La Geo Barents sbaracca

 

L’ONG internazionale Medici senza Frontiere ha dato il via alle operazioni di smantellamento della Geo Barents, la nave costruita nel 2007 oggi vecchia di diciassette anni battente bandiera della Norvegia, che dal 2021 utilizzava per soccorrere migranti nel Mediterraneo. L’imbarcazione, affittata in questo periodo dalla suddetta organizzazione, deve essere restituita all’armatore ed entro la fine di gennaio dovrebbe salpare per Gibilterra. Per questo motivo la nave è da dicembre nel porto di Augusta dove l’equipaggio, il Capitano, gli Ufficiali, i marinai, gli idraulici ed elettricisti sono rimasti a bordo per rimuovere tutte le cose che servivano per soccorrere e curare le persone, in attesa che la nave possa ripartire per poter essere sostituita da una più piccola. Alcuni oggetti vengono buttati, altri donati, altri ancora fragili o voluminosi vengono metti negli scatoloni e riposti in Sicilia in un magazzino, aspettando di essere portati su una nuova imbarcazione più piccola ed economicamente meno costosa.

Sì, perché nei prossimi mesi Medici Senza Frontiere sposterà le proprie operazioni non avendo, in realtà, nessuna intenzione di lasciare il Mediterraneo.

Questa è la realtà dei fatti documentata dal Il Post al di là della aperta contestazione della ONG con il Governo italiano e con le sue recenti leggi in materia di controllo dell’immigrazione irregolare.


La strategia delle autorità italiane per ridurre la presenza in mare delle ONG ha colpito la grande nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere che negli ultimi due anni ha ricevuto da parte delle autorità italiane quattro sanzioni per un totale di centosessanta giorni in cui è stata sottoposta a fermo amministrativo e oggi interrompe le azioni di soccorso in mare. Con un comunicato congiunto a quello della Barents, Sea Emergency, Mediterranean Saving Humans, Medici senza Frontiere, Open Arms, Resq, Sea Watch, SOS Humanity e SOS Mediterranee hanno detto che l’approvazione del decreto Flussi ha come vero obiettivo del Governo Italiano l’abbandono del Mediterraneo da parte delle ONG.
Oggi le organizzazioni della Civil Fleet con le loro operazioni di monitoraggio e soccorso nel Mediterraneo sono circa ventiquattro e contano più di venti tra imbarcazioni e velivoli. Ne fanno parte anche tre mezzi aerei: Seabird 1 e 2 dell’ONG seawatch e Colibrì 2 dell’organizzazione Pilotes Volontaire.

Ma vediamo cosa dice di così preoccupante per le ONG questo decreto legge 145/2024, detto anche decreto Flussi che è stato convertito con la legge 9 dicembre 2024 numero 187.

Le nuove norme introducono modifiche alla legge del 2 febbraio del 2023, legge di conversione del decreto legge nominato “Codice di condotta delle ONG”. 

Secondo le ONG le nuove norme mirano, con l'inasprimento delle misure punitive per le navi delle organizzazioni non governative già previste nella legge del 2023, a indebolire il dovere giuridico di segnalare la presenza di imbarcazioni in difficoltà e quindi hanno chiesto al governo italiano di smettere immediatamente di ostacolare le loro attività di soccorso in mare. La legge del febbraio del 2023 era già stata ampiamente criticata perché aveva avuto un impatto negativo sulle decisioni dei comandanti delle ONG che dovevano scegliere tra rispettare la normativa italiana oppure compiere il loro dovere giuridico di soccorso, affrontando multe, fermi amministrativi e confisca delle navi. L’altro impatto pesante di questa legge era stato quello della prassi del Governo italiano di assegnare, alle ONG più grandi, porti lontani nel nord Italia che potevano trovarsi fino a 1600 km e 5 giorni di navigazione dal luogo di soccorso. 

In base a questa legge le navi delle ONG dovevano dirigersi immediatamente verso un porto dopo aver effettuato un soccorso, ignorando altre imbarcazioni in pericolo. Se avessero effettuato un altro soccorso avrebbero disobbedito alle norme italiane rischiando una multa fino a 10.000 euro e la possibilità che la loro nave venisse bloccata per almeno 20 giorni e potenzialmente sequestrata. In effetti da febbraio dell’anno scorso molte navi sono state trattenute dalle Autorità italiane in più occasioni. 
Tra le criticità sollevate dalle navi di soccorso c’era allora anche il drastico aumento del consumo di carburante necessario dopo l’assegnazione di porti troppo lontani dal luogo di salvataggio.
La nuova normativa preoccupa molto le ONG perché si tratta di una stretta alla immigrazione irregolare che rende sempre più complicata la loro la missione.
Rispetto alla legge del 2023, il cambiamento riguarderà il fatto che le infrazioni realizzate nell’arco di 5 anni si andranno a sommare, determinando punizioni più severe per le navi ONG, per la prevista condivisione di responsabilità tra comandante, proprietario e armatore della nave; infatti il comandante ONG tende a cambiare più spesso rispetto al proprietario della nave e all’armatore ma a questo punto, anche se il comandante che ha commesso la violazione viene sostituito, la violazione non viene dimenticata e scatta la recidiva. 
Quindi cosa accade quando a una nave viene contestata un’irregolarità? I livelli delle sanzioni sono tre e l’ultimo prevede la confisca della nave.
Subito viene disposto il sequestro e la multa. Il primo è immediatamente esecutivo e viene subito impugnato. La multa diventa esecutiva se l’ONG sceglie di pagare un importo ridotto, accettando di fatto di dichiararsi colpevole, oppure lo diventa dopo che l’autorità amministrativa abbia notificato la multa.
Ma anche questo secondo provvedimento è impugnabile davanti al giudice che può sospenderlo oppure no. Se il giudice non lo sospende diventa anch’esso esecutivo.
Ed ecco la seconda violazione che determina la recidiva con la conseguenza che il sequestro passa da venti giorni a due mesi.
Alla terza violazione la nave è confiscata dallo Stato.
Le nuove norme prevedono anche la possibilità di confisca degli aerei delle organizzazioni impiegate in missioni di monitoraggio, anche a pilotaggio automatico, ogni volta che gli stessi non si attengano alle indicazioni ricevute dal Centro Nazionale Italiano di Coordinamento del Soccorso Marittimo responsabile per l’area in cui si svolge il fatto e dei centri di Coordinamento degli Stati Costieri responsabili delle aree contigue.
La legge 9 dicembre 2024 numero 187 non riuscirà a far sparire le ONG dal Mediterraneo ma renderà sicuramente il loro lavoro più difficile.

Diego Meschiari

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