Intervista al Direttore Marittimo della Liguria Sergio Liardo

 


Di recente abbiamo intervistato il Contrammiraglio Sergio Liardo, Comandante della Capitaneria di Porto di Genova; la troupe era formata da me, il prof. Federico Croci e Matteo De Stefano. Dopo esserci presentati, con il consenso dell'Ammiraglio abbiamo iniziato l'intervista. [Qui il link all'intervista completa]

D: Quale è il ruolo del Direttore Marittimo, quali sono i territori di competenza della Direzione Marittima di Genova e com'è organizzata?

R: Il ruolo del Direttore Marittimo è tendenzialmente di coordinamento di tutte le attività che vengono svolte a livello di Regione. La Liguria fa però eccezione: è vero che io sono il Direttore Marittimo della Liguria, ma la nostra regione ha un'espansione territoriale che va ben oltre i confini, perché noi operiamo, -poi dirò in quali campi- in Piemonte, in tre quarti di Lombardia, Valle d'Aosta e perfino in tre province dell'Emilia. Nel senso che noi abbiamo una competenza specifica sul Lago Maggiore dove normalmente attiviamo un nucleo per il periodo estivo, finalizzato all'attività di ricerca e soccorso. Proprio in questi giorni il Comandante Generale ha approvato il piano e probabilmente dal prossimo anno, dal 2023, il nostro nucleo si inserirà in maniera permanente e quindi sarà sempre presente sul Lago Maggiore. Abbiamo inoltre la competenza specifica sul controllo sulla filiera ittica; in particolare sugli aspetti di tracciabilità del prodotto. Quindi noi operiamo su tutta la filiera, intesa come ingresso del pescato che per esempio proviene dall'estero e quindi andiamo con nostro nucleo di ispettori da qui verso Malpensa dove entra circa il 75% del pescato che viene consumato in Italia e che proviene quasi tutto dall'Estero e su tutta la filiera ittica inclusi i ristoranti e quindi dalla grande distribuzione alla piccola distribuzione come anche i mercati o i supermercati. La nostra competenza è molto ampia, stimiamo che abbiamo una utenza complessiva perché cittadini provenienti dalla Lombardia e che vengono a prendere la patente nautica si avvalgono di strutture della Liguria. Stimiamo di avere un'utenza complessiva potenziale di circa 12 milioni di abitanti, in pratica un sesto dell'intera popolazione dell'Italia. Noi supportiamo tutte le agenzie marittime e nautiche che in qualche modo hanno necessità di operare sulla nostra regione. C'è però da considerare che la Liguria è la località con più posti barca destinati al diporto: un'utenza veramente importante. Sulla filiera ittica facciamo un controllo sulla tracciabilità: perché il prodotto possa essere commerciato si deve sapere dove è stato preso e il tracciamento deve essere costante fin quando non viene per l'appunto consumato. Nel caso in cui risulti qualcosa che non va contattiamo i colleghi dell'Asl e quindi operiamo anche da quel punto di vista, a volte anche in collaborazione con i Carabinieri. 

D: Quale è stata la sua carriera prima di arrivare a Genova? 

R: Parte dal 1986, quando dopo l'Università scelsi di fare l'ufficiale di complemento. In Accademia conobbi due persone importanti, l'ammiraglio Pollastrini che è stato comandante della Capitaneria di Genova nei primi anni del Duemila ed è stato mio mentore. A lui abbiamo dedicato un'aula all'Accademia della Marina Mercantile e una sala qui da noi, proprio perché è stato uno degli uomini più importanti del Corpo. L'altro punto di riferimento è stato l'ammiraglio De Rubertis al quale è dedicato il nostro istituto di formazione sulla sicurezza della navigazione. Incontrai queste due persone speciali. In particolare l'Ammiraglio De Rubertis mi diede l'idea di entrare con il concorso della Marina Militare, per accedere al grado di ufficiale con il Corso a nomina diretta. Quindi dopo la laurea, poter entrare già direttamente al grado di sottotenente di vascello e avere uno sviluppo di carriera senza alcun tipo di limite. Adesso invece si entra in Accademia e l'iter è un po' più standard, allora invece era un po' più eterogeneo. L'Ammiraglio mi diede anche l'informazione di poter fare il pilota, perché al tempo si parlava della componente aerea della Guardia Costiera. Mi piacque l'idea feci il concorso. Poi ho volato in maniera operativa ad Agropoli in provincia di Salerno fino al 2009. Dopo feci il passaggio al Comando generale. Ero già stato a Genova come Capo reparto operativo nel 2011 per un anno e mezzo, poi ho fatto il Capo centrale operativa al Reparto Operazioni; il Capo Centrale gestisce tutte le attività emergenziali che vengono a svilupparsi in mare, a partire dalla ricerca e soccorso fino ad arrivare a quelle ambientali. Si occupa anche di coordinare le attività di controllo sui pescherecci per esempio. Sono poi diventato Capo reparto piani e operazioni Roma per arrivare nel giugno 2021 a Genova e da allora sono il Direttore Marittimo.

