La pena di morte: una voce contro

Oggigiorno sentiamo spesso invocare la pena di morte per punire i colpevoli di crimini particolarmente efferati. Ma siamo sicuri sia il modo migliore per combattere la criminalitร ?




Che cosa รจ e perchรฉ viene applicata? 
La pena di morte, conosciuta anche come pena capitale, รจ una sanzione la cui esecuzione consiste nel privare della vita il condannato in seguito a un crimine da quest'ultimo commesso. Attualmente รจ ancora praticata in pochi paesi tra cui alcuni stati degli USA, parte degli stati islamici, la Cina e il Giappone.
I motivi per i quali viene applicata sono molteplici e variano da nazione a nazione: in alcuni ordinamenti giuridici รจ prevista, infatti, solamente per i reati piรน gravi come l'omicidio e l'alto tradimento; in altri si pratica per crimini violenti come la rapina e lo stupro, o legati al traffico di sostanze stupefacenti; in alcuni paesi, infine, รจ per reati d'opinione come l'apostasia o per orientamenti e comportamenti sessuali come l'omosessualitร  o l'incesto.

Da quando viene praticata?
La pena capitale era presente in tutti gli ordinamenti antichi, compreso l'Impero Romano che concedeva perรฒ ai cittadini romani condannati di fare appello ai comizi centuriati per il tramite della provocatio ad populum. Nel tempo molti stati hanno cominciato ad abolire questo tipo di pena, primo fra tutti il Granducato di Toscana nel 1786 grazie all'emanazione del Codice Penale Toscano, redatto sotto l'influenza di varie ideologie quale quella di Cesare Beccaria, seguito dalla Repubblica Romana nel 1849 e dalla Repubblica di San Marino nel 1865. Per la definitiva abolizione in Italia si dovrร  tuttavia attendere fino al 1948, mentre in Francia e nel Regno Unito rispettivamente fino al 1981 e al 1998.

Le tecniche: ieri e oggi
I metodi con cui veniva e viene tuttora praticata sono numerosissimi e, anche in questo caso, variano a seconda del paese. Storicamente sono apparse molte tecniche di esecuzione in base alle varie epoche e culture; tra le diverse si ricordano la lapidazione, ampiamente utilizzata nell'antichitร , in particolare modo nei paesi di cultura araba; l'impiccagione e il rogo, ampiamente applicati in Europa durante il Medioevo e nelle Americhe; la decapitazione, molto diffusa nel mondo antico, medievale e rinascimentale, in seguito migliorata dall'introduzione della ghigliottina prima in Francia e successivamente in altri paesi europei; la fucilazione, applicata in gran parte delle nazioni durante i conflitti mondiali per punire coloro che disertavano; la sedia elettrica utilizzata in molti stati del Nord America da fine Ottocento sino agli anni Settanta, quando poi รจ stata sostituita dall'iniezione letale.

Ai nostri giorni le piรน adottate sono appunto l'iniezione letale in una parte degli Stati Uniti d'America, la decapitazione mediante l'uso di una spada in Arabia Saudita, la lapidazione, specialmente nei confronti delle donne accusate di adulterio, in molti paesi islamici e il colpo di pistola in Cina.

Due pensieri, due posizioni
Non รจ affatto semplice stabilire chi abbia ragione sul fatto che la pena di morte sia o non sia corretta e per questo esistono due correnti di pensiero: chi รจ a favore e chi รจ contrario.
Molteplici sono le ragioni che spingono l'uomo ad essere d'accordo con questo tipo di punizione, per esempio puรฒ essere vista come strumento per la diminuzione del tasso di criminalitร , nonostante in diverse occasioni abbia causato l'effetto contrario, per la definitiva eliminazione della possibilitร  che il condannato possa nuovamente compiere un grave reato o per la garanzia della pena.

Al contrario vi sono motivi che inducono ad abolire la pena capitale, quali ad esempio la violazione del diritto alla vita, riconosciuto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, e la discriminazione e repressione nei confronti del colpevole al quale viene negata qualsiasi possibilitร  di riabilitazione. Lo Stato, inoltre, punendo un condannato alla pena capitale, si macchia di un grave reato, abbassandosi automaticamente al medesimo livello del punito.
Ciรฒ che perรฒ risulta essere inconcepibile รจ la sua irrimediabilitร  poichรฉ, in caso di errore giudiziario, lo Stato non potrร  mai ridare la vita all'innocente giustiziato.
Insomma, la pena di morte, oltre a rappresentare un vero e proprio reato, non comporta alcun tipo di beneficio alla comunitร  in quanto non affronta il problema legato alla criminalitร , bensรฌ lo elimina in pochi attimi senza provare ad aiutare il responsabile ed educando il prossimo a non commettere reati attraverso un metodo di "terrore".


Chi ha quindi ragione?
Un paese civilizzato dovrebbe fare in modo che il proprio sistema carcerario sia abbastanza efficiente affinchรฉ i delinquenti restino in custodia per il tutto il tempo necessario a scontare la pena, durante la quale riflettere sui propri errori e responsabilitร .
Nel mondo ci sono persone che compiono atti terribili e si macchiano di colpe gravissime, pertanto รจ giusto che le famiglie delle vittime abbiano una giustizia completa e duratura. Un condannato essendo giustiziato non ha il tempo di rendersi conto della gravitร  del suo reato e pentirsi, ma essere solo un esempio per la societร .
Non sono da sottovalutare neppure gli errori giudiziari che possono condannare un innocente o un "vero pentito". Molti di questi casi sono aumentati negli USA dove centinaia di detenuti sono stati ingiustamente privati della loro vita, mentre il vero colpevole gira libero per le strade.

Tutto ciรฒ รจ ovviamente di contorno a due riflessioni su cui bisognerebbe soffermarsi: quale esempio dร  uno stato che punisce un delitto con un altro delitto? Ma soprattutto, quale diritto ha uno stato di privare un individuo di un diritto fondamentale come il diritto alla vita?

Davide Bombelli

Commenti

  1. Assolutamente d'accordo con le tue riflessioni, da Sacco e Vanzetti in poi quanti innocenti sono stati condannati per crimini non commessi e poi scoperti innocenti? Nel dubbio, lascerei alle patrie galere l'onere del recupero e della redenzione dei colpevoli di qualsivoglia delitto, la legge faccia il suo corso, emetta le proprie sentenze, controlli il regolare "pagamento della pena", ma non si abbassi al livello del colpevole.

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