80° della Liberazione: alcune riflessioni sulla Resistenza

Riceviamo e volentieri pubblichiamo alcuni lavori che le e gli studenti delle classi 2F e 4LGB hanno svolto sulla resistenza e in particolare sulla figura di Aldo Gastaldi, Bisagno.

Alla classe, in seguito alla visione del filmato che trovate qui, รจ stato proposto questo lavoro di Educazione Civica: scrivi un articolo di giornale che contenga: titolo, i fatti (descrivi di cosa parla il video) compresi alcuni dettagli, alcune riflessioni (prova a immedesimarti nel comandante Bisagno che dalla montagna scrive alla mamma. e tu cosa avresti provato lassรน?).

Ringraziamo la prof. Francesca Fabbri per la collaborazione.

Questo articolo racconta la storia di Aldo Gastaldi, conosciuto da tutti come “Bisagno”, un giovane genovese che durante la seconda guerra mondiale divenne uno dei piรน importanti comandanti partigiani in Liguria. Nato il 17 settembre 1921 a Genova, nel quartiere di Granarolo, fu educato con alti valori morali e religiosi che lo spinsero a fare molte scelte nella sua vita, come lottare contro l’occupazione nazifascista. Nel 1941 iniziรฒ il servizio militare ma l’otto settembre 1943, quando l’Italia si arrese ai tedeschi, lui decise di disobbedire e non consegnare le armi e convinse i suoi compagni a unirsi alla resistenza. Fondรฒ cosรฌ la “Banda Chichero”, uno dei primi gruppi di partigiani liguri frutto dell'unione di diverse brigate, come quelle guidate da Scrivia e Croce, che divenne la “divisione Chichero”. Condivisero molte battaglie insieme e le montagne della Liguria diventarono il luogo della loro lotta per la libertร . Tra quelle montagne sono state raccolte molte testimonianze di persone che conobbero Bisagno di persona, perfino il ricordo di un anziano dei tempi in cui era un bambino. Lo descrissero come una persona semplice, coraggiosa e onesta che non cercava il potere ma solo giustizia, rifiutando gli spargimenti di sangue e proteggendo i civili. Nel maggio 1945, dopo la fine della guerra, Aldo ebbe una morte che descriveva un po’ la persona valorosa e altruista di cui abbiamo parlato. Infatti morรฌ a 23 anni in un incidente stradale mentre accompagnava a casa degli ex soldati alpini.

รˆ difficile fare una riflessione, non trovo bene le parole per descrivere cosa avrร  provato lontano dalle persone che amava. Io avrei provato due sentimenti contrastanti. La paura di non riuscire mai piรน a vedere le persone che amo e quella di fallire e non riuscire ad ottenere la libertร , di non riuscire a proteggere tutti i partigiani come me e moltissime altre paure che mi avrebbero offuscato la mente in quelle notti fredde e in solitudine sulla montagna. Allo stesso tempo perรฒ avrei avuto un senso di scopo fortissimo, come quello che ebbe Aldo Gastaldi, avrei pensato che dovevo riuscire a liberare i cittadini dall’occupazione nazifascista al costo della mia vita. Questa รจ una delle lettere che immagino abbia scritto Bisagno a sua mamma Maria Lunetti:

Cara Mamma,
Sono in montagna con i miei compagni, siamo stanchi e abbiamo freddo ma dobbiamo tenere duro per la libertร  dell’Italia. Abbiamo scelto di non arrenderci e di non consegnare le armi. Penso molto spesso a te, a casa e questo mi spinge ancora di piรน a combattere perchรฉ sogno un futuro migliore in cui io possa stare con te senza piรน vivere nella paura e dove ci sia giustizia. Non so se tornerรฒ a casa, ma voglio che tu sia fiera di me per quello che sto facendo. Se un giorno ci vedremo arriverรฒ con un gran sorriso in una faccia soddisfatta ,ti guarderรฒ negli occhi e ti dirรฒ che ne รจ valsa la pena.
Ti voglio bene.                                  Aldo

Asia Barrara

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Maggio 1945
Io e la mia famiglia abitavamo sui monti di Genova, per la precisione sul Monte Gazzo. Stavamo in una piccola dimora vicino a un bosco. All’epoca avevo 16 anni, mentre mia sorella ne aveva soltanto 7. In casa eravamo in tre; io, la mamma e mia sorella. Papร  era un partigiano. La casa era su due piani, al piano terra c’era la cucina, il salotto, e il bagno, mentre al piano di sopra c’era un’unica stanza da letto con quattro letti, ma quello di papร  restava sempre vuoto. Inoltre c'era una piccola cabina armadio dove tenevamo i vestiti e delle provviste. Al di fuori dell’abitazione c’era un piccolo orticello e una cascina dove tenevamo gli attrezzi da lavoro di papร . Al suo interno perรฒ c’era una botola nascosta sotto il tavolo da lavoro, che portava giรน, in un sotterraneo sotto la casa. Serviva come riparo in caso di invasione da parte dei tedeschi. L’avevano costruito mio nonno con l’aiuto di mio zio e di mio padre. Una mattina ci svegliammo con il rumore delle raffiche delle mitragliatrici e i botti delle granate che foravano i timpani, provenienti da fondo valle; stavano arrivando i tedeschi. Ci vestimmo in fretta e corremmo fuori in giardino, verso la cascina. Entrammo e scendemmo la scala a pioli che portava nel bunker, chiudendoci alle spalle la porta della casetta e la botola di legno. Di sotto c'erano dei materassi dove dormire, una piccola cucina e un secchio dove fare i bisogni. Dopo molte ore che stavamo chiusi lรฌ dentro, sentimmo dei rumori provenienti dall’esterno e dalla casa principale. I tedeschi erano arrivati e avevano buttato tutto all’aria, ci avevano distrutto casa per cercarci, ma non trovarono nessuno. Restava solo un posto dove controllare; la cascina degli attrezzi. Sentimmo dei forti colpi e la porta che si spaccava.
Uno di loro entrรฒ e disse: “Hier ist niemand”, [Qui non c'รจ nessuno], e lo sentimmo uscire.
Eravamo salvi...

