Il Vajont, una tragedia dimenticata
I lavori di costruzione della diga cominciarono nel 1957. Fin da subito gli esperti erano a conoscenza del fatto che la possibilitΓ di una frana era reale. C'erano gli studi del geologo Leopold Muller, per esempio. Due anni dopo i rilievi di Muller e di altri, un geologo, Giorgio dal Piaz, sostenne che la roccia sulla quale la diga sarebbe stata costruita era "compatta". Si ultimarono dunque i lavori.
L'irrefrenabile bisogno di costruire a tutti i costi la diga era incentivato dal progetto ingegneristico all'avanguardia che prevedeva di realizzare un bacino idroelettrico che dal punto di vista economico costituiva, la piΓΉ importante entrata dello stato italiano. Anche oggi l'energia idroelettrica rappresenta un'entrata dello Stato piuttosto importante.
Prima della grande frana ci furono due grandi e inquietanti segnali, come nel 1959 quando tre milioni di metri cubi di roccia franarono dal monte Toc e si depositarono sul fondale del bacino di Pontesei, uno dei bacini del sistema del Vajont. Il 4 novembre del 1960 una frana piΓΉ piccolina si depositΓ² sul fondale della diga interessata. Come mai non vennero prese in considerazione queste due frane?
Ora parliamo della struttura di questa imponente diga del Vajont: all'epoca con i suoi 260 metri di altezza e 190 di larghezza era un vero e proprio capolavoro ingegneristico, la diga piΓΉ alta del mondo. Poteva contenere fino a 170 milioni di metri cubi. La diga del Vajont faceva parte del progetto "grande Vajont" un sistema di 6 bacini idroelettrici.
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