Navigando in un mare di ricordi

CosΓ¬ Γ¨ iniziata la nostra intervista... dal codice morse! “Questo metodo di comunicazione Γ¨ stato inventato nel 1836 e venne realizzato dal tecnico Alfred Vail”, ci racconta il Com.te Pier Carlo Rota, un ex capitano di lungo corso con grandi baffi candidi. “Diversamente da quello che si pensa sono esistiti due diversi tipi di apparecchiature per trasmettere in codice morse: il codice morse tradizionale (a movimento verticale) ed il codice morse a movimento orizzontale. Il secondo permetteva di salvare i polsi doloranti dei marconisti, ma ha avuto poca fortuna”, conclude Rota.
Inizia cosΓ¬, nella sede dell’Associazione ex Allievi e Insegnanti del Nautico San Giorgio, di fronte alla sede in Darsena, la nostra lunga chiacchierata sul Nautico “come era”.

Allievi di oggi e di ieri. Da sinistra: Samuele StaglianΓ², Francesco Boero, Michele Giorgianni, Valerio Percivale, Matteo Caramaschi, Pier Carlo Rota
Materie di ieri e di oggi
A raccontarci dei “vecchi tempi” sono due soci, l’Ing. Francesco Boero e il Com.te Pier Carlo Rota, diplomati negli anni ‘60, rispettivamente in macchine e in coperta. Ci raccontano delle materie che ormai non esistono piΓΉ, ma che tuttavia erano molto interessanti per i ragazzi del biennio: Arti Marinaresche e Attrezzature & Manovra. Con la materia di Arti marinaresche si studiavano i nodi, la voga, lo sci ed i vari modi di comunicare tra navi (quindi con le bandiere e le luci).
Con la materia di Attrezzatura e manovre, spiegata dal prof. Zito - ricordano - si imparavano tutte le parti della nave in maniera molto minuziosa, le costruzioni delle varie tipologie di barca in legno e in ferro, soprattutto la barca a vela per passione del professore anche se purtroppo non hanno mai avuto l’occasione di salirvi.
La carretta: il giornale dell'Associazione ex Nautico. L'Associazione pubblica anche libri, tra cui quello a cui ci siamo ispirati per il titolo: "Navigando sul mare dei ricordi", ricchissimo di aneddoti di scuola e di vita in mare
La scuola era decisamente dura, soprattutto all’inizio: “A fine anno le classi prime venivano completamente “sterminate” - racconta Boero - in questo modo si formarono delle classi con pochissimi ragazzi, tant'Γ¨ che nel nostro caso solamente 8 alunni su 24 si sono salvati”.
I due ex allievi ricordano poi con molto affetto i loro insegnanti. Si ricordano mille particolari delle loro lezioni, dall’ing. Grasso che incuteva talmente paura che non volava una mosca, al fatto che un otto era il voto piΓΉ alto e difficile da raggiungere, di piΓΉ non si poteva prendere.
Ma c’era un equivalente della nostra Alternanza Scuola lavoro? E del viaggio di istruzione? “No, assolutamente, niente del genere - racconta Rota - in estate gli alunni potevano essere chiamati per un imbarco dalle varie aziende, se non erano stati rimandati o almeno non “troppo”. “Ad esempio - aggiunge Boero - a me Γ¨ capitato di essere stato chiamato 15 giorni dopo aver finito la scuola ad andare ad imbarcarmi un anno ai Caraibi, ma i miei genitori erano titubanti e volevano continuassi gli studi, cosΓ¬ dovetti rinunciare.
La sede principale era situata in Piazza Palermo e vi erano gli indirizzi di Navigazione, Macchine e Costruzione (Logistica ed Aeronautica non esistevano ancora). Oggigiorno la sede di Piazza Palermo Γ¨ occupata dalla scuola media dell’Istituto Comprensivo Foce e il Nautico si Γ¨ trasferito in Darsena. Il Nautico di Camogli era una scuola separata, il “Colombo”.
I professori avevano un modo di insegnare molto duro, utilizzavano metodi severi e “all’antica”, ma quando ci si avvicinava alla fine della scuola diventavano piΓΉ dolci concedendo interrogazioni programmate ogni tanto.
La persona che incuteva paura dando ordine e disciplina alla scuola era lo Zio Willy, ovvero il preside! Lo Zio Willy, all’anagrafe Gugliemo Levi, non era solo un normale preside, era un vero mito. Ha diretto il San Giorgio dal 1945 al 1969, e ha avuto una storia unica e difficile per il fatto di essere ebreo. Dal 1943 al 1945 aveva infatti fatto perdere le sue tracce. “Lo zio Willy menava, eh! prendeva per i capelli anche se era piccoletto ci faceva filare tutti… quando cantavamo il nostro inno era veramente orgoglioso di noi”, ricordano ancora.

