I misteri degli abissi
Se dopo la scoperta dell'America pensate di sapere ormai tutto del nostro pianeta; VI SBAGLIATE DI GROSSO!
C'Γ¨ una grandissima parte del nostro pianeta della quale non sappiamo niente.
Infatti solo il cinque per cento dei fondali marini Γ¨ stato mappato topograficamente, il che significa che il 65% dell'intero pianeta (senza contare le masse continentali) resta relativamente sconosciuto. E siccome la Terra Γ¨ formata dal 71% di acqua, vuol dire che quasi metΓ del nostro pianeta Γ¨ sconosciuto o meglio non sappiamo cosa ci sia sotto.
Eppure, dagli albori dell'esplorazione spaziale, la NASA Γ¨ riuscita a mappare persino Marte, che dista oltre 220 milioni di km da noi.
Ma allora perchΓ© non si fa nulla?
Non è così semplice come si pensa; infatti ci sono molti fattori di cui tener conto.
Ad esempio la temperatura, infatti in moltissimi abissi i raggi solari non riescono a raggiungere il fondale creando così un vero a proprio buco nero
Un altro fattore è sicuramente la pressione: la prima volta che hanno provato ad esplorare la Fossa delle Marianne (che è il punto più profondo in assoluto ovvero 10.994 metri) hanno rilevato una profondità di 8000 metri poiché la pressione era così elevata da rompere i sensori di profondità .
Solo nel 1968 con l'invenzione del batiscafo si iniziΓ² a capire un po' di piΓΉ questo mondo.
Infine un'altra causa per il quale non si fanno queste esplorazione Γ¨ che non si sa cosa ci sia effettivamente. Potrebbero esserci animali ostili come il famigerato calamaro gigante o lo squalo folletto che sono estremamente pericolosi o ancora il pesce lanterna che Γ¨ un esemplare di pesce che per attirare le piccole prede utilizza una luce posta sulla sua fronte.
Per ora, ad ogni modo, l'eventualitΓ che l'esplorazione degli oceani diventi una prioritΓ resta oscura tanto quanto quegli stessi abissi marini.
Valerio Percivale
C'Γ¨ una grandissima parte del nostro pianeta della quale non sappiamo niente.
Infatti solo il cinque per cento dei fondali marini Γ¨ stato mappato topograficamente, il che significa che il 65% dell'intero pianeta (senza contare le masse continentali) resta relativamente sconosciuto. E siccome la Terra Γ¨ formata dal 71% di acqua, vuol dire che quasi metΓ del nostro pianeta Γ¨ sconosciuto o meglio non sappiamo cosa ci sia sotto.
Eppure, dagli albori dell'esplorazione spaziale, la NASA Γ¨ riuscita a mappare persino Marte, che dista oltre 220 milioni di km da noi.
Ma allora perchΓ© non si fa nulla?
Non è così semplice come si pensa; infatti ci sono molti fattori di cui tener conto.
Ad esempio la temperatura, infatti in moltissimi abissi i raggi solari non riescono a raggiungere il fondale creando così un vero a proprio buco nero
Un altro fattore è sicuramente la pressione: la prima volta che hanno provato ad esplorare la Fossa delle Marianne (che è il punto più profondo in assoluto ovvero 10.994 metri) hanno rilevato una profondità di 8000 metri poiché la pressione era così elevata da rompere i sensori di profondità .
Solo nel 1968 con l'invenzione del batiscafo si iniziΓ² a capire un po' di piΓΉ questo mondo.
Infine un'altra causa per il quale non si fanno queste esplorazione Γ¨ che non si sa cosa ci sia effettivamente. Potrebbero esserci animali ostili come il famigerato calamaro gigante o lo squalo folletto che sono estremamente pericolosi o ancora il pesce lanterna che Γ¨ un esemplare di pesce che per attirare le piccole prede utilizza una luce posta sulla sua fronte.
Per ora, ad ogni modo, l'eventualitΓ che l'esplorazione degli oceani diventi una prioritΓ resta oscura tanto quanto quegli stessi abissi marini.
Valerio Percivale
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