolo chiuso per sempre, purtroppo oggi ci sono molti elementi di allarme, preoccupazioni che fanno dire che il passato non passa e sembra riproporre il rifiuto del nuovo, la paura della modernitΓ  e la drammatica scorciatoia delle armi. Ma allora mi sono chiesto “perchΓ© ricordare le vicende di quegli anni sulle quali troppe veritΓ  ancora restano nascoste?” la risposta che mi sono dato Γ¨ quella che Γ¨ sia importante farle conoscere alle nuove generazioni, perchΓ© possano servire come antidoto rispetto ai preoccupanti rigurgiti di violenza ed estremismo ideologico dei nostri giorni. Γ‰ passato tanto tempo dal rivoluzionario e mitico 68’ ma quel fenomeno sembra ripresentarsi a ondate ricorrenti con le medesime connotazioni ideologiche di un’impossibile utopia rivoluzionaria. Questo non mi piace e mi preoccupa.
Certo che tra il terrorismo di destra e poi quello di sinistra, con tutte quelle riforme sociali conquistate, non si puΓ² dire che la generazione del mitico '68 abbia avuto tempo di annoiarsi.

Fonti:
https://www.jstor.org/stable/20565898

Diego Meschiari

Commenti