Esiste l'oggettività nell'arte?

 

"Si potrebbe dire che l’arte sono tutte le opere pubblicate sui libri di storia dell’arte. Tutto ciò già omologato dalla critica e dal gusto collettivo. Dunque l’arte inizia con un gesto antisociale e individuale, con un forte desiderio di comunicazione. Ma per creare, dice Nietzsche, bisogna prima distruggere" .
Il 12 Febbraio 2015 Achille Bonito Oliva - noto critico d'arte che si è reso partecipe di innumerevoli critiche e opinioni "non-convenzionali" su opere apprezzate dai più - apre un dibattito sulla definizione di arte con quest'affermazione.

Nell'articolo di oggi voglio porvi una domanda piuttosto complicata e darvi il mio punto di vista. Dal titolo avrete già capito l'argomento in questione: "Esiste l'oggettività nell'arte?". 
Nella nostra quotidianità sentiamo spesso il termine oggettivo, perlopiù usato per accentuare le capacità di una persona. Molte volte  apprezziamo quando qualcuno riesce a prendere delle decisioni in modo oggettivo, perché allora il termine diventa sinonimo di decisioni prese apparentemente senza influenze. Il perché ho scritto "apparentemente senza influenze" è il fulcro di questo articolo, ma ci arriveremo con calma. Partiamo dall'inizio, facendo delle distinzioni dei termini e provando a dare a ognuno un significato, il tutto utilizzando l'arte come centro del ragionamento.
Se si usa la parola oggettività nell'arte è inevitabile citare la soggettività nell'arte come suo opposto. Oggettivo significa uguale per tutti, un qualcosa che suscita le stesse reazioni nelle persone, indipendentemente dalla cultura, dai gusti, dalle convinzioni, dal passato di ognuno.

L'atto creativo invece è personale, frutto e manifestazione di qualcosa che l'artista ha dentro ed esprime tramite mezzi che padroneggia come: pittura, scrittura, musica ecc. Creare qualcosa "alla tua maniera" non significa che si tratti per forza di arte, per farlo c'è bisogno di studio, esperienza e una grande conoscenza del mezzo che si utilizza, cioè di tecnica. Se un'opera nasce dalla soggettività dell'artista come fa a diventare oggettiva? Semplicemente non lo diventa. Quello che noi definiamo oggettivo altro non è che una soggettività condivisa: un numero X di persone ha un'opinione simile, il considerare le opinioni nel loro insieme genera un'opinione oggettiva. Da questo ragionamento abbiamo capito che è sbagliata la terminologia, l'oggettività nell'arte non esiste mentre la soggettività condivisa sì.

Esistono però delle eccezioni in cui si può utilizzare il termine oggettivo nell'arte, tematiche come: importanza storica, influenza ed eventuali guadagni. Prendiamo come esempio "Ashita no Joe", celebre manga pubblicato da Kodansha tra il 1968 e 1973, scritto da Ikki Kajiwara e disegnato da Tetsuya Chiba. È piuttosto oggettiva l'influenza che questo manga sta avendo ancora oggi sulla società giapponese, a distanza di 50 anni dalla pubblicazione. E altrettanto oggettivo l'impatto avuto nella società giapponese dei manga disegnati in quegli anni. Ashita no Joe racconta la storia del riscatto sociale di un bambino rimasto orfano e del suo allenatore di boxe, un ex pugile divenuto un ubriacone e vagabondo. Non tanto diverso da altri manga come Devilman, Goldrake e Gundam.
Il tema del riscatto sociale è oggettivamente influente in un paese che ha sentito la sconfitta della Seconda Guerra Mondiale ed è stato devastato da due bombe atomiche. Inoltre il Giappone si portava dietro gli strascichi di un retaggio medievale; vi invito a leggere l'articolo sul karoshi pubblicato il mese scorso in cui approfondisco questa situazione storica.
Il contenuto del manga divenne slogan di proteste e cavallo di battaglia di manifestazioni in tutto il paese. I giapponesi si rivedevano in Joe, manifestavano gridando per le strade "Noi siamo Joe"
Quello che all'apparenza sembrava un semplice fumetto scosse l'animo di migliaia di giapponesi. 
È inevitabile pensare sia stata un'opera obiettivamente importante e influente per una generazione intera. L'opera di Kajiwara e China è solo uno di tanti esempi che si possono fare. Ad alcuni di voi sarà venuta in mente la figura del "critico d'arte", e di come si collochi all'interno del mio ragionamento.
Il critico è una parte fondamentale del discorso, in quanto ha il compito di definire la sensibilità dei suoi contemporanei attraverso opinioni sue. Interpreta ciò che le persone pensano e quindi dà una definizione alla soggettività condivisa di un'opera.

A fronte di tutto questo discorso sembra che recensioni e saggi siano completamente inutili, in quanto chi li scrive cerca di essere il più oggettivo possibile. Oggettivi però non si sarà mai, perché la percezione del reale è soggettiva. È qui che entra in gioco la terza e ultima definizione che voglio darvi, obbiettività. Tutto ciò che tiene conto dei diversi modi di sentire il reale è obbiettivo.
La soluzione è puntare a essere obbiettivi nel parlare di un'opera, dico "puntare" perché non siamo delle macchine e, cercando di rimanere il più obbiettivo possibile si finisce per essere influenzati dai propri gusti, esperienze e stati d'animo anche se in piccola parte. Per esempio, se due critici musicali dovessero giudicare cento canzoni, non si troveranno d'accordo su ogni opinione nonostante tutti e due abbiano studiato e siano competenti.

A conclusione del mio ragionamento voglio spiegarvi perché non tutto ciò che è frutto del proprio atto creativo è arte. Esistono delle regole che convenzionalmente si rispettano ad esempio: prospettiva, ritmo, proporzioni. Ci sono però artisti che vanno completamente contro a queste regole, forse proprio per questo diventano unici e sicuramente artisti. Nel loro essere "non convenzionali" realizzano una creatività che utilizza al massimo la tecnica e si spinge al di là delle regole dando vita ad un stile unico e personale. Se io dovessi fare un film senza una minima competenza non potrei dire che è arte, essendo fatto completamente a caso, senza le minime capacità e senza studio.
Concludo l'articolo con un consiglio: concentratevi sul contenuto dell'opera e sulle emozioni che vi suscita, piuttosto che perdere tempo a classificare e dibattere quale opera sia migliore. Arte è sinonimo di espressione e rappresentazione, godetevela in tutte le sue forme.

Francesco Fazio 







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