Un momento di matte risate quando abbiamo letto il "diploma" che l'Associazione consegna a chi ha compiuto i 50 anni dal Diploma al Nautico
Gli allievi com’erano: studiare si, ma non solo
Ai tempi quando la sede era ancora situata in Piazza Palermo vi erano un sacco di occasioni e momenti di puro divertimento, ma non solo... Ad esempio c’era una fortissima rivalitΓ  tra le varie scuole tanto da farsi “scherzi” che di divertente avevano veramente poco!
L’esempio piΓΉ lampante Γ¨ stato l’episodio avvenuto tra il Nautico e il Liceo Classico D’Oria: una notte di ottobre un gruppo di liceali era andato di soppiatto davanti all’ingresso della scuola rivale a dipingerle interamente il portone di colore blu, gesto che non passΓ² inosservato agli occhi dei ragazzi del Nautico, che per vendicarsi andarono la notte successiva a staccare lo stemma rappresentante il D’Oria e a manomettergli completamente il citofono per poi entrare il giorno successivo a scuola con l’ambito “trofeo”. E questo Γ¨ solo uno degli innumerevoli dispetti che a quei tempi le scuole erano solite farsi.
Tuttavia gli scherzi non si facevano solo tra le scuole, ma molto spesso essi venivano fatti anche all’interno dell’istituto tra i ragazzi; come la consueta cerimonia definita dai ragazzi “l’esca” che i ragazzi di prima erano obbligati a subire dalle classi piΓΉ grandi. Solitamente il ragazzo veniva attirato in un posto predefinito ed era costretto a ritmo di musica a spogliarsi e a volte, come se non fosse giΓ  abbastanza, gli venivano nascosti i vestiti. “Una volta abbiamo proprio esagerato - racconta Rota - un ragazzo, dopo essersi spogliato, si Γ¨ visto su un tram i suoi pantaloni e su un altro tram che andava nella direzione completamente opposta la sua maglietta... un’esperienza che non auguriamo a nessuno, normalmente finivano in cima all’albero e bastava tirarli giΓΉ”.
Una cosa che ci ha colpito particolarmente Γ¨ il fatto che ogni persona che facesse parte del Nautico veniva chiamata con il suo personale soprannome; chiunque dal primino al ragazzo di quinta, dal preside al docente di religione senza tralasciare i bidelli e tutte quelle persone che vi lavoravano all’interno. Quindi scopriamo che stiamo parlando non con l’ing. Boero e con il com.te Rota ma con Bauer e Coppetta!
Tutto questo era legato a un fortissimo spirito di corpo, che legava quei ragazzi al Nautico e ai loro professori, ma soprattutto all’amore che provavano per il mare e il desiderio di scoprire sempre qualcosa di nuovo. Non tutte le scuole potevano vantarsi di avere una solidarietΓ  cosΓ¬ grande, e non tutte potevano vantarsi di avere un vero e proprio INNO: esattamente, il Nautico aveva un inno, come quello che ogni stato ha e del quale va tanto fiero, un inno che quando lo senti ti assalgono i ricordi e ti fai trasportare dalle emozioni. “Ogni volta che, in giro per il mondo, incontravo un equipaggio italiano, subito ci si cercava, e se trovavo qualche ex allievo del San Giorgio non perdevamo l’occasione di raccontarci gli ultimi aggiornamenti. E ogni volta, ogni volta che tornavamo a Genova si faceva un salto a scuola a salutare”, racconta Rota, quasi commosso al ricordo.
Sicuramente era un fattore di orgoglio per la nostra scuola e lo Γ¨ ancora tuttora.

Samuele StaglianΓ² e Valerio Percivale

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