D: Nel corso della sua carriera come è cambiato il Corpo delle Capitanerie? 

R: Ci sono alcuni aspetti che sono cambiati tantissimo e altri un po' e gradiremmo cambiarli. Noi stiamo cercando di essere più rispondenti alle esigenze di voi ragazzi, quindi essere più spinti verso la digitalizzazione per essere più pronti a dare le risposte delle quali magari voi avete bisogno per aprirvi al mondo del lavoro. Su questo ci si sta lavorando, l'Ammiraglio Carlone, che mi ha preceduto qui a Genova, è molto attento sugli aspetti dell'innovazione. E' una delle cose che è cambiata poco, ma che vorremmo cambiare tanto. E' cambiata la mentalità: noi negli anni '80, quando sono entrato io, nelle Capitanerie di Porto eravamo meno spinti verso l'attività operativa; meno spinti verso la componente della Guardia Costiera, che nasce nel 1989. E' chiaro che si tratta di uomini e donne delle Capitanerie di Porto che si interessavano alla parte operativa, quindi la Guardia Costiera è il braccio operativo del Corpo. Allora non esisteva, le nostre motovedette erano poche, non erano in grado il più delle volte di essere performanti nello svolgimento di missioni particolari. Per esempio, nelle attività in  di ricerca e soccorso e soprattutto nelle condizioni meteo marine avverse. Oggi invece abbiamo degli equipaggi che sono assolutamente ben formati, abbiamo la componente aerea, quella subacquea, che prima non esistevano. Abbiamo anche la componente ambientale che è sempre più spinta. A Roma abbiamo due laboratori ambientali certificati con i nostri colleghi biologi laureati, specializzati in questo tipo di attività. Questo aspetto è cambiato molto: siamo più pronti a dare risposte in termini di attività operativa e in particolare in termini di difesa ambientale. Forse allora eravamo meno capaci di farlo.

D: L'esperienza che ha fatto al Comando Generale del Corpo che impatto ha avuto nella sua carriera?

R: E' stata onestamente fondamentale, intanto credo che le "dinamiche romane", come le chiamiamo noi, debbano essere conosciute. Il mondo a Roma è un po' diverso, nel senso che in periferia il più delle volte si riesce a individuare un obiettivo e a portarlo a compimento in tempi abbastanza brevi. Invece a Roma lavori su progetti che il più delle volte si sviluppano nel corso degli anni. Quindi non è detto che tu riesca a veder partire un progetto e poi a vederlo realizzato, magari sarà il collega che ti sostituisce che lo porterà a compimento. A Genova vi è una dinamica diversa. Però la realtà di Roma è un mondo che va conosciuto, che in qualche maniera ti consente di aprire la mente verso idee che poi risultano fondamentali per dare sviluppo alla nostra amministrazione e al nostro Corpo.

D: Ci può parlare della sua esperienza a capo dell'Imrcc?

R: E' stata una esperienza dura. Scherzando dico sempre che ho ripreso a dormire da quando sono tornato a Genova, nel senso che non dormivo quasi mai. La notte c'era sempre un'emergenza che mi coinvolgeva. E' stata quindi veramente dura, ma allo stesso tempo importante. Professionalmente parlando è stata fondamentale per la mia carriera, umanamente è stata altrettanto importante anche se a volte ci si tende a dimenticare di questo aspetto. Cioè l'idea di sapere che da certe scelte prese da tutta la squadra, quindi non solo dal capo, ma bensì da tutta la squadra (una quindicina di persone) poteva dipendere la vita umana di chi si trovava in quel momento in difficoltà. E' qualcosa che ti dà grande appagamento e stimoli per poi fare il massimo sforzo e cercare di essere sempre pronto a dare delle risposte necessarie.

