Contro il femminicidio e la violenza di genere: Libera...mente


FEMMINICIDIO

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 /fem·mi·ni·cì·dio/ 

Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte.



Per sensibilizzare la società è stata istituita la Giornata Internazionale contro la violenza di genere il 25 novembre. 
Tra il 2000 e i primi dieci mesi di quest’anno in Italia le donne uccise sono state 3.100, una media di più di tre a settimana. 

Il Nautico ha realizzato il progetto "Libera...mente" per la prevenzione della violenza di genere.


La docente di Lingua Inglese Monica Ghiotto, la professoressa di Lettere Graziella Derine, l'insegnate di sostegno specializzata in arti visive Pilotti e la docente di Diritto Luisa Ciarletta si occupano da un paio di anni del progetto per prevenire e rendere noto agli studenti del secondo anno la gravità della violenza di genere.  
Gli studenti seguiranno inizialmente un corso di 8 ore in orario curricolare tenuto da tre volontari e uno psicologo del "Centro per non subire violenza" e del "Centro White Dove(Centro per lo Sviluppo del Potenziale Umano). 
Successivamente le insegnanti svilupperanno ed approfondiranno i temi proposti in classe:
la docente di Inglese svolgerà alcune ore dedicate all'approfondimento della competenza comunicativa interculturale, legata alla conoscenza delle diversità nelle abitudini, nei sistemi di valori e di credenze; la professoressa di Lettere proporrà letture tratte da “Leggere Lolita a Teheran” di Azar Nafisi, “Ferite a morte” di Serena Dandini e “Dovremmo essere tutti femministi” di Chimamanda Ngozi Adichie; la docente di diritto proporrà un approfondimento sul tema della violenza di genere nei social. L'argomento è stato affrontato partendo dai pregiudizi e dagli stereotipi presenti nei nostri schemi mentali che potrebbero far scaturire in futuro comportamenti violenti o non tollerabili; promuove una riflessione per comprendere l’importanza del tema della violenza di genere con i suoi effetti sulla vita delle persone, sui contesti familiari e sociali.

Il Progetto prevede come obiettivo pratico la realizzazione di un video riassuntivo che parteciperà al concorso nazionale: Nuovi finali – le scuole contro la violenza sulle donne”  , in cui gli studenti della classe II D esprimeranno in modo creativo le informazioni apprese durante il percorso.
Gli studenti dovranno analizzare gli stereotipi di genere contenuti in opere letterarie e di animazione, fumetti, film, pubblicità, videogiochi e programmi televisivi. Successivamente dovranno mettere in scena la situazione approfondita e proporre la versione originale e una con un finale differente. 
L'insegnate Pilotti specializzata in arti visive si occuperà della regia e del montaggio del video che durerà al massimo 1 minuto. 
Il filmato sarà condiviso a fine anno scolastico con altre classi del Istituto in un apposito incontro in Auditorium.

L'obiettivo formativo è quello di sviluppare negli studenti abilità comunicative attraverso una presa di coscienza della diversità (di genere, culturale, di appartenenza religiosa, ecc).
Le classi quando sono venute a conoscenza del progetto "Libera...mente" sono risultati interessati e partecipi.

Inoltre, attualmente, alcuni studenti che hanno partecipato l'anno scorso al percorso, stanno seguendo un corso pomeridiano extracurriculare con lo scopo di formarsi per poi esporre ciò che hanno imparato nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, come esperienza di alternanza scuola-lavoro.


