Scrivere per non morire. Le lettere dei soldati dalla Grande Guerra

 

‘Scrivere per non morire’ Γ¨ il titolo del laboratorio di Storia a cui hanno partecipato alcune classi quinte nell’Auditorium in Darsena martedΓ¬ 7 Dicembre 2021. 
Questo laboratorio Γ¨ la seconda tappa di un percorso che si sviluppa in 4 incontri dove inizialmente viene introdotto l'argomento oggetto di approfondimento, con un inquadramento storico generale e successivamente viene fatta, a gruppi, l'analisi di fonti storiche, sia iconografiche sia scritte, in particolare di documenti scritti popolari. 
L’oggetto di martedΓ¬ 7 Γ¨ stata la scrittura dei soldati durante la guerra di trincea. 
Questo articolo non si occupa di un approfondimento dettagliato sulla Grande Guerra, ma si limita a fornire qualche nozione fondamentale. 
Iniziamo con il dire che la Grande Guerra ha coinvolto tutte le potenze a causa di pregresse alleanze tra gli Stati. In particolare l’attenzione Γ¨ stata rivolta allo scontro tra la Francia e la Germania per il controllo dell’Alsazia e della Lorena, terre al confine ricchissime di risorse. 

La guerra di trincea si caratterizza per essere una guerra statica, dove in mezzo alle trincee si trova letteralmente ‘la terra di nessuno’, una terra bombardata con tutta la vegetazione scomparsa dove non ci si puΓ² nascondere in alcun modo. Vivere in trincea significa vivere in un luogo dove tutto puΓ² franare da un momento all’altro a causa dei bombardamenti, pieno di malattie, pidocchi e topi. Immaginiamo per un attimo che cosa significhi trovarsi in un contesto del genere, dove l’unico obiettivo Γ¨ sopravvivere e sperare di tornare a casa con meno danni permanenti possibili e dove ragazzi molto giovani assistono alla costante morte dei propri compagni, con cui magari 5 minuti prima hanno condiviso una sigaretta. 

In questo scenario diventa di fondamentale importanza il taccuino di guerra, un piccolo libriccino che veniva dato in dotazione ai soldati, dove appunto si poteva scrivere. Ma soprattutto la corrispondenza. La scrittura diventa l’unica forma di rifugio e di autodifesa contro la paura e la violenza, si assiste ad una vera e propria epidemia fulminante di scrittura. Mediamente la posta, dal fronte di guerra alle case, ci metteva circa 2 giorni. E’ stato il servizio postale a tenere in piedi l’esercito. A causa dell’elevato tasso di analfabetismo o di semi alfabetismo lo strumento principalmente utilizzato per scrivere non era la penna stilografica bensΓ¬ la matita. Erano molto diffuse le cartoline in franchigia che non richiedevano francobolli per la spedizione.

Questa epidemia di scrittura inevitabilmente portava alla carenza di materiale per scrivere, infatti molto spesso la posta conteneva richieste di invio di materiale per la scrittura in quanto risultava sempre insufficiente. 
I mittenti cercavano in tutti i modi di non impensierire e di rassicurare i destinatari, anche se la realtΓ  era molto diversa. Le lettere assumono formule precise di scrittura. 

Cartolina in franchigia
Archivio Ligure della Scrittura Popolare UNIGE
Nel caso in cui un soldato fosse analfabeta si faceva compilare una cartolina da uno dei suoi ufficiali. L’attivitΓ  della scrittura diventava sempre piΓΉ difficile, favorendo lo sviluppo di una comunicazione molto sintetica. Come giΓ  scritto in precedenza, la scrittura diventa uno dei passatempo fondamentali per il tempo libero dei soldati in trincea, oltre quello di cacciare i topi a causa di un elevatissima presenza di essi nelle trincee. Durante la lettura di alcune lettere Γ¨ emerso che l’impatto emotivo a cui era sottoposto un soldato provocasse una disgrafia momentanea. Come per i migranti, anche i soldati per mostrare rispetto nei confronti dell’autoritΓ  utilizzavano la lettera maiuscola. Insieme alle parole, molto spesso si ricorreva a piccoli disegni che fossero esplicativi e che rappresentassero al meglio una determinata situazione. La cartolina a spirale veniva considerata a tutti gli effetti  come un ‘abbraccio virtuale’. Per oggi vi lascio qui. Il fenomeno sicuramente Γ¨ molto piΓΉ complesso di come l’ho raccontato, ma non volevo annoiarvi con una lettura troppo lunga e quindi ho cercato di sintetizzare il piΓΉ possibile i concetti fondamentali. Mi raccomando: non perdetevi le seconda parte dell’articolo su questo laboratorio. Per chi fosse interessato ad approfondire il fenomeno della migrazione di ieri e di oggi, lascio il link del mio articolo.


Bruno Poce 





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