D: Cosa sono e che compiti svolgono i Nuclei aerei? Ci può parlare anche della sua esperienza di pilota e dell'esperienza negli USA durante il corso di formazione

R: L'attività fatta negli USA è stata una esperienza unica e meravigliosa, non soltanto perché avevo trent'anni; è stata una esperienza che forma per tutta la vita. Intanto perché entri in contatto con una realtà del tutto diversa. Lì è tutto più standardizzato, ci sono degli step che devi superare e se non li passi non vai avanti. E' quindi molto dura, a cominciare dall'aspetto iniziale della preparazione fisica. Se voi ragazzi vedete il film Ufficiale gentiluomo, c'era la famosa prova del muro. L'unica differenza tra il film e la realtà è che il muro è all'inizio del percorso e non alla fine, come è stato rappresentato nel film. Se il muro fosse stato alla fine nessuno di noi avrebbe passato l'esame perché arrivavamo distrutti dal punto di vista fisico, pur avendo fatto tanta attività. Facevamo una prova che lì non viene menzionata, che è il miglio a nuoto con la tuta voga che veniva fatta in piscina. Si aveva un'ora a disposizione. Inoltre si faceva anche dell'altra attività fisica proprio per essere pronto a fare le attività di volo. E' stato uno step fondamentale, un'esperienza che ti porti dietro. Al nostro rientro in Italia, ci rendemmo conto di come lì era tutto molto standard da noi invece no. Noi italiani siamo molto bravi nella gestione delle emergenze, la componente aerea in particolare opera soprattutto sulla parte di ricerca e soccorso, interviene pertanto quando c'è qualcuno in pericolo, oppure anche sulle attività di pattugliamento, sul controllo dei nostri pescherecci o di altri pescherecci che dovessero venire a pescare nelle acque di interesse italiano. Oltre che in materia ambientale, abbiamo sistemi di rilevamento ambientale che possono identificare anche a distanze molto elevate, tipo 40 o 50 miglia, delle macchie di idrocarburi. E' quindi una attività a tutto tondo che può e deve essere assolutamente sinergica con quella che è l'attività che deve essere svolta.

D: Quali sono i rapporti con la Marina Militare? Ha mai partecipato ad operazioni congiunte? 

R: Abbiamo fatto tante operazioni congiunte in particolare nello Stretto di Messina, quando ero a capo dell'Imrcc. I rapporti sono ottimali, noi siamo un corpo della Marina Militare che ovviamente ha delle competenze specifiche. Tendenzialmente diciamo che lavoriamo e ci interessiamo principalmente degli usi civili del mare. Chi di voi poi andrà a navigare dovrà iscriversi alla Gente di mare e quindi dovrà fare il libretto di navigazione, più tutta una serie di attività amministrative che portano ad avere un contatto diretto con  chi opera sul mare. Lo stesso diportista prende la patente in Capitaneria di Porto. Il rapporto è pertanto buono ed ottimale, ovviamente ognuno ha le proprio specifiche competenze che il più delle volte si incrociano. La Marina Militare ha un più ampio spettro sul Mediterraneo Allargato, quindi comprende attività di antipirateria che per esempio adesso staranno svolgendo alcuni mezzi della Forza Armata nel Golfo di Guinea. Quando vi è una emergenza da gestire, per esempio nell'attività ambientale, il Capo del Compartimento è colui il quale poi gestisce l'emergenza ambientale in caso di inquinamento. Tutte attività che poi non escludono assolutamente l'impiego di eventuali mezzi della Marina Militare: c'è pertanto una forte sinergia.

D: Ammiraglio lei consiglierebbe ad un giovane che si affaccia al mondo del lavoro la sua esperienza o comunque la carriera militare?

R: Sì, per una serie di ragioni. Proprio stamattina facevo riferimento al Graduation Day dei neo terzi ufficiali dell'Accademia della Marina Mercantile. Dicevo appunto che ormai ho superato abbondantemente i 35 anni di servizio, però non c'è stato un giorno in cui non sono stato soddisfatto del mio lavoro. Se tu lavori e ti diverti è come se non avessi mai lavorato: ecco, io 35 anni li ho fatti ma non ho mai avvertito la stanchezza proprio perché sono affezionato a quello che faccio. E' un lavoro di grande sacrificio, ragazzi, non è un lavoro che viene fatto con leggerezza. Un'attività di grande sacrificio che ti regala delle esperienze indimenticabili da portarsi dietro per sempre.

D: Noi abbiamo una età compresa tra i 16 ed i 18 anni e dobbiamo svolgere delle ore di alternanza scuola-lavoro, la Capitaneria di Genova dà la disponibilità per questo attività?

