Tagliando la scuola si taglia il futuro del Paese

MartedΓ¬ 5 gennaio 2020, a pochi giorni dall’ancora incerto rientro in classe che sta tenendo con il fiato sospeso milioni di studenti, famiglie e docenti di tutta Italia, il network di comunitΓ  “Goodmorning Genova” attraverso un’intervista in diretta, con la conduzione della giornalista Rosangela Urso, ha dato la parola a coloro che ancora tra tutti non avevano parlato, i diretti interessati, noi studenti.
Come rappresentante del nostro Istituto e del Convitto Nazionale "C. Colombo" di Genova non ho potuto fare a meno di accogliere con entusiasmo ed interesse l'invito a questa intervista, esattamente come lo hanno fatto i rappresentanti Amanda Pederzolli del Liceo Classico "C. Colombo", Martina Grossi del Liceo Scientifico "G. D. Cassini, Eleonora Cocchi del Conservatorio "NiccolΓ² Paganini" ed i docenti Fabrizio Gelli e Matteo Boasi.




Nel corso della diretta, le questioni affrontate sono state molteplici: le emozioni durante i primi mesi di lockdown, la condizione psicologica per la mancanza di spazi o il continuo star sui libri senza mai uscire dalle mura di casa, l’insufficiente capienza dei mezzi pubblici al rientro e il quasi solo ed esclusivo interesse da parte del ministero per i Licei, tralasciando gli istituti tecnici e professionali con orari o modalitΓ  di lezione improponibili. Numerosi sono stati i commenti degli spettatori, studenti o docenti, che seguivano con interesse le nostre dichiarazioni.
Fin dai primi giorni dello scoppio di questa pandemia, il nostro Nautico si Γ¨ attivato, il corpo docenti ancor prima delle direttive ministeriali.
I nostri professori - possiamo dirlo? diciamolo - sono stati eccezionali facendo di tutto per non farci mancare le lezioni, ricordo ancora quando acquistarono di tasca loro tavolette grafiche o webcam per consentire di svolgere al meglio le lezioni a distanza.
Nei mesi successivi la situazione ha iniziato poi a pesare psicologicamente, ad appesantirsi, e come ben sapete involontariamente c’era chi si scoraggiava ed abbandonava l’impresa o chi si ritrovava a passare tutto il giorno sui libri. 
A partire dal rientro di settembre invece, il nostro Istituto ha fatto il possibile per garantirci la presenza per i laboratori, venendo incontro alle nostre esigenze e alle difficoltΓ  dei singoli. Sembra che perΓ² siano molte le difficoltΓ  che i nuovi “sportelli di recupero facoltativi” stanno iniziando a portare ad alcune classi, c’Γ¨ chi dopo 6 ore di lezione ed una breve pausa pranzo si ritrova a rifar nuovamente lezione fino al tardo pomeriggio, ritrovandosi cosΓ¬ in una situazione organizzativa e mentale simile a quella dei primi mesi di lockdown. Tutto ciΓ² per recuperare le ore che a fine anno altrimenti andrebbero perse, vista l’impossibilitΓ  di effettuare uscite didattiche e la nuova rimodulazione oraria. Non oso immaginare cosa succederebbe se si dovesse rientrare, seguendo i nuovi orari e in aggiunta questa nuova modalitΓ .
Abbiamo anche rilevato come in Italia non sia mai stato stipulato un vero e proprio piano per la scuola fin dall’inizio di questa emergenza; i risultati nel corso di questi mesi si sono visti, ma cosa ci saremmo potuti aspettare? Il piano pandemico nazionale non Γ¨ mai stato aggiornato dal 2006 all’inizio di questa pandemia, figuriamoci un piano d’emergenza scolastico.
Senza considerare il fatto che volerci far tornare in classe ora, con un numero di contagi 10 volte superiore rispetto a quello di settembre e con una nuova variante del virus che probabilmente Γ¨ ben piΓΉ che in circolazione, sembra quantomeno azzardato.
Γ‰ stato stabilito che gli studenti sotto i 14 anni influiscono in maniera minore sulla capacitΓ  di contagio, mentre coloro che hanno dai 14 anni in sΓΉ hanno uguali se non addirittura superiori capacitΓ  di contagio di un adulto che per esempio va e torna dal lavoro con un proprio mezzo, mentre noi studenti prendiamo piΓΉ mezzi e stazioniamo per piΓΉ ore chiusi in una sola stanza, ciΓ² aumenta fortemente il rischio di coltura di un qualsiasi virus. 
Ora sembra si voglia riaprire e far rientrare in classe gli studenti ad ogni costo, quando in questi mesi il problema trasporti e l’eventuale costruzione di strutture provvisorie sembra non stato minimamente affrontato. Ma cosa Γ¨ stato fatto fino ad ora oltre che abbattere qualche muro per ampliare le aule, acquistare gel, mascherine, e 2,4 milioni di banchi a rotelle? Nulla.
Gli universitari hanno pagato rette e tasse universitarie, hanno pagato salati affitti in altre cittΓ  per mesi con la speranza di tornare in aula da un giorno all’altro, senza che nessuno li nominasse mai e senza ricevere nessun tipo di rimborso.
Walter Ricciardi, consulente del Ministero della Salute, in un intervista a SkyTg24 ha dichiarato che la sua impressione Γ¨ che entro due settimane avremo un aumento del contagio non banale e che nemmeno queste misure basteranno a salvarci dalla terza ondata che, secondo i grafici messi a disposizione dal Sole 24 Ore, sembra essere giΓ  in fase di avvio.
Siamo cosΓ¬ giunti alla conclusione che a livello ministeriale sembra vivano un’altra realtΓ . Basterebbe ascoltare chi la scuola la vive veramente dall’interno, senza mandare fogli, protocolli e regolamenti che sono inadatti, inefficaci se non ridicoli mettendo solamente cosΓ¬ in difficoltΓ  studenti, docenti e famiglie.
L’istruzione e la sanitΓ  in un paese civile e democratico dovrebbero essere l’ultima risorsa ad essere tagliata, mentre in Italia per decenni Γ¨ stata la prima ed ora ne stiamo pagando le conseguenze in termini di vite, socialitΓ  ed economia.

Tagliando la scuola si taglia il nostro futuro e quello del Paese.


Manuel Andreoli

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