Mi sveglio, apro gli occhi, Γ¨ il 10 marzo del 2070...

Apro gli occhi al suono della solita sveglia e, ancora assonnata, mi preparo per quella che si prospetta essere la giornata piΓΉ importante della mia carriera da climatologa; perchΓ© oggi, 10 Marzo 2070, si terrΓ  il piΓΉ grande convegno sui cambiamenti climatici mai esistito: il congresso di Cuba.
Immagino sarebbe magnifico svolgere realmente l’evento a Cuba, che purtroppo, a causa dell’innalzamento del livello del mare, Γ¨ scomparsa ormai da decenni; per questo il congresso si svolgerΓ  a bordo di un enorme transatlantico, che accoglierΓ  esperti provenienti da ogni angolo del pianeta, nel luogo dove un tempo erano collocati i Caraibi. Le ore volano e dopo aver attraversato un interminabile tratto di mare su un gommone, mi trovo finalmente a bordo della nave, all’interno del salone piΓΉ grande che io abbia mai visto, circondata dai piΓΉ stimati scienziati e dai presidenti delle nazioni che ancora oggi riescono a sopravvivere ai disastri ambientali che madre natura scaglia per ribellarsi al nostro sfruttamento.
Passano un paio di ore e dopo video, testimonianze di esperti e proposte di soluzioni sperimentali, Γ¨ giunto il mio turno. Salgo sul palco pronta ad iniziare la mia esposizione sulla mutazione climatica mondiale e, per un istante, mi soffermo ad osservare i volti attenti e pieni di speranza delle centinaia di persone dinanzi a me; prendo un respiro profondo, ed avvicinandomi al microfono con voce tremolante inizio…

"Quarant’anni sono ormai passati da quando i ghiacciai, che per molti oggi restano solo un ricordo lontano, hanno smesso di esistere. Le conseguenze drastiche di questo fenomeno, legato ad un cambiamento climatico avvenuto troppo rapidamente, hanno causato la perdita della maggior parte della biodiversitΓ  del nostro pianeta, contribuendo a cambiare radicalmente la vita della specie umana, la cui sopravvivenza Γ¨ ormai a rischio.
Il nostro clima, caratterizzato da zone con temperature elevatissime alternate a zone gelide a causa del cambiamento delle correnti e dell’innalzamento del livello del mare, costringe milioni di persone a scappare ogni anno dai luoghi che, costellati da tempeste e catastrofi naturali, stanno lentamente sprofondando sotto il livello del mare.
Abbiamo perso almeno un terzo delle superfici abitabili e migliaia di specie animali in soli dieci anni, abbiamo esaurito ogni quasi tutte le nostre fonti di energia e risorse, causando così la morte di milioni di persone in tutto il mondo".
Alzo lo sguardo per un istante e mi concentro sull’enorme schermo di fronte a me, sul quale vengono proiettate le foto di centinaia di persone che per questi motivi oggi non vivono piΓΉ. La mia attenzione viene richiamata dal volto di un bambino, penso abbia poco piΓΉ di tre anni e i suoi grandi occhi verdi, che fanno contrasto con la sua pelle scura sembrano fissare i miei, come se cercassero di dirmi che se ognuno di noi avesse fatto di piΓΉ, lui e migliaia di altri bambini oggi potrebbero essere ancora qui con me. Riporto lo sguardo sui numerosi volti che mi osservano nel pubblico, ma questa volta al posto della speranza noto solo occhi colpevoli. Proseguo concludendo il mio discorso piena di pensieri e con voce strozzata dal senso di colpa…

Il tempo vola e finalmente sbarco dall’enorme nave; dopodichΓ© vengo mandata in una piccola cittΓ  del Brasile, o quello che ne resta, dove vengo caricata su una jeep che mi porterΓ  al mio albergo. All’improvviso il cielo si annerisce e mi ritrovo al centro di una tempesta: la grandine colpisce i finestrini come una raffica di proiettili ed il vento, che sradica quel poco di vegetazione rimasta, sembra quasi spostare la jeep con la sua violenza. L’unica cosa che riesco a sentire sono le urla disperate delle persone al di fuori della macchina, cosΓ¬ decido di ascoltare della musica sperando di arrivare a destinazione prima possibile. Sono assolta nei miei pensieri quando il terreno sotto di me inizia a franare; d’un tratto l’auto si rovescia e dopo aver ripercorso tutta la mia vita in un istante, mi ritorna in mente il viso del bimbo dagli occhi verdi. DopodichΓ© il buio.

Mi sveglio di soprassalto e mi dirigo di corsa in camera di mio figlio per controllare che stia bene; Julien mi guarda con i suoi grandi occhi verdi e spostando i riccioli dal volto sorride, cosΓ¬, dopo essermi tranquillizzata, mi reco in salotto e guardando il notiziario di oggi, cinque Gennaio 2019, prego che il mio sogno possa rimanere tale e che grazie alle nuove tecnologie e all’aiuto di ogni singola persona quest’incubo non diventi mai realtΓ .

Sara Guzzardi

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