Roberta Spinetti  e Sara Dellepiane

Commenti

  1. Io personalmente penso che se vogliamo la parità dei generi tra uomo è donna, cosa che io supporto, il "femminicidio" di per se è una contraddizione. Mi spiego meglio, di fronte alla legge un uomo può essere accusato di femminicidio e ricevere una condanna superiore rispetto a una donna accusata dello stesso crimine cosa che si nota spesso sia in Italia che all'estero (si anche le donne posso commettere reati). Questo fatto è di per se è discriminante contro il sesso maschile cosa che noi non vogliamo giusto? Vogliamo tutti avere gli stessi diritti vero? Anche gli uomini, in certe situazioni, posso essere maltrattati e abusati, come mai non si parla mai anche di questo? Poi sinceramente i libri proposti sarebbero da paragonare a qualche sorta di manifesto che pubblicizza qualche idea estremista perché gli autori di tali testi vogliono trascinare il lettore in una direzione politica non informarlo dei fatti veri e propri. Forse farebbe a caso vostro leggere qualche libro più "moderato" riguardo ai contenuti altamente politicizzati (di sinistra) a meno che non vogliate leggere quello che volete sentirvi dire il che non sarebbe ideale.
    Mi sembra che al giorno d'oggi le "femministe" vogliono essere "migliori" degli uomini non "essere alla pari" come vogliono fare credere il resto del mondo.

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    1. Caro Anonimo, sinceramente non capisco il tono accusatorio e rivendicativo del tuo commento, rivolto contro un progetto che cerca di combattere la violenza e la discriminazione. Davvero non capisco. Ti chiedi perché si parla di violenza contro le donne e non contro gli uomini? Perché in italia una donna ogni 72 ore viene uccisa dal compagno o ex, non viceversa. Una strage che è la punta di un iceberg di violenza e che è alimentata dal sessismo. La violenza delle mogli c'è anche, ovviamente, ma non ha le stesse dimensioni statistiche. Lavorando contro gli stereotipi si promuove una cultura del rispetto dell'altro nella quale tutti, uomini e donne, possono vivere più sereni e più liberi. Davvero mi dispiace che tu ti senta parte offesa, e mi chiedo perché.
      Francesca Martino

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    2. Caro Anonimo,
      il femminicidio non è affatto una contraddizione, perché -come ti ha spiegato Francesca Martino- “in Italia una donna ogni 72 ore viene uccisa dal compagno o ex, non viceversa”. Cioè, a fare del femminicidio un problema reale e non una forma di propaganda politica è, prima di tutto, l’incidenza di quello specifico fenomeno. A questo s’aggiunge, in secondo luogo, la sua natura: il femminicidio non è una qualunque morte violenta di una donna, ma l’uccisione di una donna da parte di un fidanzato, di un compagno, di un marito (il più delle volte ex), che non accetta la rivendicazione di autonomia da parte di lei -cioè la sua soggettività-, ma vuole “perpetuarne la subordinazione e annientarne l’identità”. La sua origine è nella natura ancora patriarcale delle nostre società. Infatti, giustamente, il progetto agisce sulla sensibilizzazione e sulla scuola, perché non solo è necessario un intervento giuridico, ma bisogna anche agire culturalmente: il paese legale e quello reale devono imparare ad armonizzarsi. Come uomo, io non mi sento affatto discriminato dall’esistenza di una legge sul femminicidio: semmai mi sento leso nella mia dignità maschile da chi compie un femminicidio. Perché il problema, oltretutto, è anche far capire che c’è un altro modo di declinare la mascolinità, diverso da quello posto dalla cultura patriarcale.

      Quanto ai libri, “Leggere Lolita a Teheran” di Azar Nafisi, e “Dovremmo essere tutti femministi” di Chimamanda Ngozi Adichie sono ormai due classici della letteratura e della pubblicistica internazionale nell’ambito degli Studi di Genere (puoi controllare le biografie delle autrici su Internet), e lo stesso si può dire per “Ferite a morte” di Serena Dandini a livello nazionale. Consigli di leggere libri più “moderati”: e quali sarebbero, parlando di femminicidio? E poi, perché essere sempre “moderati”? Perché non essere, ogni tanto, radicali (non nel senso del partito) e schierati? Si può essere moderatamente in favore dei diritti delle donne, o moderatamente antirazzisti, o moderatamente in difesa dei diritti umani?

      Infine, le donne, in realtà, non vogliono esser considerate superiori agli uomini (credo che non ne abbiano bisogno), ma riconosciute nella loro differenza rispetto agli uomini: la parità non basta, perché spesso anche quella è concepita su una misura maschile. Ci sarebbe tanto altro da dire, ma per motivi di spazio mi fermo qui.
      P.S.: Io un nome ce l’ho: mi chiamo Fabio Contu. Sarebbe bello che ciascuno si sentisse libero di presentarsi…

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