Una società di perfetti invisibili

 

Che cos'è la perfezione? In questo periodo storico la "perfezione" è una parola troppo grande per una definizione sola, in fondo tutti vorremmo essere perfetti ma, detto sinceramente, vogliamo esserlo davvero per noi o soltanto per gli altri? Una definizione che sicuramente andrà sempre bene è "felicità", perché perfezione può significare aver raggiunto la felicità, uno stato di benessere.

L'essere umano quando nasce prova per la prima volta un mix di emozioni, ma fra tutte queste ce n'è una che sprecherà tutto il resto della vita per riprovarla il maggior numero possibile di volte: la felicità. Dal punto di vista spirituale è un'altra di quelle parole troppo complicate da spiegare, in fondo per ognuno questa parola significa qualcosa di diverso e io non sono nessuno per dettare legge su cos'è la felicità. Ma se provassimo a vedere la felicità da un altro punto di vista?  È un'emozione determinata soltanto da un insieme di serotonina rilasciata al momento giusto nel nostro corpo facendoci stare banalmente bene. Stessa cosa in fondo avviene con l'amore, e sinceramente Frah Quintale non aveva del tutto sbagliato quando in Love ya scrive: "Lo sai, ho letto che l'amore è una sensazione, soltanto dopamina in corpo, lo fa anche l'oppio". Perché se poi si pensa bene oppio, extasy, MDMA sono tutte droghe che stimolano gli ormoni della felicità.

L'uomo dovrebbe avere soltanto un compito nella vita, quello di essere felice e ha provato a trovare una scorciatoia pure su quel concetto. Vabbè, poi le droghe si sa che effetto danno, l'impressione iniziale è che tutto sia bellissimo, ma in realtà tanta chimica indotta dalle sostanze inibisce la produzione delle stesse da parte del corpo umano. Inoltre la dipendenza è certa. ma in realtà ti stai distruggendo, come se noi nella vita avessimo un certo limite di felicità al giorno che, se lo superiamo, in pochissimo tempo ci distrugge. Quello che prima era il nostro senso della vita dopo poco può diventare la nostra causa di morte. In fondo in questa società il concetto di dipendenza ci viene impiantato già da piccoli, soltanto che non ce ne siamo mai resi conto. Come la semplice importanza che diamo al giudizio altrui che spesso si trasforma in un bisogno radicato dentro di noi, che poco a poco ci fa sempre di più denigrare il nostro pensiero e dare come più importante il giudizio degli altri. Facciamo conto che io veda un paio di scarpe che mi piacciono, le compro e il giorno dopo le porto a far vedere ai miei amici, se a loro piacciono non c'è nessun problema, ho fatto una buona scelta e per i prossimi mesi quelle saranno le mie scarpe preferite; però, se quando le porto a far vedere ai miei amici, anche solo due di loro mi dicono semplicemente che non sono belle, dentro di me si installerà un piccolo dubbio che poco a poco crescerà sempre di più, fino a non farmi più mettere quelle scarpe. Perché sì sono carine, però in fondo non sono nulla di che. Questo può sembrare un piccolo esempio insignificante, ma sicuramente una situazione così è successa a tutti e anche se si ha l'opinione che una situazione del genere non cambi il tuo modo di pensare, rimane il fatto che chiunque al giorno d'oggi, soprattutto noi adolescenti, ha una dipendenza dal giudizio altrui e che in fondo tutti vogliamo mostrare il meglio di noi agli altri. Non ci rendiamo conto che così pian piano perdiamo sempre di più una parte di noi stessi, come se volessimo costantemente mostrare agli altri un'immensa bellezza dolorosamente perfetta che in fondo, se ci si pensa bene, è tutto tranne che "perfetta".

Quindi rimane sempre la stessa domanda: che cos'è la perfezione?.

"Noi, loro e gli altri. Potessi scegliere, scelgo centomila volte noi. Ma è un attimo che ti ritrovi in mezzo a loro o che finisci male come tutti gli altri". -Marracash, Noi, loro e gli altri

Luca Beri