Tommaso Rocco

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Ciao, mi chiamo Melissa, ho 17 anni. รˆ il 1944. Prima della guerra la mia vita era semplice, come le vostre, ero felice, passavo i pomeriggi con le mie amiche a parlare di sogni e del nostro futuro, uscivo a guardare i tramonti e correvo insieme ai miei compagni al campetto perchรฉ mi divertiva correre spensierata...poi ho dovuto farlo per salvarmi.
Stavo aiutando la mamma a fare una torta quando alla porta ha bussato un gruppo di soldati, erano dell’esercito fascista. Presero mio fratello Giacomo, 18 anni appena compiuti. Vi chiederete perchรฉ? Beh, purtroppo non aveva rubato del pane o fatto del male a qualcuno ma si era rifiutato di arruolarsi, ho visto mio fratello preso per i polsi come se fosse carne da macello, solo per aver detto no su un pezzo di carta. Ho capito che dovevo farmi forza e tirare fuori il mio coraggio.
Mi sono unita alla Resistenza, ero comunque una ragazza, perciรฒ potete capire le frasi insensate per farmi sentire sbagliata e fuori posto.
Beh, voi cosa vi aspettate? Anche voi, nel 2025, vi demoralizzate per un commento misogino perchรฉ siete donne e ragazze. Eppure in 80 anni si potevano cambiare tante cose, perรฒ, grazie a quelle prima di voi almeno ora potete andare a scuola e dimostrare di valere qualcosa in politica.
Tornando a noi, come avevo detto mi piaceva correre, ho dovuto correre molto. Ero una staffetta e vado fiera di poterlo dire… Portavo i messaggi nascosti nei vestiti, mentre Gino, un uomo molto famoso, un ciclista, trasportava i documenti falsi per salvare alcuni ebrei. Ma aspettate io curavo anche i feriti, una volta ho ricucito la gamba a un ragazzino, era molto carino. Si chiamava Simone, ma purtroppo non ce l’ha fatta. Durante la notte ha perso i sensi e non sono riuscita a salvarlo.
Io da donna salvavo gli uomini ora invece gli uomini, ci ammazzano per un no.
E gli anni passano, ma la libertร  sembra di non averla mai tra le nostre mani. Continuano a essere gli altri a decidere per noi, arrivando perfino a voler essere loro a togliervi l’ultimo respiro.
Ho anch’io paura. Ho visto la morte piรน volte da vicino. Perรฒ non c’รจ stato solo male: ho conosciuto una famiglia che mi ha accolta, partigiani e partigiane che, come me, avevano deciso di lottare. Sognavamo un’Italia libera, senza odio nรฉ violenza. Abbiamo lottato ma non abbastanza.
Studiamo la storia per non ripetere gli stessi errori, eppure stiamo tornando indietro. Le macchine dovevano volare, ma qui le uniche a toccare le stelle sono le anime delle ragazze e ragazzi, donne e uomini, e chi piรน ne ha piรน ne metta. Gli uomini prendono di nuovo potere per prevalere sulla donna. Imparate dalle parole di Benigni, “Nate dal fianco per essere uguali”. No, non vogliamo il potere, ma vorrei non dover sentire un giorno che mia figlia รจ morta per aver cercato di lottare per la sua libertร , o vedere mia madre a terra dopo la notizia della mia scomparsa.
Torniamo a volere tutti un’Italia unita, che ripudia la guerra e la violenza.
รˆ il 25 aprile. รˆ finito tutto. Festeggiamo per aver liberato l’Italia dal nazifascismo.
Sono Melissa, ho 16 anni. รˆ il 2025. Ho paura, non dei fascisti ma degli uomini. Ho paura di non essere in grado di dire no o di non urlare abbastanza per farmi sentire da qualcuno.
Festeggiamo tutte le feste del Mondo.
25 aprile: Liberazione (1945); 27 gennaio: Memoria per le vittime dell’olocausto (1945); 8 marzo: festa della donna; 21 marzo: Vittime innocenti della mafia.
Io non voglio festeggiare festivitร  in onore di persone, figli, madri, padri morti per la loro libertร  quando ogni settimana ne muoiono di nuovi e ne moriranno altri. Possiamo cambiare qualcosa, ma stavolta per davvero. Partendo da subito dalle scuole, impariamo che un No รจ un No e che un abbraccio se non lo vogliamo vuol dire che non mi puoi toccare. So di non poter cambiare il mondo ma vorrei che nessuno ponesse fine al mio.

Melissa Hohlov

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