Una bomba nel mar Rosso

 

La petroliera FSO Safer ancora al largo dello Yemen caduta in mano ai ribelli Houthi dal 2015

Una bomba ad orologeria Γ¨ ancorata a circa 7 chilometri (4,3 miglia nautiche) davanti alla costa dello Yemen, nel Mar Rosso: si tratta della FSO Safer, una vecchia superpetroliera adibita a deposito per lo stoccaggio e lo scarico del greggio.

Costruita nel 1976 dalla giapponese Hitachi Zosen Corporation con il nome di Esso Japan, la nave ha una stazza lorda di 406.640 tonnellate. Le sue dimensioni sono imponenti poichΓ© misura 362 metri di lunghezza ed Γ¨ larga 70, inoltre ha una capacitΓ  di circa 3 milioni di barili. Nel 1987 venne trasformata in una nave di stoccaggio priva di propulsione, ribattezzata FSO Safer, ormeggiata al largo dello Yemen e affidata al governo locale attraverso una compagnia petrolifera nazionale. In principio fu utilizzata per immagazzinare ed esportare petrolio per i giacimenti interni presso Ma'rib.


Simulazione della propagazione di inquinamento ambientale in caso di fuoriuscita di petrolio dallo scafo della nave

Questo fino alla guerra civile yemenita che scoppiò nel 2015. La Safer cadde dunque nella mani delle forze Houthi, movimento politico armato islamista che aveva preso il controllo della costa. Negli anni successivi, le condizioni strutturali peggioravano significativamente, circostanza che portò al rischio di una catastrofica esplosione del suo scafo con a bordo oltre un milione di barili di petrolio equivalenti a 80 milioni di dollari. La nave stessa diventò così un punto di contesa tra i ribelli Houthi e il governo yemenita poiché entrambi ne rivendicano da allora il carico e l'imbarcazione.

Nel dicembre 2019, il telegiornale arabo Al Jazeera, aveva riferito che il carburante aveva iniziato a fuoriuscire dalla nave, anche se le immagini satellitari avevano mostrato che questo rapporto era impreciso e che non ci fosse nessuna perdita di idrocarburi. In seguito, l'acqua Γ¨ entrata nella sala macchine, spingendo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a tenere una riunione speciale sul tema nel luglio 2020.

Nello stesso anno l’ONU avverte che la petroliera potrebbe sversare 4 volte piΓΉ carburante in piΓΉ rispetto al tristemente noto incidente della Exxon Valdez. Poco piΓΉ tardi l'ambasciatore dell'Arabia Saudita in Yemen scrisse una lettera agli esperti, denunciando lo scollegamento di un gasdotto precedentemente attaccato alla nave e chiedendo un'ispezione a bordo per riparare eventuali danni presenti all'interno. L'ispezione, tuttavia, venne rifiutata immediatamente dalle forze Houthi, contrari alla presenza di controllori esterni.

Verso ottobre 2021, gli organi di stampa meglio informati riferiscono che la Safer era sull'orlo di un imminente affondamento, incendio o esplosione. Una possibile fuoriuscita sarebbe disastrosa per i porti di Hudaydah e As-salif, provocando l'interruzione di approvvigionamenti alimentari. Un situazione che minaccia da vicino non soltanto l’ecosistema di tutto il Mar Rosso, ma persino le economie della regione. Un incidente, infatti, metterebbe in ginocchio anche per la pesca commerciale da cui dipende la sopravvivenza di quasi 2 milioni di persone. Senza contare che un possibile disastro imminente provocherebbe la chiusura del Canale di Suez, con grave danno per l’economia mondiale. Possiamo dunque permetterci di stare ancora a guardare?

Simone Lanzino


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