Da Camogli in giro per il mondo
D.: Come mai ha scelto questa scuola?
R.: La mia famiglia era benestante, essendo famiglia di farmacisti papΓ scelse di mandarmi al Nautico perchΓ© era sempre stato un suo sogno, dato che mio nonno Γ¨ stato comandante. Nei miei imbarchi andai in Cile a fare molta esperienza, mio padre non ha potuto navigare perchΓ© mia mamma non voleva perderlo.
D.: Come Γ¨ stata la sua esperienza scolastica?
R.: Andavo bene ma persi un anno perchΓ© oltre alla scuola c’erano molte tentazioni. C'erano professori che ci facevano studiare molto e ci obbligavano a studiare tutto, mentre altri sapevano spiegare e ci capivano. A quei tempi, la nostra attrazione maggiore era il veglione che si svolgeva nella settimana del carnevale.
D.: Dopo il nautico proseguì con gli studi?
R.: Iniziai con l’alberghiero e feci lo statale perchΓ© valeva piΓΉ di un privato, ma facevo anche in privato 3 ore a settimana, ragioneria. A quei tempi c’era una legge per i privatisti che voleva che i dipendenti statali studiassero, quindi dava 25 giorni di vacanze pagate per studiare. Io mi presentai e venni confuso per un perditempo, ma spiegai al professore che ero uno studente e dimostrai la mia bravura.
C'era il servizio militare, io mi iscrissi all’universitΓ e diedi l’esame per non farmi chiamare.
D.: Ha avuto delle soddisfazioni quando ha iniziato a lavorare?
R.: La mia prima piΓΉ grande soddisfazione Γ¨ stato il mio primo stipendio perchΓ© non non dovetti piΓΉ chiedere soldi a casa.
D.: Finiti gli studi cosa fece?
R.: Finito il nautico mandai domanda a tutte le compagnie come allievo ufficiale di coperta, ma eliminai le petroliere. Mi chiamΓ² dopo poco una compagnia svizzera che partiva da Genova verso l’Africa Occidentale, feci una bella carriera e rientravo in porto una volta ogni mese e mezzo.
D.: Cosa trasportava la nave su cui lavorava?
R.: Portavamo acqua ai bianchi che lavoravano lì, poi tornavamo con carichi di caffè e arachidi, tronchi, rame. Con questa compagnia arrivai fino al secondo grado. Eravamo 11 di equipaggio, erano di una ignoranza incredibile, facevo le guardie col primo ufficiale. Avevo un marinaio al timone e nessuno poteva sentire la radio, difficilmente si poteva dialogare con questo marinaio anche perché il capitano ci avrebbe ripresi...nel mio piccolo dicevo che non era giusta la distinzione fra vitti per grado e professione, la stanza, il cibo e la paga erano differenti per grado.
D.: Ha proseguito sempre imbarcato sulla stessa nave?
R.: No, iniziai a lavorare in una nave di lusso dove era decisamente tutto differente, il menΓΉ era scritto in francese. Nella mia vita portai tanti emigranti italiani che se potessi dire la mia sulle storie che si sentono oggi sugli emigrati mi verrebbe voglia di ricordare che gli italiani anche loro sono stati emigranti.
D.: Quando viaggiava in che luoghi si recava e che cosa trasportava?
R.: Nei miei viaggi per Brasile, Uruguay, Cile e Venezuela, all’andata portavo italiani e al ritorno riportavo le persone che andavano a trovare i cari.
D.: Sulle navi lavoravano anche donne o erano solo uomini?
R.: Donne ce n'erano solo sulle navi passeggeri e si occupavano per lo piΓΉ della lavanderia, e della sala e le professioni delle donne erano cameriere, lavandaie, stiratrici, qualche infermiera e bambinaia.
D.: Ha continuato sulle rinfusiere o Γ¨ passato ad un altro tipo di nave?
R.: Mi chiamarono da Costa un anno e mi diedero la possibilitΓ di partire da allievo. Passai ad un altro mondo rispetto a quello delle rinfusiere e dei vari carichi. Questa nave aveva 3 classi.
D.: Che differenza c'era fra le classi ?
R.: Il livello della bassa forza era abbastanza ignorante, ad esempio, un ragazzo si chiamava di cognome Romano, portava la posta e pensava che sua moglie dovesse fare di cognome Romana perchΓ© femmina, invece nella classe piΓΉ alta erano molto piΓΉ acculturati.
D.: Si svolgeva qualche evento speciale a bordo?
R.: Facevamo la festa dell’equatore che durava 3 giorni, noi ci assicuravamo che tutto fosse organizzato. Un passeggero mi chiese di fare il Nettuno, facevamo le esercitazioni, i preparativi, le orchestrine e i pranzi di gala.
D.: Ha visitato molti paesi negli anni in cui ha navigato?
R.: Ho fatto 7 giri del mondo. L’Oceano Indiano coi suoi monsoni era la fine del mondo, se andavamo per ortodromia ci buttavamo molto piΓΉ a sud ci dirigevamo a sud del Sudafrica, all'Australia e impiegavamo 8 giorni. Per lossodromia invece ci mettevamo 8h in piΓΉ. I lupi di mare partivano facendo una via di mezzo fra queste due.
D.: Portavate sempre solo migranti?
R.: Finito il periodo di trasporto migranti iniziΓ² il periodo delle crociere ed era il 70’, io ero in Brasile, i passeggeri erano tutti brasiliani verso Manaus.
D.: Le mancava qualcosa quando era imbarcato?
R.: Mi mancava molto il giornale, c'era un giornale dell'Ansa telegrafico e penoso.
D.: A che grado Γ¨ arrivato nella sua carriera?
R.: Sono arrivato a secondo ufficiale, poi mi si mostrΓ² la possibilitΓ di diventare commissario.
D.: Ha mai pensato di mollare tutto?
R.: Ho avuto molte discussioni quando ero secondo commissario. Dal punto di vista finanziario sono stato molto bene, mi sono arricchito anche culturalmente e socialmente.
D.: Quale consiglio darebbe ai ragazzi che stanno frequentando quest'istituto?
R.: Come consiglio ai ragazzi direi che ogni indirizzo dà sbocco lavorativo e di non appoggiarsi alla famiglia bensì di diventare indipendenti!
Abbiamo trovato l’intervista molto interessante e di grande ispirazione per le scelte che dovremo fare in futuro, anche come primo approccio alla vita lavorativa.
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