R: Ne parlavamo giusto poco fa con il vostro professore, io vengo da una realtà di comandi diversi, dove avevamo in tante situazioni la disponibilità per fare questo tipo di attività extrascolastiche. Quando avevo fatto servizio qui a Genova dal 2011 mi ricordo che c'erano gli studenti del tempo che venivano e facevano queste attività. La Capitaneria di Genova dà assolutamente la disponibilità a fare alternanza scuola-lavoro, vi aspettiamo. Le attività che vengono svolte sono da decidere con i vostri docenti, per stabilire quale è la soluzione migliore. Si stava pensando di far fare delle attività che siano di maggiore conoscenza delle operazioni che vengono svolte dal Corpo. Anche con degli imbarchi sulle nostre unità, naturalmente se ne dovrà discutere. Stamattina ho incontrato il vostro preside, quindi se c'è questo tipo di disponibilità a sviluppare dei progetti ne discuteremo e faremo qualcosa assieme.

D: Quale è il rapporto tra le Capitanerie e la scuola?

R: Noi siamo su tutti gli istituti di formazione, in particolare con gli istituti che hanno a che fare con il mare. Genova è infatti la capitale della marittimità, perlomeno per quanto riguarda lo scenario italiano. Si potrebbe diventare anche la capitale europea, se non addirittura quella mondiale. Il nostro rapporto è costante con tutti quanti gli organismi di formazione, speriamo quindi di essere sempre presenti ogni qual volta ci venga richiesta la disponibilità. 

D: Cosa sono e cosa fanno la Capitanerie di Porto?

R: Le Capitanerie di Porto svolgono tante funzioni come accennavo per l'appunto prima. Compiti amministrativi come per esempio l'attività di imbarco e sbarco dei marittimi. Mediamente le Capitanerie in un'anno assicurano lo svolgimento di un milione e mezzo di atti amministrativi in tutta Italia. A queste dobbiamo associare tutta una serie di altre attività: prima citavo la difesa ambientale, l'aspetto della sostenibilità, ma anche quello della biodiversità. Qui in Liguria abbiamo impiegato per la prima volta al mondo un drone di grande capacità, per pattugliare il territorio a partire da Sarzana fino ad arrivare a sud di Imperia. Ha identificato individui di capodogli, una cosa che non succedeva da molti anni. E' una conseguenza dell'innalzamento della temperatura, i capodogli che normalmente si riproducevano in un'altra area ora si stanno riproducendo qui da noi nel Mar Ligure. Mare, pesca, sicurezza della navigazione  sono gli aspetti più importanti. Il nostro centro di formazione dipende proprio dalla Direzione Marittima della Liguria e ha la sua sede alla Stazione Marittima, è un centro d'eccellenza. Sarebbe bello organizzare anche lì delle visite, per far vedere come vengono formati gli Ispettori che poi vanno a bordo delle navi. Le ispezioni sono fatte sia su navi con bandiera italiana ma anche non di nazionalità italiana, battente bandiera estera che però fanno scalo nei porti italiani. La percentuale di ispezione che viene effettuata a Genova, nonostante il traffico dello scalo genovese e quello degli altri scali come Savona e La Spezia, la Liguria registra una percentuale molto elevata.

D: Oggi è entrata in porto la prima nave larga 40 metri, che cosa significa per il porto di Genova, l'arrivo di questa nave? 

R: E' la prima nave larga 40 metri che entra a Calata Bettolo. Questo tipo di navi potevano arrivare anche al terminal PSA, però c'è la possibilità che questi flussi si incrementino anche a Calata Bettolo. Basti pensare che una nave del genere ha una capacità di 6000 teu, quasi il doppio rispetto a quelle precedenti autorizzate ad entrare a Bettolo. E' la prima volta che in Italia si svolge questo tipo di analisi: normalmente viene svolta in altri paesi tipo negli Stati Uniti, dove c'è il coinvolgimento di tutti State Golder, ovvero non solo i terminalisti, non solo gli armatori ma anche gli stessi comandanti delle navi che poi verranno a fare scalo qui a Genova. Significa incrementare ulteriormente il traffico di container su Genova. Noi chiaramente curiamo gli aspetti della sicurezza della nave e della navigabilità; per quel che riguarda invece l'attracco e l'ormeggio è di competenza dell'Autorità Portuale con la quale però si lavora bene in squadra. 

Niccolò Cianciotto

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